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SI TERRA’ domani alle 10.30, nella Cattedrale di Potenza, una messa in suffragio di Faustino Somma, a un mese dalla morte. Lunedì 15 settembre alle 19, invece, l’imprenditore sarà ricordato nella chiesa di Santa Scolastica a Bari.

Amministratore, poi imprenditore e uomo della finanza, tra i primi ad aver avviato la storia dell’industria lucana, Somma si è spento il 13 agosto scorso all’ospedale di Taranto, per un malore, all’età di 79 anni.

Un pezzo di storia imprenditoriale della nostra regione – anche con i suoi errori – a cui molti hanno fatto omaggio nelle scorse settimane. Ma anche un uomo che fece della sua passione sportiva la forza di un’intera città: sua la presidenza del Potenza dal 1973 al 1976, con promozione in C dei rossoblu. E a un mese dalla sua morte pubblichiamo questa analisi.

HO conosciuto Nino Somma in occasione dei funerali del presidente Colombo a Potenza in una chiesa non troppo affollata. Un momento simbolico di un’epoca storica che – andava spegnendosi e che vedeva presenti soltanto coloro che fecero l’impresa di modernizzare una delle regioni più’ povere d’Italia. Fu l’unica volta che ebbi il piacere di potergli parlare. Ad un mese dell’immatura scomparsa di uno dei più importanti industriali della Regione sento il dovere di testimoniare una mia inchiesta mancata che ero intenzionato a portare a termine. Avevo preso accordi con lo scomparso tycon per andarlo a trovare e poter approfondire le questioni legate alla Banca Mediterranea e alla sua fine. Il dottor Somma si era mostrato molto lieto di accogliere la mia richiesta. Purtroppo i miei nuovi impegni professionali m’impedirono di portare al termine il proposito e resta l’amarezza di non aver potuto avere quella preziosa testimonianza.

In passato mi sono molto occupato  della questione della Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania (che in verità poco interesse suscita in Basilicata) e sono andato sempre più acquisendo elementi che dimostrano che le inchieste giudiziarie finite nel nulla, quelle degli 007 di Bankitalia, le scelte dei governi e dei partiti nazionali, hanno sicuramente permesso la spoliazione del ricco sistema di risparmi meridionali consentendo l’acquisizione di quasi tutte le banche del Sud da parte di istituti del Nord che hanno violentato un sistema economico  fatto di modelli vincenti e ben posizionato nelle consuetudine locali, trasformandolo in un supermarket di prodotti finanziari. Il nuovo contesto ha trasportato i centri decisionali del credito e dell’operatività bancaria in oscure stanze lontane da territori e clienti e completamente avulse dal dibattito e dal controllo democratico.

Le vicende della Banca Mediterranea hanno troppo assonanze e coincidenze con quelle della Carical. E molte se ne intravedono con quelle di altre banche meridionali. L’avventura del banchiere Nino Somma nasce per salvare dal fallimento la Popolare di Pescopagano. Io immagino che per come accadeva a quel tempo, la politica dominante, la Dc di Colombo per intenderci, scelse uno dei suoi uomini migliori per rafforzare sicuramente le sue decisioni, ma anche per creare una politica di credito adatta a sostenere un sistema fatto di piccole e medie imprese e piccoli risparmiatori. Nino Somma che in età giovanissima aveva fondato una fabbrica che ancora oggi opera a Potenza fu ritenuto l’uomo giusto al posto giusto. Con rispetto che si deve ai piccoli risparmiatori che alla fine della complicata giostra della Mediterranea subirono danni irreparabili, non possiamo esimerci da alcune oggettive considerazioni storiche rispetto a questa centrale vicenda dell’economia lucana.

Sono plastici i risultati conseguiti da quel management. L’intuizione della nascita di una banca competitiva e capace di saper stare sul mercato dando filo da torcere ai colossi presenti sul territorio. I piccoli risparmiatori e coloro che volevano fare impresa trovarono risposte immediate oggi inimmaginabili sulla concessione del credito. La crescita esponenziale dei dipendenti e degli sportelli, gigantesca nei numeri, fece posizionare una realtà vicina alle reali esigenze del territorio. Ho raccolto numerose testimonianze di dipendenti che vissero le migliori stagioni professionali al tempo della dirigenza Somma. L’avveniristica sede di via Nazario Sauro a Potenza recensita positivamente da maestri dell’architettura italiana giace oggi immemore e inutilizzata a simboleggiare il sogno infranto di occasioni di riscatto che vissero in questi confini regionali. La banca venne aggredita in vicende giudiziarie e finanziarie su cui oggi abbiamo dati di contesto. A partire dal caso Casillo, imprenditore del grano accusato di 38 bancarotte fraudolente e dal sospetto di collusioni criminali e oggi assolto da ogni procedimento giudiziario che in quegli anni occuparono senza alcun condizionale tutti i media nazionali. Interessante ricordare che le notizie delle prime vicende giudiziarie che riguardarono Casillo furono pubblicate da una cronista dello stesso giornale di cui l’imprenditore foggiano era proprietario, il Roma. Altre inchieste giudiziarie contro illustri clienti in buoni rapporti con i partiti di governo demoliranno la Banca Mediterranea. C’è molto da accertare sulle ispezioni di Bankitalia che sulla valutazione dei crediti costrinse Somma di fatto a cedere filiali e personale a prezzi irrisori a Geronzi, esattamente come accadde per la Carical con Cariplo. Senza colpo ferire la classe politica meridionale non mosse un nervo per impedire la spoliazione del sistema bancario meridionale nei suo centri nevralgici.

Non c’è dubbio che da giovane negli anni Ottanta io sarei stato un duro avversario di Nino Somma e del sistema politico-economico di cui faceva parte. Mi ha fatto molto riflettere l’altra sera a Potenza lo scrittore Raffaele Nigro che nel corso di un incontro ha ricordato: “Noi da giovani odiavamo Colombo”. Ben altro oggi è il giudizio di Nigro sullo statista e che fa il paio con quanto molto meno modestamente ho sostenuto in passato , e cioè che la visione meridionale di quel potere storicamente va apprezzata per l’opera di modernizzazione che tra molte luci e ombre si compi in Basilicata. Nino Somma ritengo che fu una punta di diamante di quello schieramento competitivo e motivato. La prima pietra di uno stabilimento siderurgico a 25 anni, la volontà di non realizzare un affare miliardario ai tempi della guerra del Kippur evitando di vendere lo stabilimento per difendere il suo territorio, il saper guardare per tempo ai fertili settori dell’informatica e dell’energia fanno di lui un capitano d’industria ragguardevole che ha sicuramente migliorato il tenore di vita di migliaia di famiglie lucane. Si distinse anche come presidente del Potenza (e le teorie di Vinnai ci ricordano che dietro un successo sportivo c’è sempre un parallelismo economico) e, pur se mediato dalla questione dolorosa della morte giunta inattesa, l’ampio ricordo collettivo fa cogliere al mio spirito giornalistico che egli nella società lucana fu percepito umanamente generoso e con una costante dedizione al sociale e ai ceti più deboli. Ovviamente non mancano i detrattori.  E comunque non credo che siano le recenti vicende giudiziarie in corso di accertamento a decidere il libro mastro del Bene e del Male di Nino Somma. La vicenda italiana è tutta attorcigliata sulla Giustizia e anche in questo caso c’è bisogno di profonda analisi terza e tempo di sentenza per esprimere giudizi definitivi.

Ho letto autorevoli interventi di ricordo sulla figura dell’industriale scomparso. Mi permetto di dire che i rapporti personali e l’immatura scomparsa hanno tenuto la gran parte delle analisi (non tutte per fortuna) sul terreno scivoloso del “coccodrillo” compiaciuto. Nino Somma credo merita di meglio e di più. La Memoria è materia viva per costruire il presente. Auspico che sul più importante industriale lucano del Novecento l’università, la politica, la società siano in grado di tenere un dibattito di alto profilo per poterne rendere attuale l’azione. Invito anche la famiglia Somma, sull’esempio del miglior capitalismo occidentale, a saper varare iniziative e attività che nel nome del proprio patriarca  sappiano rendere presenti e vivi i valori sociali e culturali che resero tanto ricca e rigogliosa la sua straordinaria esperienza umana.

* dal blog parideleporace.it

 

 

 

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