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POTENZA – Sarò il Collegio giudicante a decretare il fallimento o meno della Step One, ex Daramic dal 2011, dopo la vendita del sito produttivo di Tito.
E’ quanto è stato deciso all’ultima udienza del processo a carico dell’impresa, frutto dell’azione penale dei lavoratori che hanno presentato degli atti ingiuntivi per il recupero dei crediti. «Siamo speranzosi – commenta Michele Palma, segretario provinciale FilcTem Cgil – perché non c’è stato un ulteriore rinvio a giudizio come le altre volte. Incaricare il Collegio giudicante ci fa credere che ci sono le possibilità del fallimento». Sarebbe questo, infatti, l’unico modo per attivare i procedimenti che consentiranno ai lavoratori di recuperare almeno il Tfr (Trattamento di fine rapporto) e le ultime retribuzioni dal Fondo di garanzia dell’Inps e attivare gli ammortizzatori sociali.
Si dovrà comunque attendere un mese prima della delibera. Intanto i lavoratori sono fuori dal sito produttivo dal 15 luglio scorso.
Alcuni di loro di recente hanno anche denunciato alla Direzione provinciale del lavoro la mancata retribuzione e la mancata consegna della busta paga.
La Step One è da aprile infatti che non consegna i cedolini della busta paga ai propri lavoratori, nonostante insieme al bonifico degli avvenuti pagamenti siano condizione imprescindibile per la fideiussione presentata alla Regione Basilicata per un contributo.
Voci di corridoio a tal proposito parlano di un rifiuto da parte di viale Verrastro dovuto proprio a queste mancanze.
L’azienda intanto dal canto suo promette di riuscire a pagare ad ottobre l’ultimo stipendio e gli altri crediti retributivi con rate da 500 euro mensili, sempre tramite fideiussione. Ma sono solo promesse, come quelle sbandierate fin dal principio e mai mantenute, come il mantenimento del 50 per cento dei livelli occupazionali nel passaggio da un’azienda a un’altra, il raggiungimento di determinati livelli produttivi e garanzie finanziarie dettate dalla Regione Basilicata in base a un progetto di reindustralizzazione su bando regionale, l’estinzione dei forti debiti maturati dalla Daramic nei confronti dei lavoratori. Ci sono operai, infatti, che a oggi avanzano anche 20.000 euro. «Pur con il fallimento – rassicura Palma – l’attenzione per la vicenda rimarrà comunque alta».
Il sito produttivo, a bonifica avvenuta, per il sindacato può essere l’occasione per ricostruire progetti industriali di rilancio occupazionale e sviluppo, come successo in altre parti d’Italia, garantendo che il dialogo venga intrapreso con nuove imprese, credibili e affidabili, anche da un punto di vista finanziario.

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