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POTENZA – L’alpino originario di Foggia ma di stanza a Bolzano risultava seduto in classe a Potenza. L’operaio di Brianzé in provincia di Vercelli, e l’impiegato della scuola di Cembra, nell’omonima valle in provincia di Trento, a Viggianello ai piedi del Pollino. A Scanzano Jonico invece c’erano – ma non si vedevano – un aviere sardo in servizio nell’aeroporto militare di Decimomannu, e un panettiere di Sinnai, in provincia di Cagliari. E qualcuno si è difeso sostenendo di aver fatto il pendolare.

Tocca almeno 8 regioni la maxi-inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza per cui ieri il gip Rosa Larocca ha disposto la sospensione per due mesi dei dirigenti di alcune scuole paritarie lucane e il sequestro di beni e contanti per 500mila euro.

Si tratta del presidente/amministratore di Scuola Nazionale Angelo Scaringi, e di Prospero Massari, direttore dell’istituto commerciale Fabio Besta e del turistico Mario Pagano di Scanzano Jonico.

Entrambi sono istituti paritari proprio del network di Scuola Nazionale, assieme al tecnico per geometri “Pitagora” di Potenza, che è finito a sua volta nella bufera. Poi c’è il tecnico per geometri Falcone – Borsellino di Viggianello.

In totale sono 235 gli indagati: 5 dirigenti scolastici (oltre a Scaringi e Massari, Massimo Branca Filomena Lucca e Mattia Dideco), 80 insegnanti e poi studenti di mezza Italia che avevano trovato in Basilicata il posto migliore per conseguire un diploma. Certo, alla fine dovevano sostenere un’esame, ma dov’era prevista la frequenza dei corsi si trovava sempre qualcuno disposto ad aggiustare i registri.

«False annotazioni concernenti gli argomenti trattati e l’attività didattica svolta». Così le chiama il pm Annagloria Piccininni che ha coordinato il lavoro delle fiamme gialle. Oltre alla mancata annotazione delle assenze di tutti quegli studenti “fuori sede”.

A far partire l’indagine, che è andata man mano ingigantendosi fino ad oggi, è stato un esposto presentato a febbraio del 2009 da un ispettore del Ministero della pubblica istruzione alle dipendenze dell’Ufficio scolastico regionale. Ai suoi superiori sembra che avesse denunciato da tempo i suoi sospetti dopo aver notato durante la sessione estiva degli esami al Mario Pagano di Scanzano tutti quegli studenti un po’ attempati e provenienti dalle parti più disparate d’Italia. Tant’è vero che anche un suo collega ha raccontato che durante un’ispezione a sorpresa tra marzo e aprile del 2007 camminando tra le aule deserte dell’istituto si era sentito dire che gli studenti non c’erano, o meglio erano in sciopero, perché il riscaldamento dell’istituto non funzionava bene.

 Chiaro che d’estate il problema non si poneva, visto il numero di candidati arrivati da ogni dove per guadagnarsi un titolo di studio in un’ambiente ospitale e accogliente. La differenza tra loro e i privatisti di una “non paritaria” sta tutta qui: nel fatto di poter svolgere l’esame finale «in sede seppure con una commissione in parte esterna»; e in quello «di svolgere gli esami di idoneità, integrativi e preliminari presso la sede dell’Istituto senza la nomina di un commissario governativo esterno, poiché le funzioni di garanzia sono espletate dal dirigente scolastico dell’istituto».

Ai militari della finanza – quasi non bastasse il resto – c’è chi ha «confermato che talvbolta per i compiti in classe relatici a specifiche materie tecniche agli studenti veniva fornita dai docenti presenti anche lo svolgimento/soluzione delle prove stesse».

Bastava pagare e tutto era possibile. Ma prima di arrivare agli istituti “d’esame” gli investigatori hanno ricostruito anche la catena del reclutamento dei potenziali studenti/clienti. Scuole private non paritarie di Cagliari, Gravina di Puglia, Corigliano Calabro, Spezzano Albanese, Tramutola, San Marco Argentano, Bari, Castrovillari e Rossano Calabro. I titolari non risultano tra gli indagati. Eppure almeno 13 studenti hanno testimoniato che erano proprio loro a raccogliere i soldi.

l.amato@luedi.it

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