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Provate a ruotare un mappamondo e a fermarlo all’improvviso scegliendo una destinazione immaginaria. I bambini lo fanno spesso. Gli adulti meno. Senza usare, però, questo metodo si può decidere lo stesso di trasferirli in luogo nuovo, completamente di verso da quello in cui abitualmente si vive.
Il cambiamento a 360 gradi ha riguardato Johanna e suo marito Emmanuele Curti che hanno scelto Matera come destinazione finale. Decidere di lasciare Londra, dove lavoravano  entrambi, non è stato un colpo di testa.
Lo conferma Johanna che racconta in pochi minuti la sua vita, in giro per il mondo da quando aveva 19 anni e ha preso la valigia per la prima volta, partendo da Goteborg. Il padre australiano deve aver contribuito in qualche modo a instillare sangue vivace nelle vene di Johanna che comincia a viaggiare: Australia, Londra, Messico (dove ha studiato archeologia del centroamerica per poi specializzarsi in gemmologia, ndr.).
L’arrivo, a Matera, si è concretizzato nella deliziosa bottega artigianale di gioielli realizzati con materiali di riciclo e gemme in cui è impegnata con Elisa Tummilla. «Siamo il braccio e la mente – spiega.
Il passo indietro, per ricostruire il viaggio intorno al mondo concluso con una bella casa nei Sassi, è d’obbligo.
«Ho conosciuto mio marito a Londra (Emmanuele Curti, archeologo umbro e docente alla scuola di Specializzazione in beni archeologici dell’Università della Basilicata, ndr.) all’Università. Io studiavo archeologia, lui stava finendo. Dopo 11 anni a Londra, insieme, ha avuto la possibilità di partecipare a scavi a Pompei e di insegnare alla scuola di specializzazione a Matera, per tre anni. Ci abbiamo pensato, io ero incinta e ho pensato: tre anni nel sud Italia, non sapevo nemmeno dov’era Matera…».
Ha prevalso, però, il senso della famiglia che in quel momento stava per nascere, e così il viaggio verso la città dei Sassi è cominciato.
«A Londra avrei dovuto continuare a lavorare come una matta, non avrei potuto vedere mia figlia». I tre anni sono trascorsi, Emmanuele Curti ha continuato a lavorare all’Università e Matera è diventata la loro città. «Meglio la famiglia che la carriera».
Oggi Maya, la loro bambina, ha 12 anni;  da quando aveva 10 mesi vive in Basilicata, va a scuola a Matera e vive felice in una città della quale sua madre non conosceva l’esistenza.
Johanna e suo marito parlano inglese, con la figlia si parla italiano ma la mamma ha preteso che la bambina imparasse lo svedese. «Ho tre  sorelle e lei ha dieci  cugini, deve poter parlare con loro».
Johanna, dopo un periodo da free lance come gemmologa, mette a punto la sua idea: un luogo, in pieno centro, in cui i turisti potessero trovare qualcosa di unico che ricordasse loro la vacanza nella città dei Sassi. L’incontro con Elisa Tummilla è stato decisivio.
«Io non sono una orafa – spiega Johanna – e così l’incontro con Elisa, quattro anni fa,  è stato importante. Pensavo a qualcosa di nuovo, così è nata la linea “Sassi dei Sassi” e abbiamo cominciato a partecipare alle fiere di settore». Tra poco, infatti, i gioielli di Elisa Janna arriveranno a New York dopo aver  partecipato a tante altre rassegne. «Portiamo Matera in America – dice orgogliosa Johanna.
Come un vero fabbro, Elisa lavora materiale di riciclo come i tubi di rame del gas, tessuti, scarti di alluminio, fili elettrici.
«Le pietre servono a dare il tocco del gioiello alle nostre creazioni – chiarisce Johanna – con Elisa realizziamo insieme il design poi io compro le gemme da utilizzare». Come ha fatto Matera a conquistare questa svedese con il cuore “mediterraneo”? «Amo questa città, la nostra famiglia vive benissimo, nostra figlia cresce bene nella nostra bella casa nei Sassi. Una esperienza diversa, visto che in Svezia le abitazioni sono in legno! La gente  materana è stata così gentile con me…nessuno mi ha trattata come una straniera anche se qualche volta, poche, è capitato che mi scambiassero per una badante. Sentono un accento diverso; non sono cattivi è che non sono abituati. Matera per me è una sfida perchè sono straniera, parlo un’altra lingua, resto una che non è nata qui, un po’ come accadeva a Londra».
E in cucina, lo spirito della famiglia non si smentisce: «Le orecchiette con le rape, mi riescono benissimo. Emmanuele si occupa del lato italiano, ma io preferisco preparare i piatti thai, che mangiavamo anche a Londra». Per sua figlia vorrebbe una scuola con maggiori attività all’esterno ma si rende conto che il sistema scolastico italiano si muove su binari differenti rispetto a quelli svedesi. E anche i genitori sono molto più apprensivi.
Johanna, però, non riesce e non vuole criticare la città in cui vive da 11 anni. Il suo cuore materano ha la meglio.
a.ciervo@luedi.it

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