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POTENZA – Restano al vaglio del gip Rosa Larocca gli indizi contro l’autore della strage di Genzano. Rocco Bruscella ha trascorso un’altra notte nel carcere di Potenza, ma si fa concreta la possibilità che per lui nelle prossime ore si apra una corsia preferenziale verso una misura meno afflittiva, tipo gli arresti domiciliari.
E’ quanto stabilisce la legge per chi ha superato i settant’anni cosa che nel caso di Bruscella è avvenuta sette anni fa. La sua difesa non avrebbe presentato ancora istanze in tal senso, ma al magistrato spetta l’applicazione delle leggi anche a prescindere, perciò una sua decisione in questo senso potrebbe arrivare ad ogni modo.
L’unica eccezione prevista dalla giurisprudenza è per situazioni di particolare gravità. Quanto accaduto a Genzano rientrerebbe senz’altro tra queste ma resta sempre da dimostrare l’esistenza di eccezionali esigenze cautelari, mentre pesa e non poco in senso opposto la piena confessione di quanto compiuto resa da Bruscella lunedì davanti allo stesso gip Larocca e al pm che si sta occupando delle indagini, Gerardo Salvia.
Molto dipenderà dalla credibilità attribuita ai segni di «pentimento» manifestati, un aspetto che potrebbe essere sviluppato anche da una perizia psichiatrica sul killer dei Menchise per fare chiarezza sulla sua reale capacità di intendere e di volere. Il punto è infatti accertare se Bruscella sia in grado di occultare delle prove sfuggite al vaglio degli investigatori della compagnia carabinieri di Venosa e del nucleo operativo provinciale; se sia in grado di fuggire; o se sia in grado addirittura di compiere altri reati dello stesso tipo, che qui vorrebbe dire completare l’opera iniziata il 24 pomeriggio chiudendo i conti con quella famiglia ridotta ormai soltanto a un padre, Nardino, ferito e sconvolto in ospedale, e un figlio, Luigi, che fa la spola tra il paese e il suo capezzale.
Il senso della sua confessione diventa quindi centrale per decidere del suo destino, e il gip ad ogni modo sarà chiamato a motivare la sua scelta nel senso di crederle o considerarla soltanto un espediente per cavarsela con poco.
Tra le opzioni sul tavolo c’è quindi un’ordinanza di arresti domiciliari che potrebbe anche prescrivere per prudenza una sistemazione diversa dall’abitazione al 13 di via Verdi affianco alla vetrina della lavanderia della strage. Bruscella potrebbe quindi essere affidato a qualcuno dei suoi familiari disposto ad ospitarlo fuori Genzano. Ovviamente non rientrerà comunque in possesso dell’arma del delitto e quanto alla licenza per cui poteva detenere quel fucile da caccia grossa, la questione procederà per vie amministrative.
Come sia stato possibile che l’anziano pensionato avesse superato le idoneità psicofisiche richieste per la concessione del porto d’armi resta un mistero che aleggia su tutta la vicenda. Anche su questo una perizia psichiatrica potrebbe aiutare fare luce evidenziando, o meno, dei disturbi che evidentemente sono sfuggiti ai medici della Asp, impegnati proprio ad analizzare casi come questo. A Genzano sembra che comunque non risultassero formali denunce sul suo conto, «altrimenti – spiegano al comando della stazione carabinieri – si sarebbe provveduto immediatamente a togliergli l’arma». Aspetti che comunque meritano di essere approfonditi.

lama

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