X
<
>

Condividi:
6 minuti per la lettura

di PARIDE LEPORACE
Il Quotidiano di ieri ha dato ampio spazio alla notizia della chiusura delle
indagini su un gruppo di giornalisti e di carabinieri accusati di aver
costruito un’associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo
stampa dell’avvocato Nicola Buccico nell’ambito della mai chiusa vicenda
delle Toghe lucane. Notizia resa pubblica da uno degli indagati, il
giornalista Carlo Vulpio, che l¹ha annunciata con vigoroso clamore con
un¹intervista rilasciata a Il Giornale e poi certificata in serata da un
lancio dell¹Ansa di Basilicata. Torniamo oggi sulla vicenda dando conto ai
lettori degli atti diventati pubblici contenuti nei fascicoli del pm
Cazzetta pubblicando le intercettazioni telefoniche che costituiscono
l¹impalcatura dell¹accusa assieme ai contenuti degli articoli e dei servizi
televisivi presentati dal querelante. Per dare credibilità alla nostra
concezione di giornalismo lo riteniamo un atto dovuto nei confronti dei
lettori che hanno il diritto di conoscere tutto quello che è noto su una
vicenda politico giudiziaria che ha avvelenato e condizionato il dibattito
pubblico di un¹intera regione. Non possono esserci zone d¹ombra e
trattamenti speciali nei confronti di chi esercita la nostra stessa
professione. Adottiamo lo stesso metodo che nel nostro giornale vale per la
politica, i professionisti, l¹imprenditoria, la criminalità nelle sue
molteplici forme, la magistratura inquirente e giudicante, le forze
dell¹ordine e quindi anche i giornalisti. L¹adagio corporativo ³cane non
mangia cane² non ha nessun valore. Non può esservi impunità mediatica solo
perché si è iscritti allo stesso Ordine professionale.
Siamo e sono un terzista dichiarato. L¹ho sempre professato e l¹archivio dei
miei articoli ne è prova. Qualcuno confonde il terzismo con la neutralità,
che è invece ben altra cosa. A Ponzio Pilato preferisco Barabba. Non amo
l¹informazione intruppata, gli schieramenti preconcetti, le magliette di
riferimento. Nell¹epoca complessa che viviamo in Italia penso che il
giornalismo debba avere equilibrio e saper cercare le notizie, che troppe
volte scompaiono. L¹informazione neutrale non esiste. Siamo tutti schierati
e agenti del conflitto che spesso domina sui mezzi di comunicazione che
produciamo e offriamo al mercato. Ognuno ha i suoi punti cardinali di
orientamento. I nostri stanno dalla parte della Costituzione, del
garantismo, del meridionalismo militante e di un umanesimo nazionale
minacciato dalla mediocrità di massa.
Toghe lucane a mio parere è stata una guerra civile a bassa intensità
combattuta da schieramenti trasversali di politica, magistratura, pezzi di
istituzione e giornalismo che si sono affrontati con ogni mezzo necessario a
loro disposizione per annientare i rispettivi avversari. Molti giornalisti
ne sono rimasti vittime giudiziarie. Non è un caso che nessun cronista del
Quotidiano è finito indagato nei due tronconi principali di questo scontro.
A Salerno si fece l¹elenco di quelli che si opposero e fermarono le
inchieste di Luigi De Magistris mentre a Matera si compila la lista di chi
supportava quell¹azione giudiziaria. In verità, a Salerno, anch¹io sono
stato chiamato come persona informata sui fatti, ma la mia deposizione non
era utile al magistrato che inquisiva perché i fatti che conoscevo erano
solo quelli del mio lavoro. Nell¹ambito delle due inchieste, nel drammatico
svolgimento prodromico delle perquisizioni in redazione e casa dei molti
giornalisti inquisiti dalle due procure contrapposte ho fermamente
condannato gli atti repressivi degni della Russia di Breznev e del Cile di
Pinochet, fatta eccezione per l¹agente Betulla che qualcuno considera
patriota ma che non merita di esercitare la professione avendo servito
oscuri interessi.
Ora che la bufera tra Catanzaro e Salerno è sopita resta la prosa
giudiziaria che interessa i giornalisti. In verità quella di Salerno è persa
in qualche cassetto e forse qualcuno aspetta il momento propizio per nuovi
revanscismi. A Matera si sono chiuse le indagini e il gip competente dovrà
decidere se le accuse meritano un processo. Parliamo quindi di semplici
indagati cui vale il presupposto sacrosanto dell¹innocenza. Alcuni di essi,
è il caso di Nicola Piccenna, addirittura lo vorrebbero il processo per
dimostrare la validità di quello che hanno scritto e sostenuto.
Sulla conclusione delle indagini azzardo qualche modesto pensiero. Il
querelante Nicola Buccico nel mezzo di una campagna elettorale a sindaco si
è trovato esposto ad un attacco concentrico di alcuni media che ne
giustificano l¹azione penale richiesta nei confronti dei suoi presunti
detrattori. L¹elaborata e fin troppo meditata prosa giudiziaria mi sembra
che abbia adoperato cavilli da teorema. Diffido per cultura persino
dall¹associazione mafiosa e quindi concedo poco credito al reato associativo
di un gruppo di giornalisti e carabinieri. Resto perplesso sull¹ipotesi del
Concorso morale ai danni Carlo Vulpio, un reato rispolverato dal soffitto
giudiziario e che veniva adoperato quando la magistratura militante doveva
condannare ultrà di destra e di sinistra perché povera di prove a carico
degli imputati. L¹impianto giudiziario mi sembra povero e a mio modesto
parere andava calibrato sulla diffamazione a mezzo stampa e su chi ha
fornito notizie coperte dal segreto istruttorio. Ma come avviene per le
presunte corruzioni politiche l¹inchiesta presenta punti di osservazione
privilegiati per comprendere e analizzare settori e contesti che animarono
Toghe lucane. Di Carlo Vulpio si occupa largamente il nostro Andrea Di
Consoli con la sua nota verve non omologata. Io mi permetto di osservare
l¹ipetrofia di un collega che un tempo apprezzavo per le sue capacità di
scrittura. Poi è diventato un giornalista d¹assalto in possesso esclusivo di
dossier riservati che ne hanno fatto un capopopolo tribunizio. Rilevo che
direttori galantuomini come Paolo Mieli e Ferruccio De Bortoli nei fatti lo
hanno emarginato sconfessandone l¹operato. Poi Vulpio dal dipietrismo con
toni da Robespierre approda oggi al berlusconismo militante con buoni
contratti a Raiuno e proferendo dure giagulatorie contro i suoi vecchi
sodali. Ognuno è libero di cambiare idea ma qualcosa non quadra. Sono
costretto anche ad aprire una finestra sul celebre programma televisivo ³Chi
l¹ha visto². Considerate le vecchie ruggini ne farei volentieri a meno ma
quando si leggono certe intercettazioni che la circostanza rende pubbliche
non si può far finta di non aver visto e non commentare al di là della
questione giudiziaria. Federica Sciarelli che chiede ad un capitano dei
carabinieri chi deve attaccare o difendere in trasmissione o Gianloreto
Carbone che prospetta montagne di merda nei confronti di Buccico sono
elementi che pongono molto dubbi sulla serietà di un programma del servizio
pubblico che mena vanto di aver fatto della Basilicata suo punto
privilegiato di racconto.
La vicenda del Resto è diversa. Molto militante e partigiana. Nicola
Piccenna da imputato di altre vicende giudiziarie si trasforma poi in
testimone, accusatore e giornalista. Osservo che viene accusato di ³violenza
privata² per aver evocato un duello con Buccico molto virtuale. La tenzone
avrà forse evocato il duello in cui perì il deputato radicale Felice
Cavallotti ucciso in un duello da Ferruccio Macola, direttore del giornale
conservatore ³La gazzetta di Venezia² per una querela e una notizia ma non
siamo più nel 1898 e forse nell¹interesse di tutti la questioni andrebbero
ricondotte a più moderne ragioni.
In queste attuali vicende non compaiono magistrati delle diverse fazioni.
Essi hanno avuto ruoli e anche responsabilità per lo più non accertate.
Osservo che solo ieri è spuntato un video di Vittorio Emanuele sul sito di
un giornale nazionale, che in Inghilterra finalmente hanno acquisito il dna
di Restivo e che l¹avvocato dei Claps cerca chi ha depistato. Tutto questo
in una strana Italia che non si divide più su Coppi e Bartali ma combatte
attorno a Berlusconi non riuscendo a comprendere che cosa è diventata la
giustizia e la politica di un Paese che non sa neanche festeggiare la sua
Unità nazionale. Siamo in un pantano. Noi restiamo terzisti. Continuando a
diffondere notizie. Giornalisti sempre.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE