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di ROBERTO D’ALESSANDRO
PISTICCI – Una bonifica che tarda ad arrivare, per la quale ci sono i soldi, ma non le idee, tanto che la Regione ha rischiato (e può nuovamente rischiare) di perdere i finanziamenti. Una inchiesta che getta ombre sull’operato di Tecnoparco, con l’antimafia che vuole vederci chiaro sull’esattezza di alcuni codici rifiuti fra quelli legati alla filiera del petrolio lucano e smaltiti negli impianti di trattamento reflui dell’azienda. Un’azienda, la Tecnoparco, che era nata per fare tutt’altro e si ritrova, invece, a fondare il suo core business sul trattamento dei rifiuti speciali. 
Dalle vasche dell’impianto più discusso della Valbasento ha avuto origine quella lunga storia di miasmi oggi mitigata solo in parte con alcuni lavori di copertura,  peraltro molto costosi ed a carico dei contribuenti, in attesa che venga ancora attuato tutto quanto prescritto nelle conferenze di servizi regionali ispirate dalla protesta dei cittadini e dalla determinazione del Comune di Pisticci. Fra i correttivi anche i misuratori di portata dei liquidi in entrata ed in uscita. Intanto c’è un territorio che s’interroga sui rischi per la salute derivanti da un’area sulla quale insistono forme di inquinamento chimico vecchie e nuove, che vede aumentare le morti per tumore. 
E ci sono agricoltori esasperati che vogliono sapere se la Valbasento è food o non food. Se possono coltivare i campi, allevare gli animali e commercializzare i prodotti che ne derivano. Alcuni di loro, proprio venerdì scorso, ed a proprie spese, hanno fatto svolgere nuove analisi private sui loro terreni e sulle acque che attraversano le loro aziende. E’ in questa lunga e complessa premessa che trova coerenza logica la manifestazione organizzata ieri mattina a Pisticci Scalo, nella zona industriale, nei piazzale antistante Tecnoparco. L’appuntamento, voluto da Aria Pulita, doveva fare da contraltare al consiglio comunale congiunto convocato dal comune di Pisticci all’interno del sito industriale per discutere dei ritardi regionali sulla bonifica, ma poi annullato in seguito alla proroga dei finanziamenti. La mattinata ha permesso così di sintetizzare alcune richieste. La portavoce di Aria Pulita, Luciana Coletta, ha ribadito la necessità di aprire un tavolo tecnico di confronto con la Regione Basilicata e tutti i soggetti istituzionali oltre ad Arpab ed aziende sanitarie, ma anche un tavolo della trasparenza permanente con i sindaci della Valbasento, ulteriori analisi indipendenti ed uno screening medico della popolazione. Ad aprire una fase di confronto con tutti i soggetti coinvolti si è detto disponibile l’assessore regionale all’agricoltura, Ottati che ha riconosciuto la gravità della situazione, i ritardi della politica e l’esigenza di non disunirsi. Il sindaco di Pisticci Di Trani ha apprezzato la schiettezza nelle ammissioni del rappresentante delle istituzioni regionali. 
Il primo cittadino ha nuovamente ripercorso le tappe più importanti della sua azione ed ha tenuto a fare una precisazione: «Lo scambio di codici rifiuti su cui indaga la magistratura è fatto gravissimo, se sarà accertato potrò far chiudere Tecnoparco». E il lavoro? Di Trani indica una strada che oltre dieci anni fa venne tracciata dal Comitato Anticentrale di Pisticci, in base alla quale il problema occupazionale è un falso problema: «I contratti dei lavoratori di Tecnoparco – ha detto Di Trani – sono gli stessi dell’Agrobios, quindi i dipendenti possono anche essere assunti altrove», insomma possono essere ricollocati dalla Regione Basilicata. Peraltro, «a dover proprio essere costretti a scegliere fra diritto al lavoro e tutela della salute pubblica, è la salute a prevalere»: il portavoce del M5s in Senato, Petrocelli, cita il procuratore di Taranto Sebastio. «Il problema – ha aggiunto Petrocelli – non si risolve nemmeno con la bonifica né eliminando i reflui, perchè sposteranno l’inquinamento a monte, nei nuovi pozzi di reiniezione. Vanno bloccate, pertanto, le sorgenti dell’inquinamento. Come parlamentari ci opponiamo ai nuovi pozzi di petrolio».
«Non rinnovare le autorizzazioni in essere per il trattamento dei rifiuti provenienti da fuori regione e dall’insostenibile attività petrolifera. 
La regione Basilicata deve uscire da Tecnoparco e fare delle scelte  di campo» è stata la posizione sostenuta da Felice Santarcangelo di No Scorie Trisaia. Secondo la Ola «Tecnoparco è una bomba ecologica, insostenibile per l’ambiente, pericolosa per la salute dei cittadini, dannosa per le attività agro-zootecniche prevalenti in Val Basento e nel Metapontino». La Ola ha chiesto la «chiusura definitiva dello stabilimento». La palla, adesso, passa alle istituzioni. Toccherà a loro prendere una posizione chiara e definitiva sulla Valbasento. E a questo proposito Marcello Pittella ha inviato una lettera al sindaco di Pisticci parlando di «volontà del governo lucano di tenere sempre alta la guardia quando vi sono in gioco la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini».
L’assessore all’Ambiente e Territorio, Aldo Berlinguer, dal canto suo, ha sollecitato l’autorità giudiziaria a «svolgere rapidamente le indagini per fare chiarezza, adottando, se del caso, ogni opportuna misura». «E’ corretto che le indagini proseguano ed accertino fatti e responsabilità,  se ve ne sono – ha detto Berlinguer – semmai occorre fare presto affinché i cittadini non vengano lasciati nel dubbio, nell’incertezza su ciò che accade sul loro territorio. Non siamo la terra dei veleni – ha concluso – e non vogliamo essere così rappresentati».

PISTICCI – Una bonifica che tarda ad arrivare, per la quale ci sono i soldi, ma non le idee, tanto che la Regione ha rischiato (e può nuovamente rischiare) di perdere i finanziamenti. Una inchiesta che getta ombre sull’operato di Tecnoparco, con l’antimafia che vuole vederci chiaro sull’esattezza di alcuni codici rifiuti fra quelli legati alla filiera del petrolio lucano e smaltiti negli impianti di trattamento reflui dell’azienda. 

Un’azienda, la Tecnoparco, che era nata per fare tutt’altro e si ritrova, invece, a fondare il suo core business sul trattamento dei rifiuti speciali.

 

 Dalle vasche dell’impianto più discusso della Valbasento ha avuto origine quella lunga storia di miasmi oggi mitigata solo in parte con alcuni lavori di copertura,  peraltro molto costosi ed a carico dei contribuenti, in attesa che venga ancora attuato tutto quanto prescritto nelle conferenze di servizi regionali ispirate dalla protesta dei cittadini e dalla determinazione del Comune di Pisticci. 

Fra i correttivi anche i misuratori di portata dei liquidi in entrata ed in uscita. Intanto c’è un territorio che s’interroga sui rischi per la salute derivanti da un’area sulla quale insistono forme di inquinamento chimico vecchie e nuove, che vede aumentare le morti per tumore. 

E ci sono agricoltori esasperati che vogliono sapere se la Valbasento è food o non food. 

Se possono coltivare i campi, allevare gli animali e commercializzare i prodotti che ne derivano. Alcuni di loro, proprio venerdì scorso, ed a proprie spese, hanno fatto svolgere nuove analisi private sui loro terreni e sulle acque che attraversano le loro aziende. 

E’ in questa lunga e complessa premessa che trova coerenza logica la manifestazione organizzata ieri mattina a Pisticci Scalo, nella zona industriale, nei piazzale antistante Tecnoparco. 

L’appuntamento, voluto da Aria Pulita, doveva fare da contraltare al consiglio comunale congiunto convocato dal comune di Pisticci all’interno del sito industriale per discutere dei ritardi regionali sulla bonifica, ma poi annullato in seguito alla proroga dei finanziamenti. 

La mattinata ha permesso così di sintetizzare alcune richieste. La portavoce di Aria Pulita, Luciana Coletta, ha ribadito la necessità di aprire un tavolo tecnico di confronto con la Regione Basilicata e tutti i soggetti istituzionali oltre ad Arpab ed aziende sanitarie, ma anche un tavolo della trasparenza permanente con i sindaci della Valbasento, ulteriori analisi indipendenti ed uno screening medico della popolazione. 

Ad aprire una fase di confronto con tutti i soggetti coinvolti si è detto disponibile l’assessore regionale all’agricoltura, Ottati che ha riconosciuto la gravità della situazione, i ritardi della politica e l’esigenza di non disunirsi. 

Il sindaco di Pisticci Di Trani ha apprezzato la schiettezza nelle ammissioni del rappresentante delle istituzioni regionali. Il primo cittadino ha nuovamente ripercorso le tappe più importanti della sua azione ed ha tenuto a fare una precisazione: «Lo scambio di codici rifiuti su cui indaga la magistratura è fatto gravissimo, se sarà accertato potrò far chiudere Tecnoparco». 

E il lavoro? Di Trani indica una strada che oltre dieci anni fa venne tracciata dal Comitato Anticentrale di Pisticci, in base alla quale il problema occupazionale è un falso problema: «I contratti dei lavoratori di Tecnoparco – ha detto Di Trani – sono gli stessi dell’Agrobios, quindi i dipendenti possono anche essere assunti altrove», insomma possono essere ricollocati dalla Regione Basilicata. Peraltro, «a dover proprio essere costretti a scegliere fra diritto al lavoro e tutela della salute pubblica, è la salute a prevalere»: il portavoce del M5s in Senato, Petrocelli, cita il procuratore di Taranto Sebastio. 

«Il problema – ha aggiunto Petrocelli – non si risolve nemmeno con la bonifica né eliminando i reflui, perchè sposteranno l’inquinamento a monte, nei nuovi pozzi di reiniezione. Vanno bloccate, pertanto, le sorgenti dell’inquinamento. Come parlamentari ci opponiamo ai nuovi pozzi di petrolio».

«Non rinnovare le autorizzazioni in essere per il trattamento dei rifiuti provenienti da fuori regione e dall’insostenibile attività petrolifera. 

La regione Basilicata deve uscire da Tecnoparco e fare delle scelte  di campo» è stata la posizione sostenuta da Felice Santarcangelo di No Scorie Trisaia. Secondo la Ola «Tecnoparco è una bomba ecologica, insostenibile per l’ambiente, pericolosa per la salute dei cittadini, dannosa per le attività agro-zootecniche prevalenti in Val Basento e nel Metapontino». 

La Ola ha chiesto la «chiusura definitiva dello stabilimento». La palla, adesso, passa alle istituzioni. Toccherà a loro prendere una posizione chiara e definitiva sulla Valbasento. E a questo proposito Marcello Pittella ha inviato una lettera al sindaco di Pisticci parlando di «volontà del governo lucano di tenere sempre alta la guardia quando vi sono in gioco la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini».L’assessore all’Ambiente e Territorio, Aldo Berlinguer, dal canto suo, ha sollecitato l’autorità giudiziaria a «svolgere rapidamente le indagini per fare chiarezza, adottando, se del caso, ogni opportuna misura».

 «E’ corretto che le indagini proseguano ed accertino fatti e responsabilità,  se ve ne sono – ha detto Berlinguer – semmai occorre fare presto affinché i cittadini non vengano lasciati nel dubbio, nell’incertezza su ciò che accade sul loro territorio. Non siamo la terra dei veleni – ha concluso – e non vogliamo essere così rappresentati».

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