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SIBARI (CS) – «Abbiamo bisogno di altri mezzi. C’è la necessità che ci siano degli interventi immediati di altre autorità. Vorremmo che altri si unissero, con mezzi efficienti, per farci uscire da questo empasse». E’ l’ulteriore grido di aiuto lanciato ieri da Silvana Luppino, responsabile dei siti archeologici sibariti. Una richiesta affidata alla stampa mentre si è in attesa che arrivi la delegazione parlamentare del Partito democratico guidata da Marco Minniti. E’ mezzogiorno. Diluvia. Una pioggia che non aiuta, proprio per niente, l’uscita dall’emergenza in cui si trova, ormai da una settimana, l’area archeologica di Sibari, allagata dall’esondazione del fiume Crati che in quei luoghi venerdì scorso ha rotto gli argini. Una situazione emergenziale che è stata, finora, quantomeno sottovalutata, le cui conseguenze potrebbero essere di portata incalcolabile. «Noi, praticamente, – dice Silvana Luppino – abbiamo avuto, da venerdì mattina, l’aiuto continuo, costante ininterrotto del Consorzio di Bonifica con due idrovore e di un’altra, più potente, idrovora del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco. A questi mezzi si è aggiunto, nei giorni scorsi, un’altra idrovora della Coldiretti regionale». 

«Questa mattina, purtroppo, è stata ritirata l’idrovora dei Vigili del Fuoco perché sembra che non abbiamo più la possibilità di rimanere sul posto con continuità. Noi, comunque, dobbiamo ringraziarli per la abnegazione».
«E’ vero che l’acqua è scesa di livello, ma è vero che esistono problemi che aggravano, comunque, la situazione, anzitutto le piogge continue, da circa 24 ore sta piovendo. Inoltre la circostanza che noi abbiamo l’impianto drenante, di proprietà dello Stato, che è sommerso dall’acqua. Questo significa che la falda, che tiene asciutti gli scavi tutto l’anno, risale tranquillamente. Se qualcuno non ci aiuta a tirarle fuori facendo abbassare il livello dell’acqua, tra cinque o sei giorni saremmo ancora a questo livello». Silvana Luppino non riesce a comprendere il ruolo della protezione civile regionale che, «pur essendo intervenuta, non ha installato idrovore adeguate. Ha dato solo un aiuto per pulire i locali del posto di guardia, che erano completamente allagati. Io vorrei sapere – conclude l’archeologa Luppino – se il compito della protezione civile è solo questo in una regione che è afflitta da frane, alluvioni, terremoti e disastri di tutti i generi». 
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