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QUASI il dieci per cento dei terremoti italiani degli ultimi tredici anni ha interessato la Calabria. Lo si deduce dalla nuova carta della sismicità lungo la Penisola, pubblicata in questi giorni dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che ha riportato la localizzazione dei terremoti con magnitudo maggiore di 1.6, avvenuti sul territorio nazionale dal 2000 al 2012.

Si tratta in totale di oltre 50mila eventi sismici. E poco meno di cinquemila di essi hanno riguardato la Calabria o le aree di mare che la lambiscono. Il più rilevante tra tutti è quello che alle 01,05 del 26 ottobre 2012 ha fatto tremare il Pollino, dove si è registrata una magnitudo pari a 5, senza fortunatamente riportare danni per le persone. Altre due scosse rilevanti sono avvenute nel Tirreno: il 26 ottobre del 2006, con magnitudo 5.7 e il 17 dicembre 2008, quando si raggiunse quota 5.1. 

In entrambi i casi, però, si trattò di scosse piuttosto lontane dalla terraferma, anche se furono percepite dalla popolazione. Se nello stesso periodo si allarga il raggio di valutazione alla magintudo 4, le scosse riportate in Calabria dalla carta della sismicità sono invece 25, sparse su tutto il territorio regionale. I più recenti sono stati nell’autunno scorso: il 13 novembre all’altezza di Palmi (magnitudo 4.4) e il 16 ottobre vicino a Belvedere Marittimo, quando l’intensità arrivò a 4.6.

Numerosi, ma di bassa intensità, i fenomeni sismici registrati invece dall’inizio del 2013: circa 300 quelli che hanno superato la soglia di 1.6. I più forti sono stati quelli sul Tirreno cosentino (magintudo 3.4, il 9 maggio), al largo dell’alto Jonio (magnitudo 3.2, l’1 aprile), sull’immancabile Pollino (magnitudo 3.2, il 17 marzo) sull’Aspromonte (magnitudo 3.3, il 3 marzo).

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Su tutta la Penisola in questi 13 anni ci sono stati numerosi importanti terremoti oltre ai tre drammatici eventi di San Giuliano di Puglia del 2002, dell’Abruzzo del 2009 e dell’Emilia Romagna del 2012. Nessun terremoto, però, in questo periodo ha avuto magnitudo Richter superiore a 6.0 e quindi questo rappresenta uno dei periodi più lunghi della storia sismica del nostro paese senza un forte terremoto. L’ultimo è quello avvenuto il 23 novembre 1980 in Irpinia e Basilicata. 

La carta mostra che i terremoti avvengono principalmente nella parte superiore della crosta, a profondità minori di 15 chilometri. In Appennino settentrionale e nel Tirreno Meridionale, invece, si osservano terremoti anche a grandi profondità, fino a 600 chilometri, che, spiegano gli esperti, evidenziano importanti processi geodinamici in atto come quello della subduzione di litosfera ionica al di sotto della Calabria. 

 

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