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POTENZA – Scena internazionale e esperienze locali si mescoleranno in un cartellone di qualità. «È quello su cui puntiamo da sempre, il buon livello». E non è poco in un momento in cui la cultura sconta tagli, distanza delle istituzioni, clima generale di disagio. Ma quelli di Basilicata 1799, associazione da anni impegnata a distribuire cultura, danza e teatro tra città e dintorni, al festival Città delle cento Scale ha deciso che no, non si poteva rinunciare.

La quinta edizione propone ancora una volta un livello altissimo di produzioni in cartellone: artisti che si stanno facendo largo nella scena europea, coreografi e danzatori già affermati sul palcoscenico internazionale, produzioni italiane originali e tracce locali di grande creatività.

La rassegna di danza urbana e arti performative ancora una volta, come da tradizione, popolerà la città nei suoi spazi e nei suoi contenitori, riempiendo luoghi più formali come il teatro Stabile e spazi inediti, come l’ex centrale del latte in viale del Basento.

Si comincia proprio dall’ex Vivalat, domenica sera, con una installazione (ingresso gratuito, a partire dalle 19.00 e fino alle 23.00) firmata da Silvio Giordano, Wop e Osa. Sarà una vera e propria festa che andrà avanti con il contributo Abito in scena, Antonio Infantino e la sua band, Pino Quartana, Vito Viglioglia, Dj Zwala. L’evento si richiama a un’antica festa popolare della città di Potenza e recupera, omaggiandolo, un lavoro che Paolo Rosa, fondatore di Studio Azzurro, aveva avviato sulle scalinate di via del Popolo nel 2009. L’appuntamento di domenica inauguerà la sezione “Fanoi  – Aberi in fuoco” del cartellone.

Tra le novità di quest’anno, infatti, la presenza di diverse sezioni. A “Fanoi” si aggiungono la seconda sezione, “Rito”, che fa riferimento alla danza e al teatro come primitive forme rituali, e la sezione “Petrolio”, che resterà fissa nel festival anche nelle prossime edizioni. Lunedì, Alessandro Sciarroni sarà al teatro Stabile con lo spettacolo Folk’s, ad aprire la seconda sezione.

«Siamo soddisfatti per quello che siamo riusciti a fare, nonostante ristrezze economiche, la distanza sempre maggiore tra la cultura e le politiche programmate». Francesco Scaringi, uno dei fondatori del festival, richiama il valore che la rassegna vuole aggiungere al contenuto artistico. Ed è un valore aggiunto calcolato in termini di relazioni con la città. «Al centro del cartellone resta la polis, la città come comunità».

Danza urbana e luoghi si mescoleranno sui temi del sociale e dell’attualità. «Abbiamo scelto di dedicare al “petrolio” parte del cartellone – aggiunge Peppe Biascaglia, altro fondatore del festival – non per farne un feticcio. Partendo dalle suggesioni lasciateci in eredità dal lavoro di Pasolini, l’idea è quella di provare a disseminare il cartellone di appunti e riflessioni. Perché inevitabilmente, in mille modi, il petrolio torna nella nostra quotidianità, ancora di più in questa regione».

Da ottobre a dicembre, il festival ospiterà in città artisti e autori della scena internazionale come Sciarroni, il direttore della Biennale Danza Virgilio Sieni, Antonio Latella e Ricci/Forte, Chiara Frigo.

Sguardo puntato anche alle produzioni di artisti nati in Basilicata che qui, però, non hanno trovato adeguato spazio come Terry Paternoster o Brancale. E poi la creatività di autori/attori locali pronti a farsi spazio.

La campagna abbonamenti sarà aperta al teatro Stabile lunedì (oppure ci si può rivolgere all’agenzia Info e Ticket). Ma molti saranno gli spetacoli gratuiti.

«Abbiamo un pubblico di affezionati, ma stiamo cercando di raggiungere anche generazioni diverse o chi magari non ci ha mai seguito». E l’idea del cartellone itinerante serve anche a questo. «Vogliamo intrecciare relazioni nella città». La spinta: valorizzare l’architettura urbana, gli spazi meno conosciuti, i contenitori sociali. Dal teatro comunale, alla nuova casa del volontariato, alle scale mobili, al Salone dei rifiutati. Mescolando centro e periferia, mischiando «luoghi soliti e spazi della socialità». Spazi di città.

sa.lo.

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