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VIBO VALENTIA – I carabinieri del Nas spulciano carte su carte ma quel certificato non lo trovano. Spulciano e rispulciano, mentre si fa sempre più concreto il sospetto che l’invaso dell’Alaco abbia un peccato originale, oltre il marasma di falle che ha portato i sigilli dell’autorità giudiziaria sul bacino artificiale che serve l’oro blu, divenuto marrone, a decine di comuni tra le province di Vibo Valentia e Catanzaro. La tipologia e la potabilità dell’acqua, quando la diga fu eretta e l’invaso entrò in funzione, all’epilogo di lavori milionari sullo sfondo di voraci appetiti, non sarebbe stata certificata. Il pm Michele Sirgiovanni, che aveva conferito la delega al reparto d’élite dell’Arma di Catanzaro, attende a breve l’informativa finale e il peccato originale potrebbe non restare solo un’ipotesi. Allo stato sono ventisei gli iscritti sul registro degli indagati dalla Procura di Vibo Valentia per avvelenamento colposo di acque, inadempienze di contratti di pubbliche forniture, interruzione di pubblico servizio e falso. Non tutti, però, hanno chiesto d’essere ascoltati per chiarire la propria posizione. Non l’ha chiesto, ad esempio, Sergio Abramo, attuale sindaco di Catanzaro e presidente della Sorical. E, probabilmente, l’ultimo interrogatorio, di questa fase, rimarrà quello che lunedì ha visto il dirigente regionale Rubens Curia sgravarsi delle accuse a suo carico. Restano off-limits gli uffici del procuratore Mario Spagnuolo e del pm Michele Sirgiovanni, la cui indagine potrebbe ora dotarsi di porte girevoli E, così, se alcuni indagati sembrano destinati uscire dall’inchiesta, altri potrebbero entrarci, allargando il raggio delle investigazioni a macchia d’olio, con la contestazione anche di reati nei confronti della pubblica amministrazione. Malgrado il riserbo degli inquirenti, non è più un mistero che la lente della Procura sia indirizzata anche sulla Sorical – la società mista che controlla l’acquedottistica calabrese -, dalla genesi alla crisi, in ragione di alcune strategie gestionali che sarebbero, più o meno direttamente, connesse alla sospetta genesi dell’invaso dell’Alaco. In particolare, l’inchiesta del pm Sirgiovanni potrebbe dirimere una questione sulla quale, malgrado l’annunciata fuga di Veolia dalla Calabria, in molti continuano ad arrovellarsi, e cioè la singolare subalternità della Regione, socio di maggioranza nella Sorical spa, rispetto alla multinazionale francese che, colosso o meno, resta sempre, sin dalla costituzione della società mista avvenuta a Catanzaro il 26 febbraio 2003, socio di minoranza. In questo rapporto, ipotizzano gli inquirenti, si andrebbero a celare interessi politici ed economici inconfessabili.

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