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POLICORO – Si professa innocente e certo di poter dimostrare nel processo la verità dei fatti. Continua ad avere, e non tanto per dire, estrema fiducia nella magistratura, “purchè si rispettino i termini per la celebrazione del processo”. Cosimo Ierone (in foto), 48 anni, ex assessore ai Lavori Pubblici e Urbanistica del Comune di Policoro, da poco rimesso in libertà dopo gli arresti domiciliari dal 13 gennaio al 7 marzo scorso a seguito dell’inchiesta della Procura di Matera su presunte tangenti sull’installazione della pubblica illuminazione a “Led”, parla in esclusiva al Quotidiano della Basilicata. Nel 2008 a capo di una lista civica “Città nuova” ottenne un consenso personale di circa 370 voti ed un successo per la lista che ottenne quattro seggi, risultando la più suffragata della maggioranza di centrodestra che amministra il Comune. Invoca “celerità nella magistratura affinché possa riprendere, se assolto, l’attività politica a pieno regime”. Nel frattempo, visibilmente ingrassato e con i capelli lunghi, è tornato in officina a fare il gommista.

Signor Ierone, come sta?
Moralmente sto a terra. Non sto bene. Sono molto provato non solo per la detenzione subita, ma in particolare per aver patito una grave ingiustizia con diffamazione da parte di persone alle quali nella mia vita ho fatto solo del bene.

A chi si riferisce?
A chi mi ha ingiustamente accusato.

Di che cosa è accusato?
Mi hanno accusato di aver intascato due tangenti, una di 1000 euro ed una di 2700 euro. Addirittura di aver eseguito un versamento bancario della prima somma il giorno successivo con dei contanti. Ho prova, anche perché per la mia attività faccio versamenti bancari quasi ogni giorno, che comunque in quel periodo non ho mai versato in banca 1000 euro in contanti. Logicamente escludo di aver mai ricevuto somme di danaro e voglio solo evidenziare che nella mia attività assessorile, durata poco meno di tre anni, per il Comune di Policoro ho fatto appaltare lavori pubblici per un ammontare di circa dieci milioni di euro. Se sono soggetto a ricevere tangenti, come a questo punto potrebbe pensare qualcuno, invito gli investigatori a verificare se su tali somme ho preso soldi. Mi sono solo preoccupato che i lavori venissero fatti a regola d’arte e che si desse occupazione ai giovani di questo territorio. Una cosa è certa, non mi sono assolutamente arricchito. Al contrario di altri la mia situazione patrimoniale ed economica è la stessa di sempre. Vivo della mia attività di gommista, il cui locale dell’officina è in fitto, abito ancora nella casa di mio padre. Avevo iniziato a realizzare un’officina nuova di mia proprietà nella zona D/2. Quei lavori sono fermi dal 2006, da quando fui eletto consigliere comunale di Policoro all’opposizione. Per il resto possiedo due auto: una Panda con la quale vado a tartufi, abbastanza vecchia, ed una Bmw del ’97. Tutto qui.

Ci può spiegare la vicenda della scatola di sigari che, a parere dell’accusa, conteneva 4000 euro che Colamarino avrebbe portato nella sua stanza?
Ho già chiarito al giudice la vicenda che mi viene contestata. Non ricordo in particolare l’episodio. Non escludo però che il 19 aprile, data di riferimento del fatto, Colamarino si sia recato presso il mio ufficio e mi abbia lasciato una scatola di sigari, con all’interno sigari e non danaro. Ma escludo, sempre come ho detto al giudice, di essermi recato nella stanza del sindaco, avendo in mano la scatola dei sigari ed avergliela poi consegnata. Se non ricordo male, per aver avuto modo di riflettere a lungo sull’episodio in questi due mesi, in quel giorno credo di ricordare che nella stanza di Lopatriello si teneva la giunta.

Giuseppe Pascale è il suo accusatore. Penso che a questi si riferiva. L’accusa sostiene che lei “scorporasse” la tangente dal compenso liquidato che la sua ditta fatturava al Comune.
La verità dei fatti è ben altra. Tanto si evince, per quanto possa sembrare assurdo, dai due interrogatori sostenuti da Pascale e dalle prove che al processo porterò alla valutazione di chi mi giudicherà. Onestamente ancora oggi, non riesco a darmi una motivazione concreta sull’atteggiamento assunto dal Pascale.

Veniamo alla questione amministrativa. Si è dimesso da assessore per il tramite del suo avvocato. Ha finito di fare politica?
Si mi sono dimesso da assessore perché con tale gesto ho voluto evitare qualsiasi attaccamento all’esercizio del potere politico e per dare prova alla magistratura che non volevo e non voglio inquinare alcunché per raggiungere la verità vera. Con questo però non voglio affermare di rinunciare alla mia attività politica che riprenderò a pieno ritmo nell’interesse della mia città, appena sarà conclusa questa incresciosa vicenda. Tale mia decisione scaturisce anche dalla soddisfazione morale che ho avuto appena rimesso in libertà da tanti amici che mi hanno espresso affetto e solidarietà. Essi costituiscono, a mio parere, tutta la parte buona di Policoro che non può essere individuata come una città corrotta.

Nel frattempo il sindaco facente funzione, Rocco Leone, ha nominato una nuova giunta. Nei giorni antecedenti gli arresti si parlava di un asse di Città nuova con il Pdl con il quale avevate presentato al sindaco una piattaforma politica comune.Come commenta il nuovo assetto di giunta?
Per motivi di opportunità, non entro nel merito. Dico solo che era necessaria una giunta di elevato carattere tecnico.

Cosa ha fatto in casa in questi due mesi?
Vedevo la tv e ho passato molto tempo a riflettere. L’unica cosa positiva è che mi sono finalmente goduto la mia famiglia.

In conclusione. Chi è Cosimo Ierone?
Una persona onesta e pulita.

Le è mai venuto in mente, “ma chi me l’ha fatta fare a candidarmi e fare l’amministratore comunale”?
No, non mi sono mai pentito di questo. Ho passione per la politica, ma soprattutto ci tengo alla mia città ed alla mia comunità.

E’ tornato a fare il gommista ora che non è più assessore?
Certo. A tempo pieno.

Pierantonio Lutrelli

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