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LAMEZIA TERME – C’è anche una traccia calabrese sul buco milionario nelle casse dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata (Idi), una Congregazione che gestisce tre ospedali a Roma e con uffici in Vaticano nei giorni scorsi perquisiti dalla Guardia di Finanza. 

C’è infatti un’inchiesta con sette indagati sulla sparizione di oltre 600 milioni di euro. Fra cui nove milioni che dovevano essere investiti a Lamezia Terme e già erogati, nel 2011, dal Miur (Ministero Istruzione Università e Ricerca) per un progetto di ricerca finanziato per 42 milioni di cui nove appunto già intascati. A Lamezia infatti per il progetto Idi Sud c’è già un terreno e un immobile nell’area industriale che a ottobre scorso è stata intitolata a Papa Benedetto XVI. Un’area da sempre appetita dalle cosche lametine che potrebbero aver “rallentato” l’investimento. Dietro al mancato decollo del progetto potrebbe esserci infatti pure la ‘ndrangheta. Anche per questo la Direzione distrettuale antimafia ha deciso di vederci chiaro al punto tale che il procuratore di Roma,  Giuseppe Pignatone, ha dato la delega all’indagine al pm Giuseppe Cascini che affiancherà il pm della Procura capitolina, Michele Nardi. Ma agli atti dell’inchiesta sugli affari della Congregazione, che gestisce tre ospedali, non ci sono soltanto le minacce di morte di non meglio identificati «calabresi», riferite prima al pm Michele Nardi da Giuseppe Incarnato, amministratore Idi, indagato insieme ad altri sei per associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita. 

Il servizio completo, a cura di Pasqualino Rettura, sull’edizione cartacea di oggi del Quotidiano della Calabria.

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