X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

IL COMPLESSO conventuale di San Domenico è formato dal vecchio Santuario e da quello nuovo. Secondo la tradizione, la costruzione del Vecchio convento venne “ordinata” da S. Domenico, apparso in sogno tre volte a fra Vincenzo da Catanzaro nel 1510. Il Convento divenne famoso alla “calata”, nel 1530, del quadro con l’immagine del Santo, depositato dalla Vergine Maria che aveva ai lati S. Maria Maddalena e S. Caterina d’Alessandria. Per effetto del miracolo il convento acquistò il titolo onorifico di “Santa Casa”. Il potere miracoloso e taumaturgico del quadro si diffuse in tutto il mondo e la notorietà del Santuario andò sempre crescendo. 

SCARICA LO SPECIALE IN PDF

All’apice del suo splendore, quando sembrava destinato a dover restare per secoli un punto di riferimento eterno di fede, d’arte e di carità cristiana, il 5 novembre del 1659 il terremoto demolì completamente il Santuario e l’annesso Convento. Dopo lunghi lavori, durati fino al primo decennio del 1700, l’antico Santuario, fu ricostruito in proporzioni straordinarie. Il Sovrano di Spagna, Filippo IV, incaricò per la redazione del progetto l’architetto romano Padre Bonaventura Presti, certosino, che prese a modello l’Escoriale di Madrid. Si estendeva su una superficie di ben 24.000 mq con la Chiesa a croce latina in granito e travertino, a una navata con quattro campate e otto cappelle, con il campanile che si elevava per oltre 40 metri e con i cinque chiostri circondati da imponenti porticati su colonne, sotto i quali si apriva l’accesso alle stanze dei religiosi e alle “officine”. Un altro violentissimo e catastrofico terremoto, il 7 febbraio del 1783, rase però interamente al suolo il Santuario. Oggi, a testimonianza di questo imponente complesso conventuale, uno dei più vasti d’Europa, rimangono le strutture portanti fino all’altezza del piano terra, i resti di quattro chiostri, le rovine della seicentesca chiesa con la parte inferiore della facciata e tratti del pavimento originale, le botteghe che terminano nel basamento angolare, sede delle antiche prigioni. Del convento originario è stata ricostruita solo un’ala dove attualmente ha sede il municipio di Soriano Calabro con una copiosa raccolta di reperti del vecchio edificio. Sul luogo dove sorgeva uno dei chiostri, nel 1838 fu posta la prima pietra del Nuovo Santuario di San Domenico, a pianta rettangolare con cupola a botte e unica navata. All’esterno, sulla facciata di gusto tardo barocco, campeggia uno splendido portale in pietra con lo stemma dell’Ordine di San Domenico. All’interno, da ammirare un coro ligneo del XVIII secolo, una statua lignea di San Domenico eseguita nell’Ottocento su un unico fusto di tiglio, ma soprattutto il miracoloso quadro di San Domenico, dipinto acheropita collocato sull’altare maggiore all’interno di un fine altorilievo. A fianco della chiesa vi è, inoltre, un edificio dove è allestito un presepe a grandezza naturale con costumi del ‘700. La Biblioteca del Convento era originariamente ricchissima di volumi – oltre 40000 – alcuni dei quali stampati direttamente in convento. Per effetto di eventi naturali ed umani, nei secoli ne andarono dispersi moltissimi e quando nel 1948 la biblioteca fu riconsegnata dal comune ai frati, il patrimonio librario era di circa 12000 volumi. Attualmente la biblioteca conta circa trentamila volumi. La sezione antica consta di oltre 6000 libri fra cui quattro incunaboli e 340 cinquecentine. Per consultazioni rivolgersi padre Michele Fortuna O.P., tel. 0963- 351022. Il Museo civico dei Marmi (MuMar) nasce dall’idea di riunire le opere superstiti del terribile terremoto del 1783 con l’intento di garantirne un discorso organico e cronologico. La bellezza e la ricchezza artistica del MuMar derivano dall’eccezionale connubio tra il luogo in cui si sviluppavano refettorio e cucina, all’interno di uno dei chiostri dell’antico convento, con il materiale lapideo conservato, solo marmi, di quelli che sono stati gli impianti decorativi che hanno arricchito l’antica chiesa. La struttura museale è divisa in diverse sezioni ciascuna delle quali ospita brani scultorei tematici, accuratamente restaurati. Di particolare pregio la Testa di Santa Caterina da Siena, in marmo di Carrara, è attribuita quasi sicuramente alla mano di Gian Lorenzo Bernini. Per visite, rivolgersi agli uffici comunali. Ospitata nei bei locali ristrutturati del palazzetto della Cultura, l’Istituto della Biblioteca Calabrese, diretta da Francesco Bartone, comprende un patrimonio librario monotematico di oltre 30.000 volumi dedicato esclusivamente alla Calabria. I volumi custoditi, le numerose stampe e disegni d’epoca, oltre a parecchi manoscritti, atti, documenti, brevi pontifici ed episcopali sono opera dell’appassionata attività di ricerca e raccolta del suo fondatore, Nicola Provenzano. Dal 1998 l’Istituto, recentemente dotatosi di una moderna videoteca, pubblica la rivista semestrale “Rogerius” che raccoglie scritti, studi e ricerche aventi ad oggetto la Calabria. Tel. 0963-351275 – www.bibliotecacalabresesoriano.it.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE