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TITO – Idrocarburi nell’acqua del rubinetto, di due abitazioni private, situate in due differenti zone del paese, servite da acquedotti differenti. E’ purtroppo quella che si temeva la conferma che arriva da parte dell’Agenzia regionale dell’Ambiente, dopo che i risultati delle analisi volute da alcuni privati cittadini e svolte presso un laboratorio accreditato aveva già in messo in evidenza  la contaminazione in corso.

La comunicazione dell’Arpab è stata inviata al Comune di Tito nel tardo pomeriggio di ieri e pochi minuti dopo è partita la segnalazione alle autorità competenti  da parte del sindaco, Pasquale Scavone. 

Che al Quotidiano conferma: “Ho immediatamente allertato Regione, Acquedotto, e Azienda sanitaria”. Il primo cittadino chiede subito l’attivazione di un tavolo interistituzionale per decidere sul da farsi.

Perché quella che sta per esplodere è una vera e propria patata bollente. C’è da capire come questi combustibili fossili altamente inquinanti e pericolosi per la salute dell’uomo, generalmente  legati a catrame, bitume, ma anche alle attività estrattive, siano finiti nell’acqua potabile.

 Senza che per altro Acquedotto lucano, deputato, oltre che alla potabilizzazione, anche ai controlli sulla qualità delle acque abbia mai riscontrato o comunque comunicato la presenza di questi inquinanti.

Sarà necessario circoscrivere il fenomeno, attraverso nuove analisi da condurre sull’intera rete idrica per capire se si tratti di casi isolati o generalizzati. Insomma, se la contaminazione riguardi o meno tutto il paese. O, in caso di aree limitate, quali esse siano. Ma, certo, il fatto che i casi di contaminazione in corso si siano verificati in due zone diverse del paese, in abitazioni per altro servite da acquedotti differenti, farebbe pensare a un inquinamento abbastanza diffuso.

Ma soprattutto si dovrà decedire cosa fare. Se le analisi successive dovessero confermare la contaminazione in corso si potrebbe rendere  necessaria la sospensione dell’erogazione   idrica. A differenza degli altri inquinanti “tollerati” nelle acque , per gli idrocarburi non esistono soglie limite da non superrae fissate dalla legge. Si tratta di sostanze che non dovrebbero mai trovarsi nelle acque potabili, mentre nei due casi già analizzati hanno concentrazioni abbastanza elevate.

Le associazioni ambientaliste Progetto Earth G Basilicata, Punto Zero e Liberiamo la Basilicata che hanno sostenuto l’azione intrapresa dai privati cittadini che hanno voluto sottoporre l’acqua di casa all’analisi di laboratorio, nei giorni scorsi avevano manifestato grosse perplessità in merito allo “stato di salute” della ex discarica di Aia dei Monaci, denunciando la contaminazione da percolato. Caso di cui si è occupato anche il Quotidiano, in seguito al quale sono partiti controlli, ancora in corso, da parte della polizia provinciale, ma anche degli uomini del Corpo forestale dello Stato.

Al momento non esiste alcun elemento scientifico certo per sostenere che i due fenomeni siano in qualche modo correlati. Ma l’intervento immediato delle istituzioni competenti è necessario e indispensabile proprio per capire l’entità della contaminazione e cosa stia avvenendo nel comune afflitto da numerose emergenze ambientali, a partire dalla sua area industriale, ormai da anni sito d’interesse nazionale da bonificare.

m.labanca@luedi.it

 

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