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Lucia Sileo

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«NON si può parlare di un partito femminista se in Puglia, Campania e Basilicata non ci sono capilista donne. Proprio in queste regioni del Sud dove le donne vivono già una situazione di oggettiva difficoltà. Se Letta voleva davvero un partito femminista doveva partire da qui, e rompere questo tetto di cristallo che ci opprime».

Punta il dito contro il segretario nazionale del Partito democratico Lucia Sileo, coordinatrice regionale delle Donne democratiche che ieri ha rifiutato clamorosamente la candidatura alle elezioni del 25 settembre assieme alla vicesegretaria regionale, Maura Locantore, e alla presidente dell’Assemblea regionale, Maddalena Labollita.

Come mai uno strappo così violento?

«In direzione regionale  lo avevo detto in maniera chiara. Mi sono già prestata a candidature di servizio, col mio impegno, e i miei soldi. Non ho chiesto nulla ai big locali o regionali tantomeno mi è stato riconosciuto qualcosa in cambio. Quindi oggi non accetto che alle donne lucane siano riconosciute solo candidature servizio, e che mi abbiano seguito una dirigente d’esperienza come Maura e una giovane dirigente come Maddalena mi fa molto piacere. In nostro è stato un atto di autonomia e ribellione. Sia chiaro, non è perché io ambissi al posto di capolista per cui è stato designato Raffaele La Regina. La cosa grave è stata che il partito nazionale ci abbia messo in lista senza confrontarsi con noi. Cinque anni venni contattata da Maria Elena Boschi e Lorenzo Guerini. Questa volta questo tipo di riguardo non c’è stato».

Lei è un membro della direzione nazionale del partito che lunedì notte ha approvato a maggioranza liste e candidature. Come ha votato?

«Non ho votato perché non potevo votare qualcosa che non condividevo e di cui non ero a conoscenza fino a un attimo prima. Non ho più l’età per fare la miss sui manifesti, e qui non siamo veline che hanno interesse ad avere visibilità».

Si è sentita col segretario regionale, La Regina?

«Sulle mie posizioni  non posso tornare indietro. Non ne ho fatto una questione personale con lui ma  con Letta. Se parli di candidature femministe e poi obblighi le donne a fare solo candidature servizio allora le donne lucane hanno la loro dignità  e ti dicono no.  Io non mi sento irresponsabile dopo 15 anni di puro servizio all’interno di un partito. Se poi troveranno altre donne  disponibili non le rinnegheremo di certo. Ma non potevamo non sollevare il problema e compiere un gesto di ribellione legittima. Poi è ovvio che ognuna di noi voterà Pd perché siamo dirigenti di partito e persone responsabili, ma stare zitte anche no. Letta va cercando l’occhio della tigre ma noi teniamo il sangue agli occhi delle donne aviglianesi e una dignità che dobbiamo alle nostre madri e alle nostre nonne. Questa non è una cosa che si vende al supermercato. So che questa mia scelta mi costerà caramente, ma da portavoce delle donne democratiche ho anche dovere di essere d’esempio».

Pensa che si siano i margini per rimettere in discussione i due capilista?

«Non penso che gli uomini torneranno indietro.  Nessuno dei due».

Si auspica che lo facciano?

«No, non posso dire ad alcuno di rinunciare. Lungi da me. Non ce l’ho né con Raffaele né con De Filippo, ma col segretario nazionale che non rispetta l’alternanza uomo-donna parlando di femminismo quando di fatto non è così. E’ lui ha fatto le liste. Mica posso frenare le ambizioni di chi ha scelto».

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