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POTENZA – «Non ci sono più i presupposti per un rinvio ma tutte le condizioni per dichiarare il fallimento. Almeno così si potranno attivare i procedimenti che consentiranno ai lavoratori di recuperare almeno il Tfr e le ultime retribuzioni dal Fondo di garanzia dell’Inps e attivare gli ammortizzatori sociali».
E’ il commento di Michele Palma, segretario provinciale FilcTem Cgil, a ridosso della sentenza che potrebbe finalmente mettere un punto alla vertenza della ex Daramic, oggi Step One, dopo la vendita del sito produttivo di Tito nel 2011.
Domani si terrà l’udienza del processo fallimentare frutto dell’azione penale dei lavoratori che hanno presentato degli atti ingiuntivi per il recupero dei crediti. Nel passaggio da un’azienda a un’altra era stato pattuito il mantenimento del 50 per cento dei livelli occupazionali. Una delle tante promesse della Step One, insieme al raggiungimento di determinati livelli produttivi e garanzie finanziarie dettate dalla Regione Basilicata in base a un progetto di reindustralizzazione su bando regionale.
La Daramic aveva maturato dei forti debiti nei confronti dei lavoratori, che la Step One in teoria avrebbe dovuto estinguere, come purtroppo non ha fatto. Ecco quindi che oggi i lavoratori si aggrappano all’unica speranza rimasta, il fallimento, dal momento che anche gli ultimi accordi, ovvero il pagamento degli arretrati entro il 30 giugno scorso, non sono stati rispettati.
Ci sono persone che nella Daramic, poi Step One, hanno investito una vita e chi è stato assunto da poco, appena tre mesi, e che non ha percepito nemmeno uno stipendio. Perchè la Step One, nonostante tutto, approfittando di un bando regionale che garantiva dei finanziamenti in caso di assunzioni a tempo indeterminato, ha assunto ben 70 persone, 20 in più rispetto agli accordi, che prevedevano 50 unità da reclutare dalla platea di ex lavoratori Daramic.
Una totale mancanza di trasparenza e correttezza che la Cgil Basilicata denuncia da tempo. Il fallimento della Step One, dunque, permetterebbe da un lato di pagare i lavoratori, dall’altro di aprire tutta una nuova partita per il sito produttivo che, a bonifica avvenuta, per il sindacato può essere l’occasione per ricostruire progetti industriali di rilancio occupazionale e sviluppo, come successo in altre parti d’Italia.
In caso di fallimento, dunque, obiettivo della Cgil sarà aprire una discussione con la Regione Basilicata per riprendere il dialogo con nuove imprese, a condizione che siano credibili e affidabili, anche da un punto di vista finanziario.
Intanto una trentina di lavoratori hanno denunciato alla Direzione provinciale del lavoro la mancata retribuzione e la mancata consegna della busta paga.

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