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«Un’altra storia di giustizia mancata, otto vite spezzate sulle strade del nostro Paese, questa volta a Lamezia Terme, e un’ottava persona deceduta a distanza di un anno in seguito alle conseguenze dell’investimento, con il responsabile di questa carneficina condannato a otto anni di reclusione, esattamente un anno a vittima». È quanto affermano, in una nota congiunta, Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra e Gabriele Limido segretario calabrese del partito. «E’ la decisione del Gup, Carlo Fontanazza – prosegue la nota – per Chafik El Ketani, il marocchino che il 5 dicembre scorso investì un gruppo di ciclisti amatoriali uccidendo in tutto otto persone a bordo della sua auto, che conduceva dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti. Gli sono state concesse le attenuanti generiche. Ma non ci sono attenuanti per chi compie una strage simile. Con la nostra proposta di reato di omicidio stradale – proseguono Storace e Limido – si sarebbe beccato 20 anni. Con l’aggravante dell’assunzione di alcool e droga a definire ancora più compiutamente quello che deve essere considerato un crimine stradale gravissimo. Otto vite spezzate e otto famiglie distrutte, a cui va tutta la nostra solidarietà e vicinanza, mentre il responsabile è ai domiciliari e sconterà una pena a dir poco mite. È di fronte a queste notizie che La Destra va fiera di una proposta che sta portando avanti con convinzione da mesi, raccogliendo firme su tutto il territorio nazionale, per l’introduzione del reato specifico nel nostro ordinamento. Perchè chi beve alcool e guida è come se avesse una pistola sul cruscotto. Se uccide deve stare in galera. Il Parlamento deve fare la sua parte, senza perdere ulteriore tempo – concludono Storace e Limido – non bastano i proclami di adesione. Sappiamo già che la nostra proposta è giusta, ce lo dicono ogni giorno tutti i cittadini che vengono a sottoscriverla. È ora di renderla concreta. E a ricordarlo saranno le migliaia di firme che presenteremo tra due settimane esatte al nostro Congresso nazionale di Torino. In quell’occasione saranno quelle firme a farsi sentire. E la politica le dovrà ascoltare, una ad una».

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