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Da  giorni gli abitanti del palazzo crollato in vico Piave a Matera e della intera strada, denunciavano la presenza di crepe, rumori e movimenti dello stabile durante la notte, quando quei rumori sinistri e sordi e quegli smottamenti sono percepibili. A quegli abitanti, secondo i resoconti televisivi,  è stato risposto che non c’era pericolo.

Intanto sotto quel palazzo si stava lavorando per costruire un ” Locale ” Chi ha toccato cosa di ” Portante ”  e di fondamentale per quello stabile? Chi ha effettuato, o non ha effettuato controlli? Chi ha concesso, o non ha concesso i permessi per i lavori?  Chi costruiva, ha rispettato tutte le regole, ha agito nella legalità? Ora siamo tutti dispiaciuti per quello che è accaduto, per i feriti  e per la morte di Antonella Favale, una giovane donna innocente e dal cuore d’oro.

Ho visto in diretta televisiva l’estrazione dalle macerie di Nicola Oreste, Nico per gli amici, negli anni 60 e 70 in via Dante a Matera, quando giocavamo a pallone nel campetto dove oggi sorge la caserma dei carabinieri. Siamo rimasti tutti impressionati da quelle immagini. Una maggiore impressione arriva dalla televisione alle  persone come me che vivono queste vicende in diretta da lontano, riconoscendo  quelle strade della propria città di origine percorse infinite volte.  Io non voglio piangere rassegnato questo dolore. Voglio che chi ha sbagliato paghi per gli  errori e per le colpe che ha commesso.

I Sassi si ergono a pochi metri da quella palazzina crollata da secoli e non sono mai crollati. È segno che gli antichi materani, i padri, gli antichi maestri,  avevano discernimento e mestiere, rispetto per le tecniche di costruzione e delle regole etiche e morali.

 I figli hanno storto il legno di quella umanità. Se i Sassi sono patrimonio universale dell’umanità, il crollo di ieri fa parte di un altro patrimonio che gli uomini di buona volontà rifiutano, quello della disumanità. 

Kant scrisse che da un legno così storto come quello di cui è fatto l’uomo, non si può costruire nulla di perfettamente dritto. Da questo suo aforisma un altro grande filosofo, Isaia Berlin trasse il titolo per il suo capolavoro: ” Il legno storto dell’Umanità. ” Quel legno storto dell’Umanità da ieri rappresenta simbolicamente anche le responsabilità umane del crollo quel palazzo di Matera  che non è stato più in grado di rimanere dritto.  Secondo Isaia Berlin, Fra i valori irrinunciabili sui quali non bisogna configgere, ci sono quelli dell’uguaglianza e della giustizia. Oggi più che mai di questi valori c’è bisogno nella nostra bellissima città che ieri non è apparsa tale agli occhi di milioni di telespettatori. E bisogna ripristinare anche soprattutto i valori della nostra tradizione, quelli degli antichi cittadini materani che edificarono un insediamento unico al mondo che ci fa sempre inorgoglire ovunque. Se avessimo imparato la lezione degli antichi maestri materani, oggi non saremmo qui sgomenti. Matera ha smarrito la strada per essere Capitale Europea della “Struttura”. Dobbiamo rimetterci in cammino su quel tratturo antico e ricostruire secondo le regole.

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