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POTENZA – Una giornata durissima per gli operai della Siderpotenza. Otto lunghissime ore di attesa, se si conta la partenza del corteo e poi il presidio in piazza davanti la prefettura di Potenza, per rivendicare il diritto al lavoro.

Eppure le cose sono ancora da vedere. Come si è detto nel report finale subito dopo l’incontro «la vertenza inizia oggi». E partiamo proprio dalla fine dell’incontro tra azienda, consiglio di fabbrica, Regione (era presente l’assessore Liberali), Provincia, e Comune (c’era il sindaco e anche il consigliere Iudicello) e ovviamente il prefetto Rosa Cicala. All’uscita dalla sala riunione gli animi sono cupi: Liberali rilascia una dichiarazione striminzita, De Luca Passa avanti, Iudicello preferisce «far parlare i sindacati». Nessuno sa come svincolarsi da quello che può essere considerato un mezzo  buco nell’acqua. A rappresentare l’azienda c’erano Filippo Pighin, responsabile risorse umane e rapporti sindacali e l’avvocato nominato dal gruppo Pittini nel seguire la questione. È ovvio che in una situazione dove i massimi dirigenti dell’azienda si trovano indagati la mediazione dell’avvocato è stata importante. Ma questa “limitazione” ha creato non poche frizioni, stando a quanto raccontano i sindacati.

Dunque c’è tutto da fare ma si parte da un punto di partenza strategico. la procura ha già detto sì al piano presentato dalla Pittini sull’installazione delle porte mobili, ma bisogna restare in attesa fino alla definitiva rimozione dei sigilli ai cancelli. Ma per costruire le porte mobili c’è bisogno di fare controlli e analisi, per questo nei prossimi giorni si organizzeranno delle squadre di controllo e caratterizzazione che dovranno lavorare in tandem con i carabinieri del Noe.

Non c’è un cronoprogramma accertato pertanto non si può ancora parlare di ammortizzatori sociali perché serve capire quanto tempo ci vorrà per questi sopralluoghi e quanto invece per i lavori. Solo dopo l’azienda potrà avanzare richiesta di cassa integrazione. Il concetto è semplice: se ci vorranno tre mesi, per esempio, per i lavori, si farà richiesta di cassa per tre mesi cercando anche di mantenere l’attuale contratto di solidarietà.

Intanto si parla già di ferie anticipate e di una liquidazione che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Insomma, Pittini vuole restare ma vuole anche tutelare i lavoratori, visto che le emissioni contestate sono quelle “diffuse”, che si muovono nei capannoni e che quindi interessano in primo luogo gli operai. Dall’altra parte però i sindacati raccontano anche di una lunga interlocuzione che la Pittini ha avuto nei mesi scorsi con la Regione in relazione al piano industriale (che oltretutto prevede l’ampliamento dell’azienda). Da questo punto di vista la Regione ha già dato l’ok al progetto di ampliamento che dovrebbe prevedere circa 75 nuove assunzioni oltre al potenziamento della produzione. Il tavolo quindi resta aperto, nel senso che la trattativa è tutta in corso e le cose potrebbero modificarsi anche in un pugno di giorni. Certo l’amarezza resta ai lavoratori, che si aspettavano l’immediata rimozione dei sigilli. Ma già un risultato, con questa protesta, è stato raggiunto: le cose si stanno muovendo ad una velocità sostenuta.

IL CORTEO – Sono partiti alle 13, sotto un sole cocente, dal presidio permanente e autorizzato a pochi passi dai cancelli della Sider. Dietro gli striscioni non ci sono solo gli operai ma anche i figli, le madri e ovviamente i lavoratori dell’indotto. Ma anche l’Italtractor, un’azienda vicina, si è presentata con il proprio striscione. Si cammina urlando «La Sider è nostra e non si tocca», in mezzo c’è un delirio di fischietti, campanacci, sirene. Non c’è nessuna bandiera “politica”, solo quelle dei sindacati. Alla fine del corteo ci sono 12 motrici: sono i camionisti dell’indotto, che per gli operai della Sider fanno parte della stessa famiglia.

E proprio sul problema camion c’è stata qualche frizione quando il corteo è arrivato al carcere. Per la Questura non era necessario tutto questo dispiegamento di mezzi, ne bastavano soltanto cinque. Ma i lavoratori, alcuni oltretutto vestiti con attrezzatura da lavoro, tute ignifughe usate come mantello e caschi di sicurezza, non ne hanno voluto sapere. Alla fine l’accordo è stato trovato: i camionisti hanno viaggiato insieme ai lavoratori fino a Chianchetta, poi ne sono rimasti soltanto cinque su 12. E nel momento in cui una parte dei trasportatori ha fatto dietrofront è arrivata la fortissima solidarietà operaia. Chi in ginocchio, chi battendo i caschi per terra, chi facendo più rumore possibile: tutti hanno salutato «perché sono nostri fratelli». E allora bandiere al vento e applausi per loro.

Poi il corteo è andato avanti, senza ulteriori frizioni con la Questura. Il traffico ne ha risentito non poco, ma la manifestazione è andata avanti fino a piazza prefettura. Sono state distribuite casse d’acqua a tutti per combattere il caldo. I cinque camion hanno continuato a suonare i clacson, su tutti i mezzi possibili le bandiere dei sindacati hanno fatto da padrone. Non una cosa fuori posto, persino i bambini sono riusciti a trovare la pazienza necessaria per poter passare una giornata a fianco dei propri genitori che urlavano «La lotta è dura e non ci fa paura» mentre dalle casse del furgone venivano fuori i classici inni operai e le canzoni di lotta. Dai 99 Posse a Rino Gaetano c’era tutto quello che ci si aspettava da un corteo, persino una maschera da Guy Fawkes per come immaginato da Alan Moore nel fumetto “V per Vendetta”, diventato poi un popolarissimo film. Ma la vera sorpresa è un’altra.

LA CITTÀ È SOLIDALE – Dai balconi, nei negozi, a bordo delle strade, nelle auto di passaggio. Sono stati tantissimi i gesti di solidarietà della città di Potenza che ha incrociato il corteo. Chi ha fatto un cenno con la mano passando in mezzo ai manifestanti e chi invece si è concesso un applauso agli operai che hanno ricambiato. L’immagine di una città che non vuole la Sider viene spazzata via proprio dai sorrisi di chi, affacciato ai balconi, ha preferito salutare con un cenno i volti stanchi dei lavoratori. L’immagine è di quelle che danno fiducia alle famiglie. Ma c’è di più: lungo tutto il corteo i bar sono stati letteralmente presi d’assalto per una bottiglietta d’acqua e qualcosa da mangiare. E puntualmente bastava dire di essere della Sider per avere un piccolo sconto su quanto si stava acquistando. La pizzetta ad un euro invece che uno e venti, la bottiglietta d’acqua a cinquanta centesimi invece che settanta. Piccoli gesti che venivano trasmessi da un operaio all’altro come una scoperta grandissima. Ma c’è anche da dire che nessuno al di là di aziende, operai, indotto e trasportatori ha scelto di scendere in piazza.

In prefettura le cose sono andate davvero per le lunghe: il pub al lato della piazza ha messo a disposizione le sedie per poter far riposare tutti.  Ma l’attesa è stata davvero estenuante: tre ore di presidio e poi un’altra ora ad ascoltare i delegati sindacali. Un’attesa lunghissima ma che ha lasciato anche un segno importante. Perché nessuno di loro ha pensato di cedere nella lotta. Così il presidio davanti ai cancelli continuerà anche nei prossimi giorni, o meglio fino a quando sarà necessario. Per ora la lotta continua, infatti oggi a mezzogiorno ci sarà assemblea ai cancelli e la cittadinanza è invitata.

v.panettieri@luedi.it

 

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