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SCANZANO JONICO – E’ difficile studiare per chi abita in via Val D’Agri 117 (strada statale 598), zona di campagna che si trova nel Comune di Scanzano. Per una bambina che frequenta la scuola primaria (ex elementare) lo scuolabus non si ferma più a casa sua.
La denuncia arriva direttamente da S.P. il quale dal 18 ottobre è costretto ad accompagnare e riprendere sua figlia da un istituto scolastico del Comune jonico.
Dopo 12 anni il servizio è stato interrotto nonostante la famiglia abbia pagato l’abbonamento.
Le rimostranze della famiglia sono state comunicate per iscritto al Municipio, il quale di rimando ha spiegato che quella fermata è pericolosa in quanto c’è la linea continua e l’autista ha delle difficoltà nell’effettuare la manovra sia in ingresso che in uscita dall’abitazione in questione, mettendo a repentaglio l’incolumità dei passeggeri. Inoltre la stessa responsabile di settore sociale sostiene che il servizio non è obbligatorio perché a domanda individuale e che il 24 ottobre scorso è stato effettuato un sopralluogo da parte di dipendenti comunali che hanno accertato la pericolosità dell’arteria.
Pertanto nella replica il Comune, tramite la responsabile del servizio, fa sapere di essere disponibile a far salire e scendere la bimba in un’abitazione che si trova nelle vicinanze.
Il genitore però reputa tale soluzione capziosa in quanto: «In passato in un’altra zona vi è stato un incidente ma nessun provvedimento è stato preso dall’Amministrazione comunale; viceversa a casa mia in 12 anni non è mai successo nulla.
Oltretutto il Comune mi suggerisce di portare mia figlia in via Val d’Agri 1, ma anche lì c’è la linea continua. Allora perché – prosegue S.P. – se il bus deve fare la manovra di ingresso a casa mia non la può fare e nella casa vicina sì, a parità di condizioni di traffico e logistica?
Perché il Comune ha incassato i soldi dell’abbonamento se non può garantire il servizio?
Per quel che concerne il sopralluogo del 24 ottobre aspetto ancora di visionare gli atti per i quali ho chiesto l’accesso alla documentazione in base alla legge 241/90, ma non mi è stato consentito di vedere gli atti per rendermi conto delle ragioni della controparte. Non vorrei pensare ad una vera e propria persecuzione nei miei confronti.
Oppure sono in difetto e vogliono nascondere qualcosa commettendo a mio avviso due reati: il primo interruzione di pubblico servizio relativo al mancato arrivo dello scuolabus comunale e il secondo omissione di atti d’ufficio per non avermi consentito l’accesso ad atti pubblici e peculato per l’abbonamento incassato senza servizio elargito. Pertanto reputo scorretto sia da un punto di vista legale che morale l’operato del dipendente che mi ha impedito di visionare gli atti e per questo mi riservo di tutelare le mie ragioni nelle sedi opportune.
Ho messo al corrente del disservizio di trasporto anche il Commissariato di pubblica sicurezza – conclude S.P.. E oggi si torna a scuola.

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