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POTENZA – I carabinieri tenevano d’occhio il bar di un pregiudicato nel centro di Senise e si sono ritrovati a Scanzano, alle calcagna di alcuni dei soggetti più temuti della zona. Sulle loro teste pendono le accuse per tutte le azioni incendiarie che hanno destato maggiore scalpore negli ultimi anni. E poi violenze. Droga. Fino a ieri mattina, quando sono andati a prenderli a casa. 

E’ spaccio di coca l’accusa per cui il gip di Lagonegro ha disposto la custodia cautelare in carcere di Davide Tuzio, pusher-corriere 30enne di Senise, e i suoi tre fornitori di Scanzano Jonico: il 24 enne Domenico Marino, il 28enne Giovanni Bruno e il 37enne Michele Puce. Tutti già noti agli uffici giudiziari.

I particolari dell’operazione sono stati illustrati ieri mattina, a Potenza, nel corso di una conferenza stampa, dal comandante della compagnia di Senise, il capitano Davide Palmigiani e dal maresciallo Biagio De Astis. Gli spostamenti di Tuzio sono stati controllati dai militari a partire dallo scorso mese di ottobre fino a gennaio. Lo spaccio avveniva nel centro storico di Senise, quasi sempre nelle vicinanze dello stesso bar, e a volte la droga sarebbe venduta anche a minorenni.

Le “trasferte” per rifornirsi di cocaina ma anche droghe leggere come hashish e marijuana sarebbero state quasi quotidiane: Tuzio si accertava della disponibilità di cocaina da parte dei “grossisti”, e andava ad acquistarla con la sua auto, e facendosi accompagnare spesso da un’altra persona, sempre di Senise, a cui ieri è stato notificato l’obbligo di firma in caserma una volta al giorno. Così riusciva a portare anche 10 grammi di “bianca” alla volta, quanti gliene sono stati scoperti durante un controllo predisposto per l’occasione. Cocaina di una certa qualità, con un 35% di principio attivo, che è un po’ meglio dello standard delle piazze di spaccio all’aperto del napoletano.

Negli atti dell’inchiesta coordinata dal procuratore Vittorio Russo ci sono diverse intercettazioni di Tuzio, con i suoi referenti di Scanzano. E’ così che i militari sono arrivati alla loro identificazione ed è venuta fuori una sfilza di denunce e segnalazioni sul loro conto. 

Marino, in particolare, al momento dell’arresto si trovava ancora sottoposto all’obbligo di firma dopo essere finito ai domiciliari a febbraio assieme a Michele Puce. Ai domiciliari in un albergo di Matera, dal momento che i suoi familiari avevano preso le distanze rifiutandosi di ospitarlo da loro.

L’ordinanza era stata dispsota dal gip di Matera con l’accusa di minacce e lesioni gravi, in relazione a un episodio molto violento di ottobre del 2011. All’epoca il gestore di una pizzeria – rosticceria di Scanzano di nazionalità marocchina venne aggredito con calci e pugni nel suo locale. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori che si sono occupati del caso alla base ci sarebbe stata una “pretesa” dell’imprenditore, che si era rivolto a Puce chiedendo il pagamento delle consumazioni della sera precedente (40 euro) del suo amico Marino e di un’altra persona, Antonio Di Sanzo, arrestato a sua volta a febbraio mentre era già in carcere a Sondrio per aver rapinato un’anziana al confine con la Svizzera.

Anche alla sorella dell’imprenditore maghrebino, intervenuta per difenderlo, non sarebbe andata molto bene, dal momento che avrebbe rimediato una sedia spaccata in testa con prognosi di oltre 15 giorni. Ma il peggio è toccato al fratello, per cui la prognosi è stata superiore ai quaranta giorni con una lesione grave dovuta «all’avulsione sub-totale degli incisivi inferiori e all’indebolimento permanente della funzione masticatoria». Gli hanno letteralmente fatto sputare i denti.

Ieri mattina in conferenza stampa il nome di Di Sanzo non è stato fatto, ma tra Scanzano e Senise ci sarebbero almeno una decina di indagati a piede libero assieme ai 5 destinatari delle misure eseguite in mattinata. Di Sanzo è poi lo stesso accusato di aver incendiato nel 2002  assieme a Giovanni Bruno il capannone dell’ex sindaco di Scanzano Mario Altieri. Mentre Giovanni Bruno è indagato con un’altra persona per aver acceso un rogo al villaggio turistico Torre del Faro a ottobre del 2010, e a maggio del 2011 è stato arrestato per aver incendiato l’auto del vicesindaco in carica, Sante Pantano. Poi ci sono Michele Puce e Domenico Marino, sospettati di aver lanciato la molotov sul cofano della Mercedes di un poliziotto in servizio alla Digos di Scanzano, Cosimo Pozzassere, per non meglio precisate ragioni.

Fuoco, ira e cocaina dalla Statale 106 fino alla fondovalle del Sinni senza soluzione di continuità.

l.amato@luedi.it

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