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IL SOVRAFFOLLAMENTO delle carceri non dipende dall’aumento dei detenuti: Paesi con livelli di crescita della detenzione sensibilmente più alti dell’Italia lo controllano meglio di noi. Il sistema penitenziario italiano «ha un grave e cronico problema di sovraffollamento, ma ad ottenere risultati apprezzabili e di medio periodo nel campo del controllo del problema non sono i paesi che hanno sperimentato riduzioni straordinarie della popolazione carceraria, i cui effetti possono essere tipicamente solo di breve periodo». E’ l’analisi dell’istituto di ricerca Cattaneo che mette in evidenza alcuni casi limite come quello calabrese di Lamezia, un istituto tra l’altro per il quale è stata prevista la chiusura nel nuovo piano di riorganizzazione.

Le carceri italiane – spiega l’istituto Cattaneo in uno studio comparato a livello europeo – sono più affollate oggi che prima dell’indulto del 2006, e lo sono più che le carceri delle altre democrazie europee. In alcuni istituti italiani si superano i tre detenuti per posto, e l’80% degli istituti ha più detenuti che posti regolamentari.   Le carceri italiane ospitano in media 140 detenuti ogni 100 posti disponibili in base alla capienza regolamentare, ma in alcuni istituti – è il caso di Lamezia Terme, in Calabria – si supera anche quota 300 (per l’esattezza 303,3). 

Anche grandi istituti di pena come San Vittore a Milano e la Dozza a Bologna superano quota 200 (rispettivamente 229,6 e 235). Nel complesso, su 209 istituti presi in esame dallo studio, 23 registrano oltre 200 detenuti per cento posti, e 167 – l’80% del totale – ha più detenuti che posti a disposizione. Solo il 20% ha posti sufficienti rispetto al numero dei detenuti ospitati. 

Nella ‘top ten’ degli istituti più affollati anche Brescia (258,3), Busto Arsizio (253,3), Varese (247,2), Piazza Armerina (240), Pozzuoli (236,3), Vicenza (233,6) e Ancona (226,7).   L’effetto dell’indulto votato nel 2006 dal Parlamento – spiegano i ricercatori del Cattaneo – «è durato pochi mesi, se si tiene conto della sua capacità di ridurre il numero di detenuti, due anni se si considera invece la sua capacità di mantenere livelli di sovraffollamento inferiori a quelli di partenza. 

In ogni caso un risultato modesto». La crescita del sovraffollamento carcerario non è dipesa dall’aumento dei tassi di detenzione: paesi come Regno Unito e Spagna – in cui il tasso di detenzione, ovvero il numero di detenuti rapportato alla popolazione, è aumentato – non hanno registrato alcuna crescita; in Spagna i tassi di detenzione sono cresciuti sensibilmente dall’inizio del secolo, ma il sovraffollamento dopo un periodo di crescita è oggi inferiore a quello del 2000. Nel Regno Unito, in cui i tassi di detenzione sono cresciuti un pò più che in Italia, il sovraffollamento ha registrato una lieve riduzione. Francia, Spagna, Regno Unito hanno tutti tassi di detenzione superiori a quelli italiani, ma in nessuno di questi paesi il numero di detenuti supera il numero di posti disponibili nelle carceri.   E perchè non ci sia in carcere una sola persona in più dei posti letto disponibili è partita poche settimane fa una raccolta firme su tre proposte di legge di iniziativa popolare, presentate da un ‘cartellò di organizzazioni vicine al mondo penitenziario, che vogliono riportare «il sistema penitenziario nella legalità».

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