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Nell’inchiesta Toghe lucane la parola passa al Gip. Spetterà al giudice Maria Rosaria Di Girolamo decidere se accogliere la richiesta di archiviazione avanzata dai difensori o dare ragione alla Procura e andare avanti con il procedimento. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, alla fine delle arringhe, si è riservata di decidere e renderà noto il proprio avviso nei prossimi giorni. L’inchiesta Toghe lucane punta a fare luce su un presunto comitato d’affari che avrebbe operato in Basilicata. Avviata dall’allora sostituto procuratore di Catanzaro Luigi De Magistris, l’inchiesta ha coinvolto politici, imprenditori, rappresentanti delle forze dell’ordine, e magistrati in servizio in Basilicata. Dopo il trasferimento di De Magistris dalla Calabria, è stato il collega Vincenzo Capomolla, erede del fascicolo, a presentare nel luglio 2009 una richiesta di archiviazione per quasi tutti i 33 indagati che il primo aveva citato nell’avviso di conclusione indagini contestando loro una serie di reati. A questa richiesta di archiviazione si sono opposte alcune delle parti offese citate nel procedimento, ed in particolare Giuseppe Galante, già procuratore della Repubblica di Potenza, Alberto Iannuzzi, già gip al tribunale di Potenza, Michele Zito e Nicola Picenna. Per loro, ed i rispettivi difensori, questa inchiesta e le accuse che ne sono scaturite non devono essere archiviate, e per questo chiedono al giudice Di Girolamo di far proseguire le indagini. L’opposizione all’archiviazione è stata presentata nei confronti di 30 degli originari 33 indagati che comparivano nell’avviso di conclusione indagini sottoscritto da de Magistris, e per i quali è in seguito intervenuta una richiesta di archiviazione. Tra i nomi eccellenti compaiono quelli di diversi magistrati e politici, tra cui Vincenzo Tufano, procuratore generale presso la Corte di appello di Potenza; Gaetano Bonomi, sostituto procuratore generale presso la Corte di appello di Potenza; Felicia Genovese, già sostituto procuratore presso la Dda di Potenza, ora giudice al Tribunale di Roma a seguito di una decisione del Csm emessa per via dell’inchiesta; Giuseppe Chieco, procuratore della Repubblica di Matera; Iside Granese, già presidente del tribunale di Matera; Emilio Nicola Buccico, avvocato, già componente del Csm, e poi sindaco di Matera; Filippo Bubbico, parlamentare, già sottosegretario allo Sviluppo economico con il Governo Prodi, presidente della Regione Basilicata; Vito De Filippo, presidente della Giunta regionale della Basilicata.

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