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LAMEZIA TERME (CZ) – Il vescovo di Lamezia Terme, Luigi Cantafora, si è detto profondamente “preoccupato” sull’istituzione del registro dei testamenti biologici da parte del Comune perché «avverto posizioni confuse se non del tutto distorte. Noi non siamo i padroni della vita». A una settimana dalla seduta del consiglio comunale di Lamezia Terme che ha approvato l’istituzione del registro dei testamenti biologici, il vescovo, parlando all’Assemblea di Confcooperative a Catanzaro in qualità di delegato della Pastorale sanitaria e della Caritas, ha richiamato i principi del magistero della Chiesa sulla difesa della vita, sulla ricerca scientifica e sulle cure dei malati specie quelli in stato terminale. Il presule ha parlato di una «preoccupante cultura di morte che cerca di farsi strada guadagnando l’appoggio sociale e legale alla soppressione della vita» e ha esortato la scienza medica e la legge a «non smarrire la propria vocazione a servizio di una vita degna». 

Il presule ha anche sollecitato i soci di Confcooperative alla promozione di «una salute degna dell’uomo», che «non è – ha detto – vitalità fisica o pura bellezza corporea», ma «impegnarsi a creare quella che Giovanni Paolo II definiva un’ecologia degna dell’uomo: ogni ambiente, anche quello ospedaliero, come quello familiare deve avere una relazione tale da aiutare la salute dell’uomo». «Ritengo – ha concluso Cantafora – che ogni proposta sulla sanità sia per noi condivisibile e accettabile solo nella misura in cui si pone a difesa della vita, a promozione della salute degna dell’uomo e a favore dell’ecologia dell’uomo, ovvero a servizio di un ambiente che possa essere una casa per ognuno di noi, dove nascere, crescere, vivere e anche morire con dignità e rispetto».
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