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ROMA ­ «Ha vinto la giustizia, come sempre»: è questo l’unico commento fatto all’Ansa dall’ex pm di Potenza, Felicia Genovese, ora in servizio a Roma, all’ordinanza di archiviazione della sua posizione e di quella del marito, Michele Cannizzaro, nell’inchiesta “Toghe Lucane”. «Fin dal primo giorno ­ dice il magistrato ­ ho scelto la linea del silenzio e la mantengo anche oggi. Ho sempre creduto che la giustizia, alla quale ho dedicato la mia vita, avrebbe fatto il suo corso e alla fine avrebbe prevalso la verità. Così è stato».
Il marito, Michele Cannizzaro, ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, aggiunge: «In Italia non è vero che vince chi urla di più. Mia moglie Felicia Genovese, prima pm a Potenza e ora giudice a Roma, ed io abbiamo atteso in silenzio per quattro anni che la giustizia facesse il suo corso, e questo silenzio – che denota un grande rispetto e una enorme fiducia nell¹operato della magistratura ­ vorrei che ci venisse riconosciuto da chi ci ha condannati brutalmente su alcuni media».
Poi prosegue: «Sono molto soddisfatto per il lavoro della magistratura seria ­ aggiunge Cannizzaro ­ ma amareggiato per quello che può accadere nel Paese quando certe inchieste vengono mediaticamente fatte passare per “verità assolute”, in dispregio dei più elementari principi del diritto. Mi chiedo, però, alcune cose, adesso, in questo liberatorio giorno di archiviazione: chi pagherà per la feroce gogna mediatica di cui mia moglie ed io siamo stati vittime? chi potrà mai risarcire la distruzione degli equilibri familiari, delle carriere, della nostra
onorabilità? Ha ragione l’onorevole Maurizio Gasparri quando afferma che non può finire qui». «Il ³processo parallelo² che si è svolto sui media dice ancora Michele Cannizzaro ­ ha dato in pasto agli italiani un’immagine falsa delle nostre persone e della Basilicata, e questo è molto grave. Qualcuno infatti dovrà spiegare a noi e agli italiani il perchè di questa violenta aggressione, che è stata brutale nei nostri confronti». «L¹archiviazione di Catanzaro ­ aggiunge Cannizzaro – conferma che le istituzioni hanno gli anticorpi necessari per sconfiggere i cortocircuiti mediatici che hanno distrutto la nostra immagine di persone e di professionisti. Ora aspetto con fiducia che le istituzioni preposte pongano in essere tutte le iniziative previste dalla legge per chiarire definitivamente quanto si è verificato in questa triste e vergognosa vicenda. Per queste accuse false e infamanti siamo stati costretti per alcuni anni a portare una croce che non meritavamo. Non vorrei che fosse dimenticato che a causa di questa violenta gogna mediatica, decisi, nel maggio del 2007, di dimettermi dalla direzione generale dell¹ospedale San Carlo di Potenza, dove stavo lavorando con impegno nell’interesse della buona sanità e in favore dei
cittadini lucani». «Ora ­ prosegue Cannizzaro ­sono soddisfatto per l’archiviazione, anche se vorrei che l’ingiustizia subita e il dolore vissuto non venissero dimenticati troppo in fretta e che quanto accaduto possa essere da monito per il futuro, perchè mai più si verifichi nei confronti di chiunque la devastazione di vita e la sofferenza ingiusta che io e la mia famiglia siamo stati costretti a subire». «Ultima cosa: perdono chi ci ha fatto del male ­ conclude Cannizzaro ­ ma non chiedetemi di dimenticare le colpe di chi ha tentato di distruggere noi e la nostra famiglia, poichè le ferite noi continueremo a portarle per sempre sulla nostra pelle».

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