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POTENZA – Dovranno comparire tra 10 giorni davanti alla Corte di conti di Potenza: Giuseppe Montagano, dirigente dell’ufficio pianificazione sanitaria della Regione, Libero Mileti, direttore di Basilicata soccorso, Giovanni De Costanzo, dell’ufficio di protezione civile, Raffaele Giordano del San Carlo di Potenza e l’ex direttore generale della Asp Mario Marra.
Per la procura regionale contabile sono i responsabili di un un “buco” di poco meno di 290mila euro nelle casse della Regione. Per l’acquisto di 21 ecotomografi digitali portatili «da assegnare ai punti territoriali di soccorso del sistema sanitario regionale dell’emergenza-urgenza». Dato che 14 esemplari, del prezzo medio di circa 18 mila euro cadauno, non sarebbero mai stati utilizzati. Mentre gli altri sette «solo sporadicamente». Basta pensare che negli ultimi anni, la ditta fornitrice ne aveva venduti solo nove in tutto il resto d’Italia.
I fatti risalgono al 2008 quando l’ex Asl di Lagonegro, poi accorpata alla Azienda sanitaria di Potenza, venne delegata dalla Regione all’acquisto di 50 autoambulanze destinate al servizio di 118 Basilicata Soccorso con le relative dotazioni strumentali.
Tra queste erano previsti anche 21 ecotomografi portatili, che permettono di visualizzare sezioni del corpo umano attraverso gli ultrasuoni. Ma soltanto nel caso in cui si fossero realizzate delle «economie d’asta», grazie ai ribassi offerti rispetto alla base di gara per le ambulanze vere e proprie. Come poi sarebbe accaduto. Quindi «tra i vari lotti di attrezzature» che si potevano acquistare la scelta è ricaduta sugli ecotomografi “Logiq Book Xp”. Dalla caratteristica forma a valigetta. «Su espressa richiesta di 118 Basilicata Soccorso e previa acquisizione di autorizzazione regionale». Ha precisato la Asp quando è venuta a galla la notizia delle verifiche della Guardia di finanza.
Una volta collaudati gli strumenti sono stati presi in carico da Basilicata Soccorso. Ma le fiamme gialle di Lauria, al comando del capitano Marco Cappetta hanno scoperto che almeno due su tre giacevano del tutto inutilizzati nei punti di soccorso dell’area. E la procura regionale della Corte dei Conti ha deciso di allargare le indagini a tutte le apparecchiature acquistate. Per capire se anche altrove giacessero ad accumulare polvere.
Il risultato è stato che in due strutture della regione il personale non sapeva neanche dell’esistenza di queste apparecchiature. Tant’è che in un caso alla richiesta di visione delle apparecchiature ai militari ne è stato presentato un modello diverso. Mentre nell’altro sono stati necessari 15 giorni perchè era inutilizzata e abbandonata nel un sottoscala di un ufficio.
Alla fine è risultato che in ben 14 strutture sanitarie della regione, nonostante fosse presente il macchinario, nessuno l’aveva mai usato.
E’ bastato analizzare la memoria degli apparecchi per rendersene conto. Dove di solito vengono registrate tutte le operazioni compiute. Anche a prescindere dal fatto che sono stati «rinvenuti con imballaggio ancora integro». Praticamente nuovi.
Menzione a parte per l’ospedale di Lagonegro, dove i finanzieri si sono accorti che l’ecotomografo destinato al pronto soccorso era utilizzato sì, ma nei reparti di normale degenza per «finalità diagnostiche». Assieme alla strumentazione già esistente.
Di più le Fiamme gialle hanno riscontrato «la mancanza di dimestichezza da parte di numerosi operatori», anche perchè «tra il personale sanitario che ha disposizione il macchinario, nessun addetto ha frequentato l’apposito corso di formazione». Oltre a constatare che anche volendo sulle ambulanze e sugli elicotteri di Basilicata Soccorso sarebbe impossibile «un uso agevole ed adeguato “in itinere”» a causa «dell’assenza di spazio sufficiente per la collocazione in sicurezza».
Nelle scorse settimane Montagano, Mileti, De Costanzo, Giordano e Marra avevano già ricevuto un invito dalla procura regionale della Corte di conti a spiegare le loro ragioni. Ma la loro difesa non dev’essere apparsa convincente, e i pm contabili hanno deciso di convocarli lo stesso davanti ai giudici. Per chiedere che vengano condannati a risarcire all’amministrazione i soldi sperperati.

l.amato@luedi.it

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