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ROMA – E’ impossibile prevedere dove e quando ci sarà un terremoto, ma è possibile formulare per ogni area del territorio le probabilità che si verifichi un terremoto di una certa magnitudo in un intervallo di tempo molto ampio. A spiegarlo è stato Paolo Messina, direttore dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (Igag) del Cnr di Montelibretti (Roma) in un articolo pubblicato su Almanacco della Scienza del Cnr. «Per intendersi – ha spiegato il ricercatore – non può ritenersi valida l’indicazione, di un probabile terremoto entro un anno in Calabria poichè non potrebbe generare nessuna azione di salvaguardia». 

L’affermazione arriva mentre non si placa lo sciame sismico che interessa il distretto del Pollino, tra Calabria e Basilicata, e che il mese scorso ha registrato una scossa di magnitudo 5 provocando diversi danni. Solo oggi sono stati due i terremoti registrati dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, magnitudo 2.5 alle 5,57, e 2.2 alle 11,38. Situazione simile ieri, con quattro scosse tra magnitudo 2.1 e 2.4, lunedì (una scossa magnitudo 2.3) e domenica (una magnitudo 2.2). Una situazione che costringe gli abitanti dei comuni in provincia di Cosenza e Potenza a vivere nel terrore, al punto che c’è chi ancora dorme in auto dopo l’evento sismico più intenso dei giorni scorsi. Nella giornata di oggi una scossa è stata avvertita anche nel distretto del Monte Alpi Sirino, contiguo a quello del Pollino; l’intensità, alle 8,45, è stata di 2.9. 

Ma il terremoto, secondo quanto spiega il Cnr «non si può nè eliminare, nè gestire e le attuali conoscenze scientifiche non consentono alcuna previsione deterministica: non è cioè possibile indicare, con ragionevole certezza, quando, dove e con quale intensità avverrà  l’evento». Ha spiegato Messina che attualmente, la comunità scientifica è in grado di formulare previsioni di tipo probabilistico: «E’ possibile indicare per ogni area del territorio la probabilità che si verifichi un terremoto di una certa magnitudo massima entro un intervallo di tempo molto ampio», ha sottolineato Messina. 

«Queste previsioni sono di estrema importanza, applicando il “principio di precauzione” o semplicemente il buonsenso, per l’unica soluzione possibile: costruire con criteri antisismici e mettere in sicurezza gli edifici: soluzione, come sappiamo, particolarmente onerosa per i nostri tanti centri storici italiani», ha aggiunto. Sul piano dell’individuazione delle zone a rischio sismico, a partire dagli anni ’80, studi geologici sempre più dettagliati e complessi hanno permesso di individuare le faglie attive e il loro grado di pericolosità sismica, consentendo il calcolo della massima magnitudo attesa e dei “tempi di ritorno” dei grandi terremoti». Il direttore Igag-Cnr ha poi aggiunto: «E’ da tali conoscenze a partire, tenendo conto del contesto geologico all’origine del terremoto in Emilia Romagna, che la “Commissione grandi rischi” ha deciso di mantenere alta l’attenzione ancora per un anno, non potendo escludere l’eventualità  di un altro sisma importante». 

Grazie a indagini geologiche sempre più raffinate, oggi è poi possibile elaborare carte di microzonazione sismica che consentano di caratterizzare il territorio, distinguendo tra aree stabili e suscettibili di amplificazione sismica o soggette a fenomeni di instabilità, quali frane, fratture e liquefazioni. «I principali filoni di ricerca riguardano lo studio dei gas emessi nelle zone di faglia, le variazioni dei campi elettrici ed elettromagnetici, lo studio dell’accumulo di stress tra le zolle attraverso misure satellitari e Gps. L’unica difesa dai terremoti – ha concluso Messina – rimane comunque una corretta ed efficace prevenzione». 

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