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di ROBERTO GRANDINETTI
C’E’ un nuovo pentito di mafia a Cosenza. Si tratta di Roberto Calabrese Violetta, 49 anni, con precedenti per usura e truffa. Da un mese circa ha deciso di raccontare le sue verità ai carabinieri di Cosenza prima e del Ros poi. Verità sulle quali si è messa a lavorare la Dda di Catanzaro, con la criminalità organizzata che si è subito attivata per intimorirlo. Pochi giorni fa, infatti, ignoti avevano esploso dei colpi di pistola contro l’attività commerciale del fratello, in pieno centro cittadino. 
Le prime dichiarazioni ufficiali del neo collaboratore di giustizia sono state depositate ieri pomeriggio ai giudici della Corte di Assise di Cosenza (Antonia Gallo presidente), di fronte ai quali si sta celebrando il processo sull’omicidio di Carmine Pezzulli (ucciso il 22 luglio del 2002 su Viale Cosmai), con unico imputato il presunto killer, Davide Aiello (difeso dagli avvocati Gianluca Garritano e Franz Caruso). Le ha prodotte il pm Pierpaolo Bruni, della Distrettuale di Catanzaro, per dare ulteriore corpo all’ipotesi investigativa. Il pentito dal doppio cognome sarà sentito a ripresa del processo, ossia il prossimo 8 aprile, insieme ad altri due neo collaboratori di giustizia, ossia Francesco Galdi, alias “il dottore”, e Pierluigi Terrazzano. Anche questi ultimi hanno riferito del delitto di “Carminuzzu”, indicando il movente e i responsabili. Il nome di Calabrese Violetta era stato fatto, in tempi non ancora sospetti, proprio da Galdi. Sentito lo scorso mese di ottobre, disse: «So che Michele Bruni (deceduto, ndr) aveva collegamenti anche coi casalesi di Sandokan. Questo – precisò – mi venne riferito da Roberto Calabrese, anche lui inizialmente appartenente al gruppo dei Bruni. Calabrese mi disse che Bruni aveva il “trequartino” che gli venne dato da Sandokan». E’ il grado che precede quello di “padrino”. 

COSENZA – C’è un nuovo pentito di mafia a Cosenza. Si tratta di Roberto Calabrese Violetta, 49 anni, con precedenti per usura e truffa. Da un mese circa ha deciso di raccontare le sue verità ai carabinieri di Cosenza prima e del Ros poi. Verità sulle quali si è messa a lavorare la Dda di Catanzaro, con la criminalità organizzata che si è subito attivata per intimorirlo. Pochi giorni fa, infatti, ignoti avevano esploso dei colpi di pistola contro l’attività commerciale del fratello, in pieno centro cittadino. Le prime dichiarazioni ufficiali del neo collaboratore di giustizia sono state depositate ieri pomeriggio ai giudici della Corte di Assise di Cosenza (Antonia Gallo presidente), di fronte ai quali si sta celebrando il processo sull’omicidio di Carmine Pezzulli (ucciso il 22 luglio del 2002 su Viale Cosmai), con unico imputato il presunto killer, Davide Aiello (difeso dagli avvocati Gianluca Garritano e Franz Caruso). Le ha prodotte il pm Pierpaolo Bruni, della Distrettuale di Catanzaro, per dare ulteriore corpo all’ipotesi investigativa. Il pentito dal doppio cognome sarà sentito a ripresa del processo, ossia il prossimo 8 aprile, insieme ad altri due neo collaboratori di giustizia, ossia Francesco Galdi, alias “il dottore”, e Pierluigi Terrazzano. Anche questi ultimi hanno riferito del delitto di “Carminuzzu”, indicando il movente e i responsabili. Il nome di Calabrese Violetta era stato fatto, in tempi non ancora sospetti, proprio da Galdi. Sentito lo scorso mese di ottobre, disse: «So che Michele Bruni (deceduto, ndr) aveva collegamenti anche coi casalesi di Sandokan. Questo – precisò – mi venne riferito da Roberto Calabrese, anche lui inizialmente appartenente al gruppo dei Bruni. Calabrese mi disse che Bruni aveva il “trequartino” che gli venne dato da Sandokan». E’ il grado che precede quello di “padrino”. 

 

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