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“Ti devo infelicitare la vita… ti devo rendere la donna più triste del mondo”, poi gli getta addosso un liquido infiammabile che gli divora il viso.  Il racconto è di Carla Caiazzo, la giovane vittima di stalking da parte del suo ex ragazzo. Dall’altra parte il presunto aggressore, Paolo Pietropaolo, dopo aver versato lacrime davanti al gip e ai pm, tenta di discolparsi. “Mi sono sentito usato da lei, che ha preteso di avere un figlio con me, poi quando ha saputo che era incinta, mi ha completamente abbandonato. Mi chiedo: perché non mi ha lasciato prima? Non poteva farlo con qualcun altro il figlio?”.

Era il primo marzo del 2016, a Pozzuoli, quando Pietropaolo si accanì contro la donna che lo farà diventare padre, al culmine di una storia di cui oggi è possibile conoscere le due versioni. Indagine per stalking, tentato omicidio, lesioni che provocano l’anticipato parto, sono le accuse mosse a Pietropaolo, al termine dell’inchiesta condotta dai pm Clelia Mancuso e Raffaello Falcone. Difeso dall’avvocato napoletano Gennaro Razzino, Pietropaolo è atteso il 24 ottobre dinanzi alla quinta penale. Per lui, il suo legale ha depositato una consulenza di parte che attesta la sua “scemata capacità di intendere e volere”, si legge nel quotidiano napoletano.

 Lei ora, difesa dall’avvocato Maurizio Zuccaro, è pronta a costituirsi parte civile. “Ad ottobre sarò presente in aula, perché i giudici devono guardarmi e capire come mi ha ridotta”. Carla ha chiuso così il verbale: “Voglio solo essere sicura che lui abbia una giusta punizione”. Lei reagisce “Paolo, la bambina…E lui mi ha continuato a strangolare, poi ho perso conoscenza…”.

E lui che fa? “Mi sono ripresa dallo svenimento – dice Carla – e lo ho visto risalire in macchina, è andato a marcia indietro e mi ha detto, ridendo, con una risata perfida: “Ora vatti a divertire, vai ah ah ah!, non lo so come ti divertirai, ora che sei deturpata, mi sono vista allo specchio, ero sfigurata. Avevo tutti i capelli bruciati, mi sono sentita tutti i capelli raggrinzire in testa, la faccia che mi bruciava da morire”.

 

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