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OPPIDO MAMERTINA (RC) – La procura antimafia di Reggio Calabria ha avviato un’indagine su quanto accaduto a Oppido Mamertina, dove la processione della Madonna delle Grazie si è fermata davanti all’abitazione del boss della ‘ndrangheta Peppe Mazzagatti, 82 anni, condannato all’ergastolo ed ai domiciliari per motivi di salute (LEGGI L’ARTICOLO SULLA PROCESSIONE).

Alla Dda è giunta la segnalazione inviata dai carabinieri di Oppido il cui comandante ha abbandonato la processione quando si è accorto di ciò che stava accadendo, avviando i primi accertamenti. L’indagine punta ad accertare l’eventuale livello di contiguità dei portatori della statua della Madonna e se la sosta era stata programmata o se pure sia stata una decisione presa all’ultimo momento. 

IL VIDEO: LE IMMAGINI DELLA PROCESSIONE CHE OMAGGIA IL BOSS

DURO L’OSSERVATORE ROMANO – Sulla vicenda interviene direttamente il Vaticano. L’Osservatore Vaticano, nell’edizione di oggi, fa riferimento al caso di Oppido definendola un «pervertimento religioso». In un articolo che apre la seconda pagina del quotidiano della Santa Sede, Pierluigi Natalia scrive: «La vicenda non è certamente la prima del genere in zone dove il pervertimento del sentimento religioso si accompagna spesso all’azione della criminalità e a un’acquiscenza dettata da paura o interesse, purtroppo ancora diffusa tra la popolazione».

IL CLAMORE MEDIATICO E IL TWEET DI FIORELLO – In queste ore in paese c’è tensione. Poca voglia di parlare con i giornalisti e tanta rabbia per il clamore mediatico della vicenda. Anche Fiorello su twitter lancia l’hashtag #iononminchino ed ha già molti follower. Facendo riferimento alle polemiche, ha voluto dare un segnale di protesta cui in tanti si stanno associando (LEGGI TUTTE LE REAZIONI).

 

LA TELEFONATA DI GRASSO AL MARESCIALLO – Sempre sui social network rimbalza un altro intervento, quello del presidente del Senato Piero Grasso che su Facebook scrive: «Ho telefonato al maresciallo Marino per ringraziarlo. Grazie ancora, a nome di tutti cittadini onesti». Rivolgendosi al sottufficiale che ha ordinato i suoi uomini di andarsene di fronte all’inchino della statua, Grasso riporta: «Sono certo che questo gesto inammissibile, questo tristissimo “omaggio”, non rappresenti il
popolo calabrese». Aggiunge il presidente del Senato: «Mi piacerebbe che questa fosse la quotidianità di ciascuno di noi: allontanarsi ogni volta che non è opportuno restare, scegliere da che parte stare e andare a fare il proprio dovere per cambiare le cose».

 

LA PROTESTA DEI FAMILIARI DEL BOSS – A contestare la ricostruzione dell’inchino ci sono i familiari del boss Mazzagatti. Urla la sua rabbia la figlia: «Distruggono la mia famiglia». E in una lettera al Quotidiano, la moglie di Mazzagatti contesta: «Mio marito ridotto allo stato vegetale, si inventano fatti inesistenti» (LEGGI).

LEGGI IL PROFILO DEL BOSS MAZZAGATTI

GUARDA IL VIDEO: LO SFOGO DELLA FIGLIA DEL BOSS

NUNNARI: “FERMARE LE PROCESSIONI” – Della processione di Oppido parla anche il presidente della Conferenza episcopale Calabra e arcivescovo di Cosenza, Salvatore Nunnari: «Dispiace – dichiara all’Ansa – che i preti non abbiano avuto il coraggio non di andare via ma di scappare dalla processione. Quando i carabinieri hanno lasciato, i preti dovevano scappare dalla processione. Avrebbero dato un segnale e di questi segnali abbiamo bisogno». Secondo Nunnari, più in generale, «Siccome sotto la vara può capitare che ci sia il mafioso di turno che fa poi il capo, allora bisogna avere il coraggio di fermare le processioni. Se fossi vescovo di quella città per un pò di anni non ne farei e credo che sarebbe cosa gradita alla Madonna». Ed è sempre Nunnari a far sapere che a breve la Conferenza episcopale calabra si riunirà proprio per discutere della questione ‘ndrangheta, anche alla luce della proposta del vescovo di Reggio Calabria di sospendere per 10 anni la presenza dei padrini da battesimi e cresime (LEGGI).

 

LA CURIA ANNUNCIA “ENERGICI PROVVEDIMENTI” – La curia di Oppido-Palmi, intanto, ha comunicato una ferma presa di posizione: «Il vescovo – è scritto in una nota – completata l’analisi già avviata in più direzioni sul doloroso fatto, ha promesso energici provvedimenti». L’iniziativa di monsignor Francesco Milito è stata annunciata «sia per la difesa e la protezione del clero impegnato in prima linea e delle loro comunità ecclesiali, che hanno il diritto di non essere disturbati da forme così plateali, sia perché abbiano il sopravvento lo splendore del volto santo della Diocesi, le grandi potenzialità e i desideri di rinascita, che si porta dentro dal riuscitissimo e fervoroso Congresso Eucaristico, concluso di recente e considerato come vera forza per contribuire al rinnovamento della Piana».

DUE SETTIMANE FA LA SCOMUNICA DEL PAPA – Una vicenda di non poco conto quest’ultima, che ha provocato la reazione del comandante della locale stazione dei Carabinieri il maresciallo Andrea Marino, il quale vedendo quelle scene ha abbandonato la processione, ma anche perché questa vicenda si è compiuta dopo la pesante scomunica del Papa alla ‘ndrangheta pronunciata proprio durante la sua visita a Cassano sullo Jonio. Una notizia quella anticipata ieri dal nostro giornale che è stata ripresa da tutti media italiani, ma anche europei. Una vicenda che in qualche modo ripropone l’esigenza di rivedere quelle sacche di collusioni tra pezzi della Chiesa e uomini della ‘ndrangheta che secondo il papa sono in antitesi profonda. 

VIDEO: PAPA FRANCESCO SCOMUNICA I MAFIOSI

LEGGI LA PROTESTA DEI DETENUTI DOPO LA SCOMUNICA

Un tema non nuovo in Calabria dove gli ‘ndranghetisti cercano di aumentare il loro prestigio e il loro consenso sociale servendosi persino delle effigi religiose. E che questa fosse una terra di contraddizioni Monsignor Francesco Milito, il vescovo di Oppido Mamertina – Palmi lo aveva certamente intuito, perché pochi giorni dopo il suo arrivo in Diocesi nel luglio del 2012 , fece un gesto per molti incomprensibile: regalò alla Madonna Annunziata alla quale affidò la Diocesi, un diadema incastonato ai piedi della statua della Madonna nel quale sono raffigurate una rosa e un proiettile d’arma da fuoco. Il bello e il brutto di questa terra. 

LEGGI LE REAZIONI

LA PRESA DI POSIZIONE DELLA CEI – Anche la Cei aveva tuonato ieri per la processione di Oppido. Monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Ionio e segretario generale della Cei era stato chiaro: «La Madonna non si inchina ai malavitosi. Chi ha fatto fare l’inchino alla Madonna le ha fatto fare un gesto che la Madre di Dio non ha mai fatto. La Madonna non avrebbe mai fatto quel gesto». In una successiva dichiarazione Galantino ha aggiunto: «Dobbiamo metterci insieme, la malavita non si vince puntando il dito su questo e su quell’altro se ci fa o meno comodo. Io non accetto quello che ormai fanno i professionisti dell’antimafia, dobbiamo metterci insieme perché separati purtroppo perdiamo tutti».

L’INTERVISTA – L’ARCIVESCOVO GRAZIANI: «OSTENTANO POTERE»

IL SINDACO: “RITO TRENTENNALE” – «Se ci sono stati gesti non consoni noi siamo i primi a prendere le distanze ma ci pare che durante la processione è stata ripetuta una gestualità che va avanti da oltre 30 anni, con la Vara rivolta verso una parte del paese». Domenico Giannetta è sindaco da poco più di un mese di Oppido Mamertina. Carica che abbina a quella di assessore provinciale alle Attività Produttive. 

«Siamo fiduciosi incondizionatamente nell’operato delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria, nella massima collaborazione e solidarietà – ha detto il sindaco nel corso di una conferenza stampa – , qualora dovessero emergere in capo a terzi reati da cui si evince che il significato del gesto reiterato nel corso degli anni era rendere riverenza alla criminalità organizzata, noi ci costituiremo parte civile nel procedimento a loro carico in quanto è stato leso il decoro, la dignità e l’immagine di tutti i cittadini onesti e laboriosi della comunità Mamertina, della Provincia di Reggio Calabria e della nostra Regione».

Così racconta l’avvenuto: «Tutti i componenti dell’amministrazione presenti alla processione erano posizionati ad una trentina di metri avanti alla Vara», ha detto Giannetta per il quale si sarebbe «ripetuta una gestualità trentennale. Poi c’è da dire che mancavano poche centinaia di metri alla fine della processione e non c’è stato il tempo di renderci conto di quanto accadeva». Giannetta ha anche annunciato che chiederà subito un incontro con il Prefetto di Reggio Calabria per «illustrare il nostro punto di vista». Che ha anche sintetizzato così: «Non abbiamo nessuna riverenza verso un boss. Se i fatti e le motivazioni di quella “fermata” sono quelli ricostruiti finora, noi siamo i primi a condannare e a prendere le distanze. Noi – ha concluso il sindaco – siamo un’amministrazione che vuole perseguire la legalità». 

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