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CATANZARO – Il Tribunale di Catanzaro ha assolto Mario Mongiardo, 46 anni, una delle sei persone accusate del tentato omicidio aggravato di Vittorio Sia, presunto boss dell’omonima cosca del Soveratese avvenuto a marzo 2010 (Sia venne ucciso appena un mese dopo in un successivo agguato portato a termine a colpi di kalashnikov). Per Mongiardo il pubblico ministero antimafia, Vincenzo Capomolla, aveva invece chiesto una condanna a 18 anni di reclusione, ma in aula ha prevalso la tesi dei difensori, gli avvocati Salvatore Staiano e Armodio Migali. 

Per gli altri coimputati coinvolti nella medesima inchiesta, che hanno scelto il rito abbreviato, il giudizio di primo grado si è concluso il 22 gennaio 2013 con cinque condanne, a pena comprese fra tre anni e otto mesi di reclusione e un anno. Secondo la ricostruzione degli inquirenti avrebbero agito in concorso nel tentativo di uccidere il presunto boss cinquantunenne, per eliminare una personalità di massimo spessore nel controllo del territorio, ma anche per vendicare la scomparsa del giovane Giuseppe Todaro – sparito il 23 dicembre del 2009 – figlio di Domenico Todaro, fratello di Giuseppe, e fidanzato con la giovane Iozzo. Mongiardo, in particolare, era accusato di aver istigato i due Todaro «nel proposito omicidiario ai danni di Sia».
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