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AI FUNERALI della moglie e dei due figli non ci sarà. Si sta riprendendo Nardino Menchise, marito e padre delle vittime della strage della vigilia, scampato a sua volta per miracolo ai colpi esplosi da Ettore Bruscella. Resta ricoverato nel reparto Chirurgia d’urgenza dell’ospedale San Carlo di Potenza dove i medici sono riusciti a ricucirgli le ferite provocate da alcuni pallettoni che gli si erano conficcati nella gamba. Anche ieri ha ricevuto le visite di amici e parenti sostenuto da quello che gli resta della sua famiglia, il figlio maggiore Luigi, professore di filosofia in un istituto secondario del milanese. Stando alle ultime ricostruzioni dell’accaduto sarebbe stato proprio Nardino il bersaglio prescelto da Bruscella, che non aveva mai digerito il fatto che i Menchise avessero acquistato l’immobile adiacente al suo appartamento al 13 di via Verdi per installarci una lavanderia dove lavoravano la signora Ninetta Di Palma e spesso anche la figlia Maria Donata. In quelle stanze sembra che anni addietro vivesse una vecchina di cui Bruscella e la moglie si sono presi cura a lunga portandole dei pasti caldi e tutto quanto le era necessario. Da questo, o forse addirittura una promessa fatta dalla donna ai suoi benefattori, Bruscella avrebbe maturato l’aspettativa di entrare in possesso dell’immobile alla sua morte per potersi allargare ospitando la famiglia di uno dei suoi tre figli. Ma una volta deceduta la vecchina l’immobile sarebbe stato messo in vendita e alla fine i Menchise si sarebbero decisi ad acquistarlo diventando immediatamente l’obiettivo del suo rancore covato per anni.

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