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SANT’ANGELO LE FRATTE – E’ stata rinvenuta un’antica fornace romana risalente al 2° secolo d.c., nell’area di Isca – Pantanelle.
Il ritrovamento è stato casuale, mentre si stavano eseguendo dei lavori di sistemazione nella proprietà Giuzio, un’area antistante la sua abitazione in costruzione nei pressi della strada a scorrimento veloce, Isca – Polla.
Questo accadeva nel mese di giugno 2013. Subito è intervenuta la sovraintendenza, quindi l’interruzione dei lavori e l’indagine accurata sul sito. A partire dal 25 giugno 2013, si è pensato di scoprire l’opera, con tutti gli accorgimenti possibili, indi scoprirne l’importanza storica, infatti è stata ispezionata la cavità interna, dove è stato trovato, tra l’altro, un preziosissimo anello d’oro, resti di ceramica sigillata africana e una moneta in bronzo che sembra, al dire degli esperti, un asse raffigurante un’imperatrice che per lo stile potrebbe datarsi tra la seconda metà del 2 secolo e la prima metà del terzo secolo d.c.
Dopo accurate indagini e dopo averla liberata del tutto dal terreno e detriti circostanti, è stata imbracata, riempita, al suo interno, di schiuma poliuretanica auto – propellente per evitare danneggiamenti a causa di un possibile schiacciamento dei materiali, rivestita di cemento all’esterno, in questi giorni, è stata prelevata, da una possente autogrù e portata nell’area di S. Nicola, a valle del paese, per essere oggetto di visitazioni turistiche.
Una realtà da 50 tonnellate, un reperto archeologico di epoca romana, particolarmente significativa, a testimonianza del fatto che nell’area vi sono stati numerosi e consistenti insediamenti romani, soprattutto in epoca imperiale. La fornace era di sicuro adibita alla cottura di coppi ed embrici e risulta essere a pianta quadrata, con un muretto assiale che conserva integra la camera di combustione, di metri 2.50 x 2.50, con antistante un prefurnio. Interrata e protetta da muretti esterni, per il mantenimento termico.
Il piano forato, racchiuso entro i muri perimetrali della fornace, poggia su otto archetti, quattro per lato, convergenti verso il muro centrale. Tutte le spese di imbracatura e trasferimento a carico del Giuzio, proprietario del fondo, mentre a carico del comune le spese per la platea di cemento dove è stata posizionata e per l’erigendo box in plexiglass che custodirà il reperto dalle intemperie.

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