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TITO – «Siate sereni, perchè il bello comincia adesso». E’ l’invito di Carlo Petrini, fondatore e presidente del movimento internazionale Slow food alla Basilicata e ai suoi contadini. Il bello comincia adesso perchè nella crisi che lui definisce «entropica», dove cioè «per produrre energia ne viene consumata molta di più», «se ci sono, tra di voi, dei giovani che vogliono tornare alla terra, questi oggi possono sembrare degli eroi ma molto presto saranno coloro che hanno investito nella più grande opzione di questo paese».

Un Paese che per Petrini non ha rispetto della classe contadina, del suo mondo, delle tradizioni, della memoria. L’ideatore di uno dei più grandi movimenti al mondo che promuove l’agricoltura tradizionale, il cibo «buono, sano e giusto», le tipicità locali, il valore della biodiversità è convinto che quando «perderemo agricoltori e e artigiani, perderemo la nostra storia».

Se l’Italia va avanti in questa direzione, Slow food, al contrario, lancia la sfida «di un’allenza nuova tra contadini e consumatori, affinchè venga valorizzato il lavoro onesto, nel rispetto della natura, dell’ambiente e della terra». E in questo «la crisi ci aiuterà». Quando sentiamo dire che il consumo di alimenti in Italia è calato del 3 per cento, spiega Petrini, vuol dire che gli italiani sono diventati più parsimoniosi, più attenti, consumatori più consapevoli. La ricetta del nuovo paradigma dell’economia che il gastronomo piemontese dà ai lucani dal palco del centro della creatività di Tito – in occasione del primo appuntamento di Cinema Divino, l’evento cinematografico che coinvolge diverse cantine locali che offrono degustazioni di calici davanti alla visione di film a tema – è quella delle due “C”: consumo consapevole e coesione sociale tra contadini e consumatori, conditi dal dialogo tra i saperi ufficiali con quelli tradizionali.  Simbolo Slow food è infatti la lumaca. Segno per eccellenza del procedere lento, della degustazione del tempo. Ma come spiega lo stesso Petrini, sollecitato da Il Quotidiano della Basilicata, è anche «un animale che ha il senso del limite e oggi al vera sapienza sta nel saper governare i propri limiti. La lumaca ha un guscio di cerchi concentrici: va avanti, ma la sua forza è nel tornare indietro». E la chiocciolina è anche il simbolo del web, da twitter alla posta elettronica, che Petrini associa al «regno dei saperi ufficiali». Può il contadino, oggi, seguire i “tempi slow” della lumaca e allo stesso tempo stare dentro alla velocità della rete?

«Il segreto – dice Petrini a Il Quotidiano della Basilicata – è far dialogare i due saperi, la scienza ufficiale con quella tradizionale in un rapporto di parità. Nessuno dei due ha la verità. Se pensiamo alla mucca pazza, per esempio, quella è nata dall’Università del Galle e non tra gli allevatori». Le buone idee, infatti, secondo il Fondatore di Slow food sono quelle che spesso «coincidono con le virtù che ci hanno lasciato i nostri padri, nell’economia agricola che abbiamo abbandonato». Ciò non significa, tiene a precisare, che la vecchia vita contadina sia la migliore: «io non la esalto – dice – ma è importante che i giovani agricoltori usino le nuove tecnologie, facciano dialogare le vecchie e le nuove scienze e siano orgogliosi delle eredità lasciate dai loro vecchi, le loro intelligenze». Rivolgendosi direttamente ai lucani afferma: «Difendete i vostri fagioli, i vostri pomodori, le vostre tipicità non soltanto con i presidi slow food ma con le unghie e con i denti». E a chi dice che questa è solo poesia, risponde: «Bisogna aver rispetto anche dei poeti».

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