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COSENZA –  Il cerchio si chiude. Il sistema di smaltimento dei rifiuti della Calabria termina a Cosenza, con la costruzione di un nuovo impianto, che non è di Trattamento meccanico biologico (tecnologia di trattamento a freddo dei rifiuti indifferenziati), che non è un termovalorizzatore, come era previsto in passato, ma è una piattaforma per trasformare la “differenziata”. Il vento cambia. Spira favorevole. Fino al 2002 i Comuni alzavano barricate per impedire che nascessero discariche e Cdr, basti pensare alle gare d’appalto annullate, alle proteste incendiare tanto forti da andare contro i poteri commissariali. Oggi invece sono gli enti locali a cercare la Regione. Così Cosenza, Rende, Castrolibero hanno chiesto di ospitare l’impianto, quello che chiude il cerchio in Calabria, quello che riesce a garantire un sistema completo di smaltimento dei rifiuti a livello regionale. Il cambiamento ha una ragione: le macchine sono cambiate, ora il trattamento punta a trasformare la differenziata e ci sono soldi, ben 15 milioni di euro da investire (fondi europei, Por rimodulati). La Regione è pronta. Delle venti città interessate e invitate alla manifestazione di interesse ce ne sono tre “valide” da un punto di vista logistico per il cosentino: Bisignano, Luzzi, Rogliano. I tre Couni sono in una posizione geografica strategica. La Regione sceglierà una delle tre aree e, con l’accordo dell’ente locale,  sorgerà lì la macchina. Per capire che cos’è il nuovo impianto basti pensare che una struttura simile esiste a Cipro, in Grecia e sul web circolano le immagini: ed ecco lunghi nastri d’acciaio su cui “viaggiano” tonnellate di plastica e carta da trasformare. 
E se a Reggio l’idea della Regione è quella di creare un impianto simile a poca distanza da Sambatello, (qui il consigliere regionale di Idv, Giuseppe Giordano chiede l’assenso dell’ente locale prima di cominciare l’opera) nel cosentino c’è un’altra aria, più collaborativa. 
«Il nostro obiettivo spiega l’assessore regionale, Franco Pugliano – è il progressivo miglioramento quali-quantitativo  della raccolta differenziata e il significativo incremento della esigua percentuale su tutto il territorio regionale. Solo che per raggiungere lo scopo non si può prescindere dal massimizzare il recupero di frazioni riciclabili ed, a tal fine, nelle Linee guida regionali viene indicata la necessità di realizzare una piattaforma tecnologica, costituita essenzialmente da: un impianto di recupero e riciclaggio spinto da 180.000 tonnellate all’anno (cioè in grado di recuperare tutte le frazioni riciclabili e, quindi, le materie prime ), corredato anche da una linea di intervento della frazione secca da raccolta differenziata; un impianto di compostaggio “di qualità”, con digestione anaerobica, che tratta l’umido da differenziata e arriva al recupero energetico. Accanto dovrà esserci anche una discarica di servizio per gli esigui scarti di processo. Ora tocca ai calabresi fare la loro parte». 
In pratica la piattaforma di riciclaggio avanzato sottraendo e valorizzando le frazioni ancora contenute nel flusso dei rifiuti urbani , consentirà di valorizzare i flussi da differenziata, prima che vengano avviati al recupero, senza ulteriori trattamenti intermedi, nella logica di una filiera “corta” . E l’idea è che dalla frazione organica, si preveda un significativo recupero energetico.
La  piattaforma di riciclaggio si interfaccerà con il sistema della raccolta differenziata non biodegradabile, agendo come piattaforma  del Conai. Intanto a Reggio, in aula, si attende la nuova legge regionale che riordinerà il ciclo di gestione dei rifiuti. L’obiettivo è anche quello di cambiare tutto il sistema impiantistico. Un programma di restyling esiste, servono sessanta milioni di euro e le risorse ancora non ci sono. 
In realtà lo stesso assessore regionale ammette che negli anni precedenti poco è stato compiuto, anche dai commissari. Poi forse le tonnellate di spazzatura che per mesi hanno seppellito le città hanno insegnato che o si cambia o la Calabria sarà sempre più al collasso, come Napoli. 

COSENZA –  Il cerchio si chiude. Il sistema di smaltimento dei rifiuti della Calabria termina a Cosenza, con la costruzione di un nuovo impianto, che non è di Trattamento meccanico biologico (tecnologia di trattamento a freddo dei rifiuti indifferenziati), che non è un termovalorizzatore, come era previsto in passato, ma è una piattaforma per trasformare la “differenziata”. Il vento cambia. Spira favorevole. Fino al 2002 i Comuni alzavano barricate per impedire che nascessero discariche e Cdr, basti pensare alle gare d’appalto annullate, alle proteste incendiare tanto forti da andare contro i poteri commissariali. Oggi invece sono gli enti locali a cercare la Regione. 

Così Cosenza, Rende, Castrolibero hanno chiesto di ospitare l’impianto, quello che chiude il cerchio in Calabria, quello che riesce a garantire un sistema completo di smaltimento dei rifiuti a livello regionale. Il cambiamento ha una ragione: le macchine sono cambiate, ora il trattamento punta a trasformare la differenziata e ci sono soldi, ben 15 milioni di euro da investire (fondi europei, Por rimodulati). La Regione è pronta. Delle venti città interessate e invitate alla manifestazione di interesse ce ne sono tre “valide” da un punto di vista logistico per il cosentino: Bisignano, Luzzi, Rogliano. I tre Couni sono in una posizione geografica strategica.

 La Regione sceglierà una delle tre aree e, con l’accordo dell’ente locale,  sorgerà lì la macchina. Per capire che cos’è il nuovo impianto basti pensare che una struttura simile esiste a Cipro, in Grecia e sul web circolano le immagini: ed ecco lunghi nastri d’acciaio su cui “viaggiano” tonnellate di plastica e carta da trasformare.

IL VIDEO: ECCO COME FUNZIONERA’ L’IMPIANTO

 E se a Reggio l’idea della Regione è quella di creare un impianto simile a poca distanza da Sambatello, (qui il consigliere regionale di Idv, Giuseppe Giordano chiede l’assenso dell’ente locale prima di cominciare l’opera) nel cosentino c’è un’altra aria, più collaborativa. «Il nostro obiettivo spiega l’assessore regionale, Franco Pugliano – è il progressivo miglioramento quali-quantitativo  della raccolta differenziata e il significativo incremento della esigua percentuale su tutto il territorio regionale. Solo che per raggiungere lo scopo non si può prescindere dal massimizzare il recupero di frazioni riciclabili ed, a tal fine, nelle Linee guida regionali viene indicata la necessità di realizzare una piattaforma tecnologica, costituita essenzialmente da: un impianto di recupero e riciclaggio spinto da 180.000 tonnellate all’anno (cioè in grado di recuperare tutte le frazioni riciclabili e, quindi, le materie prime ), corredato anche da una linea di intervento della frazione secca da raccolta differenziata; un impianto di compostaggio “di qualità”, con digestione anaerobica, che tratta l’umido da differenziata e arriva al recupero energetico. Accanto dovrà esserci anche una discarica di servizio per gli esigui scarti di processo. Ora tocca ai calabresi fare la loro parte». 

In pratica la piattaforma di riciclaggio avanzato sottraendo e valorizzando le frazioni ancora contenute nel flusso dei rifiuti urbani , consentirà di valorizzare i flussi da differenziata, prima che vengano avviati al recupero, senza ulteriori trattamenti intermedi, nella logica di una filiera “corta” . E l’idea è che dalla frazione organica, si preveda un significativo recupero energetico.La  piattaforma di riciclaggio si interfaccerà con il sistema della raccolta differenziata non biodegradabile, agendo come piattaforma  del Conai. Intanto a Reggio, in aula, si attende la nuova legge regionale che riordinerà il ciclo di gestione dei rifiuti. L’obiettivo è anche quello di cambiare tutto il sistema impiantistico. Un programma di restyling esiste, servono sessanta milioni di euro e le risorse ancora non ci sono. In realtà lo stesso assessore regionale ammette che negli anni precedenti poco è stato compiuto, anche dai commissari. Poi forse le tonnellate di spazzatura che per mesi hanno seppellito le città hanno insegnato che o si cambia o la Calabria sarà sempre più al collasso, come Napoli. 

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