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I furgoni della Penitenziaria che ieri mattina hanno portato gli arrestati in tribunale

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MATERA – Tredici ore di udienza quasi non stop, per raccogliere e cristallizzare le fonti di prova a carico degli otto indagati nello stupro di gruppo, consumatosi la notte dello scorso 6 settembre in una villa di via Pertini a Marconia di Pisticci.

Tanto è durato ieri quello che in gergo giudiziario si definisce incidente probatorio, ovvero una sorta di anticipazione del processo, per formare una prova attraverso un rituale irripetibile, a garanzia delle parti offese, le due ragazze inglesi di 15 e 16, ma anche per certi versi degli indagati, quattro dei quali in regime di carcerazione preventiva dal 10 settembre scorso. Si tratta di Michele Masiello, 23 anni, il più grande del gruppo, Alberto Lopatriello di 22, Alessandro Zuccaro di 31 e Giuseppe Gargano di 19. Indagati a piede libero Michele Leone ed Egidio Andriulli, due trapper 22enni di Pisticci, il 21enne Rocco Lionetti e il 20enne Michele Falotico, ultimo destinatario di un Avviso di garanzia, che si dichiara completamente estraneo ai fatti.

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Al centro del rito giudiziario, per tutta la giornata di ieri, solo una delle ragazzine, quella di origini lucane, che non solo ha confermato tutte le accuse a carico degli indagati, ma avrebbe rincarato la dose con nuovi elementi d’indagine. La ragazza è stata incalzata dalle domande degli avvocati della difesa e costretta a ripercorrere tutti i momenti di quella notte maledetta, nella villa dove era in corso la festa di compleanno di un 47enne pisticcese. Assistita dall’avvocato Giuseppe Rago, aveva già reso ampia testimonianza agli inquirenti ed al magistrato. Hanno dovuto attendere due settimane, convivendo con i fantasmi di quella notte, tra studio e letture, chiuse in un’abitazione lontana da Marconia, la cittadina dove stavano trascorrendo le ferie da circa due settimane. Lei è figlia di un marconese che si è trasferito da anni in Inghilterra, dove vive e lavora. Oltre all’avvocato, con loro ieri c’erano alcuni familiari stretti e la traduttrice, perché la ragazza non parlerebbe italiano. La scelta del sabato non è stata casuale, perché si è voluto tenere le due ragazzine lontane da occhi indiscreti. In tribunale sono arrivati dal primo mattino anche i quattro arrestati, con i mezzi della Penitenziaria, e gli indagati.

La loro presenza serviva nella seconda fase dell’incidente probatorio, ovvero quella della “ricognizione delle persone”, durante la quale le vittime devono riconoscere i loro stupratori. In un primo momento, il Gip Angelo Onorati, aveva disposto il riconoscimento all’americana, ovvero con un faccia a faccia tra le ragazzine e gli indagati; poi, come anche gli avvocati della difesa auspicavano, facendo riferimento all’articolo 213 del Codice di procedura penale, si è deciso di optare per la procedura più garantista del confronto di gruppo. In pratica gli indagati sono stati inseriti in un gruppo di ragazzi estranei ai fatti, ma a loro somiglianti per età e caratteristiche fisiche. La ragazza ha riconosciuto tutti gli indagati, ma i difensori in blocco hanno presentato eccezione di nullità per questo rito, in quanto i ragazzi messi per “confondere le acque”, sarebbero stati molto diversi dagli indagati, per segni fisici, tratti somatici e vestiario; quindi, la ragazzina sarebbe stata facilitata nel riconoscimento. Un riconoscimento già effettuato nella fase delle prime indagini, confrontando i nomi con i volti visti sui profili Instagram.

Da questo raffronto sono maturati gli arresti ed i nomi degli indagati a piede libero, compreso l’ultimo, Michele Falotico, che sarebbe stato riconosciuto incrociando il nome letto negli atti con la sua immagine su Instagram.

«Per ottenere la pace si deve lavorare per la giustizia – ha commentato a caldo l’avvocato Giuseppe Rago -. Abbiamo lavorato in tale direzione e ritengo che sia stato fatto un buon lavoro. La prima ragazza interrogata per dodici ore, salvo brevi pause, ha riconosciuto tutti gli odierni indagati. Il cerchio si va chiudendo, ed ora mi auguro che il Gip ne prenda atto e provveda quanto prima, affinché la vita di queste due famiglie riacquisti un po’ di tranquillità. Si è sereni, se si possiede temperanza e fiducia nella giustizia. Si resta infelici, se si possiede cattiveria. La forte determinazione delle due ragazze e l’esemplare contegno delle rispettive famiglie che assisto, la loro fiducia nella giustizia, sono state e continueranno ad essere, per me e per tutta la gente desiderosa di verità e giustizia, la nostra vera forza».

Domani alle 14, riprenderà l’incidente probatorio, con l’esame dell’amica 16enne di nazionalità inglese.

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