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SONO stati più volte a Matera, a Miglionico e in qualche paese del potentino. Oggi alle 21, in piazza Mario Pagano, i Tiromancino – ospiti speciali della V edizione del Potenza Folk Festival – tornano in Basilicata per incendiare Potenza di luci, suoni indie rock e la voce inconfondibile di Federico Zampaglione, fondatore del gruppo insieme al fratello Francesco.

Federico, non è la prima volta in Basilicata, che idea ti sei fatto della nostra regione?

«Io ho addirittura tre musicisti che sono di Matera. Trovo sia una terra bellissima, Matera l’ho visitata più volte e trovo che abbia degli aspetti molto interessanti, soprattutto dal punto di vista cinematografico».

E tu sei un appassionato di cinema, tant’è che ti stai sperimentando anche con la realizzazione di film horror. Stai seguendo un progetto in particolare?

«Diciamo che da un anno a questa parte sono concentratissimo sulla musica. Abbiamo questo tour, intensissimo e c’è tanto da fare dopo il successo di critica e di pubblico dell’ultimo disco».

A proposito dell’ultimo disco, “Indagine su un sentimento”. Il fulcro è l’emozione. Cos’è per te un’emozione?

«Che domanda difficile. Un’emozione è per me qualcosa che ti nasce dentro quando meno te lo aspetti. Qualcosa che c’è nell’aria, in una persona, che parte da una canzone che ascolti per caso in radio, da una fotografia, dalla scena di un film. E’ qualcosa che non sai nemmeno tu ma che quando arriva devi prendertelo tutto. E’ sempre più raro sentire le emozioni, se succede devi considerarti un fortunato, perché non è per nulla scontato».

Oggi vi esibirete in un evento di piazza. Qual è la differenza tra questo contesto e il teatro?

«Il teatro è più intimo, confidenziale. La piazza richiede tanta energia, infatti per oggi abbiamo preparato una scaletta con i pezzi più ritmati, rock».

L’evento si inserisce in un Festival Folk. Qual è il tuo rapporto con questo genere musicale?

«Diciamo che non lo ascolto ma mi piace, lo apprezzo soprattutto per la ricerca musicale su certi strumenti acustici, a corda e a percussione. Poi dipende. Il Folk irlandese, per esempio, non mi piace».

Dal Folk Festival all’ospitata ad “Amici” qualche settimana fa. Cosa ne pensi dei talent?

«Sono il segno dei nostri tempi. Se poi hanno insegnanti del calibro di artisti come Elisa, garantiscono la qualità. I Kolors, il gruppo con cui abbiamo suonato, sono tra l’altro molto bravi, oltre a saper cantare interpretano e arrangiano. Poi ci sono sempre meno spettacoli in tv in cui si canta dal vivo, sono tutti in playback, quindi è una buona cosa. Ovviamente tra chi partecipa ci sarà chi farà carriera e chi no, ma questo accadrebbe comunque».

Tornando a oggi. La vostra tappa potentina è frutto del lavoro di un gruppo di volontari, I Portatori del Santo, che da anni animano la città per le festività del santo patrono. Novità di quest’anno è che hanno raccolto risorse attraverso il crowdfunding. Cosa ne pensi di questo nuovo modo che usano anche gli artisti per fare musica?

«La trovo un’iniziativa interessante perché coinvolge direttamente le persone che amano il progetto che decidono di sostenere, anche progetti grandi. Rob Zoombie, tra i più grandi registi horror al momento, per esempio, è riuscito a realizzare un film proprio così, perché in America non gli avevano dato la possibilità. E’ una grande possibilità».

E così si torna di nuovo al cinema. E anche il concerto non sarà certo privo di effetti audiovisivi. Sulla pagina Facebook ufficiale dei Tiromancino, Federico è a caccia di volti, momenti, “immagini” di fan da proiettare sul live di “Immagini che lasciano il segno”, uno dei brani di maggior successo dell’album dedicata alla figlia avuta dall’attuale relazione con Claudia Gerini, protagonista anche del videoclip.
Una sorta di videoracconto dei momenti più significativi, dalla nascita ad oggi. «Spesso mi chiedo chissà che farà da grande – dice – Se seguirà la strada artistica, vorrà fare la mamma o l’insegnante. Qualunque cosa, l’importante è che sia ciò che vorrà. Il nostro compito è solo quello di starle accanto».

 

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