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POTENZA – L’ “operazione trasparenza” tentata dall’amministratore unico di Sviluppo Basilicata, Raffaele Ricciuti, che, rompendo il silenzio che da anni avvolge la Spa, martedì scorso ha convocato stampa e televisioni per fare il punto sulle attività delle società in house della Regione, non ha convinto tutti. A partire dalla vicenda della nuova nomina dello stesso Ricciuti. Che, nel corso della conferenza stampa, a domanda del cronista, aveva risposto: «Sono stato riconfermato a capo della società, come è possibile leggere anche sul sito».

Eppure, nelle pagine web della Spa che si occupa di promuovere lo sviluppo delle imprese, non c’è traccia. Almeno consultando le principali voci del sito, non pare ci siano riferimenti evidenti alle notizia.

Passata del tutto sotto silenzio anche sugli altri canali istituzionali. “Snobbata” pure dal portale della Regione Basilicata che normalmente non lesina aggiornamenti. Qualche ricerca aggiuntiva ci consente di scoprire che sì, Raffaele Ricciuti – il cui mandato era scaduto da quasi due anni, poi prorogato – ha ricevuto una nuova nomina.

L’atto risale allo scorso 21 ottobre. Tra gli ultimi adottati dal presidente De Filippo, che presto dovrà lasciare il palazzo di viale Verrastro.

Una scelta politica abbastanza discutibile, visto che in Regione sta per insediarsi un nuovo governatore, che, almeno in teoria, avrebbe potuto optare per un altro orientamento.

Anche perché la nomina ha validità fino ad aprile del 2016. Ricciuti rimarrà, quindi al suo posto, per almeno altri tre anni e mezzo. Dicevamo che a dispetto della portata della notizia che potremmo definire quasi di pubblica utilità, sul sito non c’è alcuna traccia.

Così come è vuota di contenuti la sezione che si apre cliccando il link “amministrazione trasparente”, che enti e società partecipate sono tenute a garantire, secondo le previsioni del decreto legislativo  numero 33 del 2013 .

A riprova del fatto che una conferenza stampa e una diretta twitter non fanno la trasparenza di un ente. Per correttezza di informazioni, va detto che il decreto ministeriale è recente e che Regione, comuni e altre partecipate lucane stanno aggiornando i dati in rete proprio in questi giorni. Ma sul sito di Sviluppo Basilicata non è possibile reperire nemmeno atti basilari, come il bilancio relativo al 2012. Una notizia  interessante, invece, la scopriamo alla voce “elenco, incarichi e consulenze a personale esterno”.

La pagina è in aggiornamento, come si legge in alto. Sono riportati solo tre nomi, quelli del presidente e dei componenti dell’organismo di Vigilanza, tra cui quelli di Pasquale Briamonte e Mariateresa Mazzitelli, entrambi dell’Ufficio di Gabinetto del presidente De Filippo. Hanno curricula di tutto rispetto. Ma il fatto che personale in forza alla Regione sia arruolato con incarichi aggiuntivi da una sua controllata continua ad alimentare dubbi sul solito “sistema Basilicata”.

Proprio in materia di reclutamento del personale, nella conferenza stampa di martedì, Ricciuti opponeva che Sviluppo Basilicata non è tenuta a rispettare le norme che regolano la materia nelle pubblica amministrazione.

La sua natura societaria e il tipo di servizi che eroga – secondo quanto riferito dall’amministratore unico – la renderebbe un caso a parte.

Ma anche su questo la lettura sarebbe “ambigua”: la recente legislazione tenderebbe ad assimilare anche le società partecipate che erogano servizi non strettamente necessarie ad enti pubblici.

E a confermare questa lettura c’è anche una sentenza della Corte dei Conti  della regione Lombardia.

E non convince tutti neanche la difesa di Sviluppo Basilicata in merito al compenso del personale della società che lavora ai bandi affidati della Regione.

Nei rendiconti della società ci sono remunerazioni che variano dai 300 ai 500 euro.

L’accordo quadro tra Regione e Sviluppo Basilicata rimanda la quantificazione al “tariffario” indicato dal ministero del Lavoro.

Che indica sì queste fasce di compensi, ma per il solo personale esterno.

Nel caso di interni, come accade a Sviluppo Basilicata, bisogna adeguarli al costo giornaliero del dipendente.

Di molto inferiore rispetto delle cifre individuate per gli esterni. Nè tantomeno sembra possibile che le spese di gestione, come quelle telefoniche o di altra natura, possano essere inserite nel costo di una giornata/ uomo.

Anche perché nello stesso accordo quadro è previsto che i costi fissi della struttura operativa “siano oggetto di quantificazione successiva”.

E seppure questo tipo di rendicontazione dovesse risultare legittimo, rimarrebbe comunque discutibile:  effettuare una qualsiasi forma di controllo diventa molto più complicato. Si tratta pur sempre di una società a partecipazione completamente pubblica. E come tale, come prima cosa, sarebbe tenuta a garantire la massima limpidezza nella gestione delle risorse finanziarie.

m.labanca@luedi.it

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