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PISTICCI – Se su una spiaggia vengono lasciate per cinque mesi le risultanze delle piene e delle mareggiate di una lunga e severissima stagione di piogge e maltempo, può capire che qualche irresponsabile appicchi il fuoco, immaginando erroneamente che quella sia l’unica soluzione per liberarsi di una distesa di sterpaglie e rifiuti destinata, diversamente, a finire sotto la sabbia ed a rendere pressoché inutilizzabile un’ampia porzione della sempre più esigua spiaggia libera.

Proprio questo è accaduto a marina di Pisticci, sulla spiaggia di San Basilio, non lontano dalla sponda sinistra del fiume Cavone, in uno spazio che non corrisponde ad alcuna concessione balneare attiva. Il tratto, da quando il Club Med non c’è più, è del tutto libero.

Ma da quando è stato invaso, lo scorso dicembre, da una infinità di materiale vegetale trasportato dal fiume, del tipo canna comune e cannuccia di palude, oltre che da tronchi anche molto grandi, nessuno si è preoccupato di intervenire per ripristinare lo stato dei luoghi, tenendo peraltro presente che fra i cumuli di cannucce è facile scorgere veri e propri rifiuti, soprattutto polistirolo di uso agricolo, bottiglie e varie tipologie di contenitori di plastica e di vetro.

Il Quotidiano segnalò il caso all’inizio dello scorso dicembre, dopo il ciclone Nettuno. Era il tempo delle grandi priorità, le istituzioni si affannavano a raccogliere e trasmettere informazioni sui disastri provocati dal maltempo alle abitazioni, alle attività commerciali, all’agricoltura, alla viabilità. Ma, nonostante quella segnalazione, nessuno si premurò di aggiungere al lungo elenco delle cose da fare, un intervento di bonifica della spiaggia nella parte sinistra del Cavone. Più in là, su San Basilio, il ritorno alla normalità è stato favorito da interventi di privati, che hanno lavorato per tempo sulle loro concessioni balneari, ma la parte pubblica è rimasta in balìa degli agenti atmosferici, delle successive mareggiate e del vento che hanno ulteriormente mescolato i materiali scaricati sulla sabbia, provvedendo in parte già a sotterrarli.

Quella immensa distesa di materiali (e non solo) resta lì, intatta. Rende inservibile la spiaggia e deturpa il paesaggio, peraltro inquinandolo, perché è a tutti gli effetti una discarica di rifiuti a cielo aperto, abbandonata ed incustodita.Nel frattempo, forse perché ormai convinto che la situazione non verrà più ripristinata, qualcuno ha pensato male di dar fuoco al pagliaio, che ha bruciato in parte, in un tratto lungo oltre 200 metri e profondo una ventina.

O forse è stato un buontempone, inconsapevole di quanto stesse facendo, oppure è stato un incidente, un caso fortuito. Non si sa. Non si può sapere, anche perché di quella zona, non sembra interessarsi nessuna delle autorità preposte a controllare e vigilare. E, soprattutto, al momento, non ci risulta essere stato immaginato alcun intervento di rimozione dei rifiuti e ripristino della spiaggia. Fatto è che l’incendio ha restituito l’amara realtà di un’area inutilizzabile, che cela i pericoli di vetri frantumati, materiali ferrosi arrugginiti e sostanze disciolte. Laddove dovrebbe regnare la bellezza della natura, c’è adesso un arenile non certo fruibile, brutto e pericoloso. Così facendo, non solo si abbandona il territorio all’incuria, ma si dimostra che c’è un’abissale differenza tra le parole ed i fatti, tra l’ostentata consapevolezza di dover scommettere di più sul turismo e lo stato di abbandono e dimenticanza in cui poi viene lasciato l’ambiente che dovrebbe dar compimento a quell’annuncio.

E’ richiesta una maggiore attenzione, una visione che dimostri la capacità delle istituzioni, ciascuna per le sue competenze, di essere padrone del territorio, di saper dettare i tempi attraverso l’individuazione delle priorità ed una programmazione attenta anche alle emergenze. Su marina di Pisticci si deve intervenire per tempo, in via urgentissima, prima che qualcuno vada a bruciare il resto del pagliaio o che i tanto ambiti turisti non scoprano una stortura imbarazzante nella spiaggia delle bandiere verdi, a misura di bambino. Va fatto subito, va fatto prima che la natura, il vento ed il mare, non decidano di seppellire tutto sotto la sabbia, se non altro per occultare un po’ di vergogna.

provinciamt@luedi.it

 

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