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POTENZA – Partecipazioni in società che non hanno mai prodotto utili, o addirittura che non sono in  attività come la famosa Lucandocks dell’incompiuto interporto di Tito Scalo. Operazioni di finanza creativa che hanno finito per aggravare il già consistente indebitamento della Regione. Nuovi assunzioni dell’ente per altro in qualifiche così elevate, «che ormai finiremo per avere solo tutti ufficiali se non generali», con il rischio di dover ricorrere all’esterno per mansioni di più basso profilo. Costi della politica che, nonostante i recenti risvolti giudiziari della cosiddetta Rimborsopoli lucana, continuano a rimare alti: sia per quello che riguarda la spesa dei gruppi consiliare che quella dei singoli consiglieri.

La sezione Controllo della Corte dei Conti di Basilicata, presieduta da Francesco Lorusso, ieri mattina, ha dato l’ok al rendiconto generale della Regione relativo al 2013. Ma nella relazione dell’estensore   Rocco Lotito, seguita dalla requisitoria del procuratore Michele Oricchio,  sono emerse tutte le criticità che – testuali parole del procuratore – «ci hanno fatto drizzare le antenne».

La deriva dei derivati

La prima anomalia balzata all’occhio dei magistrati contabili è relativa al consistente indebitamento dell’ente: ben 416 milioni di  euro che gravano sulle casse pubbliche, per metà di derivazione statale e metà regionale. E in questo mare di risorse dal segno negativo, a peggiorare le cose c’è quella operazione di finanza creativa che la Regione Basilicata pensò bene di cimentarsi nel lontano 2006: i cosiddetti swap, che appartengono alla categoria degli strumenti derivati. In pratica un’operazione a perdere, «con effetti molto gravi per una pubblica amministrazione», dice il procuratore Oricchio. Che aggiunge: non era necessario avere chissà quali competenze per comprendere che si sarebbe trattato di un’impresa infruttuosa. «E sorprende – aggiunge il procuratore – che non si sia pensato di sciogliere il contratto nel 2008, quando si erano create condizioni favorevoli». Ad oggi  quantificare con precisione il danno non è possibile. Ma la stima si aggira intorno ai 26 milioni di euro.

Comunità montane: dalla riforma, all’obbrobrio

Come dire, quando la soluzione è peggio del problema. Perché la riforma delle Comunità montane, il passaggio a quelle Aree programma di cui ancora oggi si stenta a capire quale possa essere l’utilità, e la creazione dell’unione dei comuni, con la specifica previsione di unione dei comuni montani, più che razionalizzare, rischiano di aggravare la spesa pubblica.

Il procuratore Oricchio poi fa anche riferimento alle nuove assunzioni della Regione, per lo più di profili altamente qualificati, con un ovvio aumento delle spese per il personale. «Con il rischio di dover ricorrere all’esterno per lo svolgimento delle mansioni di più basso profilo, in un ente in cui sono tutti ufficiali, se non generali».

Le spese della politica

Rimborsopoli sembrava fosse destinato a porci un freno definitivo. Ma nel palazzo del Consiglio dell’obiettivo della vera razionalizzazione della spesa resta ancora lontano.

«Ancora non ci siamo. Restano elevati i costi per il funzionamento dei gruppi consiliari e anche la spesa per i singoli consiglieri per i quali è prevista una forfettizzazione ancora abbastanza consistente.

Partecipate ed enti controllati: un sistema opaco

Parla di «analisi impietosa», il procuratore Oricchio nella sua requisitoria. «Serve modificare questo sistema che potremmo definire opaco, in cui vanno prese fiumi e fiumi di risorse pubbliche. Bene la prossima chiusura di Arbea, così come il procuratore sottolinea la buona gestione di Arpab che per il 2013 ha chiuso con un segno positivo. «Ma ancora c’è molto, molto da fare – insiste Oricchio – Soprattutto per quello che riguarda le partecipate». Società che secondo le previsioni normative dovrebbero avere scopo di lucro, ma che «in nessun caso hanno prodotto un solo euro di guadagno. In questa direzione non è arrivato ancora nessun segnale». Cita il noto caso della Lucandocks che avrebbe dovuto realizzare l’interoporto di Tito Scalo, ma che a tutti gli effetti è una società inesistente, di cui la Regione detiene ancora una quota. Ma anche quello della Metapuntum Agrobios, che per quanto in liquidazione, continua a produrre debito. E ancora la Sel.

Sanità

Ci sono delle punte di eccellenza nel comparto che assorbe la maggior parte delle risorse pubbliche, così come vanno registrati die margini di miglioramento. «Ma anche in questo caso vanno fatto ulteriori sforzi, per l’ottimizzazione della gestione delle risorse». Oricchio cita i duplicati a dispetto dell’esistenza di strutture ospedaliere specializzate come il Crob. Ma anche l’acquisto di macchinari per al diagnostica per l’uso diffuso sul territorio, di cui sono state dotate ad esempio le autoambulanze, rimaste però inutilizzate.

C’è la legge ma non la copertura finanziaria

Molte delle leggi di natura finanziaria (15, 17,  18 e 20) del 2013 prese a esame dalla Sezione controllo  risulterebbero approvate in violazione del principio di copertura finanziaria sancito dall’articolo 81 della Costituzione. Punto su cui il procuratore Orocchio aveva avanzato la richiesta, non accolta, di porre la questione di costituzionalità.  Ancora il procuratore ha fatto riferimento a oneri impliciti non definiti nella legge ma che rimandano alla deliberazione finanziaria la determinazione della copertura finanziaria e dei tempi.

Il ddl sullo sforamento del Patto di stabilità

Dubbi anche sul ddl che esclude dal Patto di stabilità interno le compensazioni derivanti dalla coltivazione di idrocarburi. Pur condividendo le ragioni della Regione secondo la Corte dei Conti un provvedimento di questo genere esula dalle competenze della Regione.

m.labanca@luedi.it

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