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COSENZA – Una manifestazione coloratissima di bandiere dal titolo “I bambini del 12 aprile 1943” per ricordare il giorno in cui su cosenza piovvero le bombe. L’iniziativa si è aperta con la celebrazione della Santa Messa nella Chiesa di San Gaetano che ha visto la partecipazione dei bambini dell’Istituto Comprensivo di via Santo Spirito, con il parroco don Salvatore Fuscaldo che ha letto i nomi riportati sulla lapide che ricorda le vittime di quel tragico 1943, ricordati anche con il lancio di tanti coloratissimi paloncini dalla scalinata della chiesa. È seguito un raduno antistante la Scuola Primaria “Carmela Borelli” e di seguito la manifestazione di apertura della commemorazione che ha visto la partecipazione dei tanti bambini con il saluto, tra gli altri, di Giuseppe La Barbera, dirigente scolastico, di Katia Gentile, vice sindaco di Cosenza, suor Silvia Liguori, superiora della Casa Suor Elena Aiello, degli storici Coriolano Martirano e Stefano Vecchione, dell’artigiano Rodolfo Porcaro e di Savatore Gallo sopravvisuti alla stage di bambini in piazza Spirito Santo. La commemorazione è stata coordinata dall’insegnante e organizzatrice dell’evento, Maria Luisa Morrone. Dopo la visita al piccolo museo storico della scuola, nel pomeriggio si è svolta la premiazione degli alunni vincitori del concorso di poesia “I bambini vittime dei bombardamenti del 12 Aprile 1943”, la lettura e la recitazione dei testi di poesia e la mostra dei bellissimi disegni. Nell’auditorium si è nel contempo tenuto un incontro con diversi storici e le testimonianze dei sopravvissuti ai bombardamenti del 1943 con la partecipazione, tra gli altri, di Giuseppe Trebisacce dell’Unical e di Fedele Sirianni, storico delle ferrovie. Nel corso delle iniziative è stata ricordata la maestra, Maria Pizzuti, della scuola dello “Spirito Santo”, che tanto si prodigò per il monumento di bronzo dell’artista Cesare Baccelli che ritraeva i cinque bambini la cui vita fu stroncata dalle bombe, un monumento tra l’altro, asportato dopo soli dieci anni e mai più ritrovato. 

Nel pomeriggio, le associazioni che hanno ripreso la ricorrenza dimenticata, nel 2011, come l’Istituto per gli studi storici “Universitas Vivariensis” con il presidente Gioacchino Lena, l’editore Demetrio Guzzardi e il gruppo culturale “Il senso del tempo, il valore di un posto. Cosenza” hanno organizzato, la manifestazione “Per non dimenticare. Mai. Quel giorno la morte venne dal cielo…”, una passeggiata magistralmente guidata dall’ambientalista Alfredo Salzano che ha accompagnato i tantissimi intervenuti fra i luoghi e i ricordi dell’incursione aerea anglo-americana su Cosenza del 12 aprile 1943, dalla stazione ferroviaria di piazza Matteotti, alle tante case colpite dalle bombe per giungere poi nella chiesa di San Gaetano dove si è reso omaggio alle vittime civili di quel tragico 1943 alla presenza del parroco don Salvatore Fuscaldo. Hanno commentato l’avvenimento con tanta emozione lo scrittore Ciccio De Rose, figlio di uno dei feriti di quel pomeriggio di 69 anni fa: «è il 12 aprile 1943, che brutto giorno per Cosenza e i Cosentini ! E quanto lo fu per il mio papà. Aveva già lavorato la mattina come controllore su un treno delle Ferrovie Calabro Lucane e stava per tornare a casa, ma fu richiamato per sostituire un collega che era assente. Tempo di arrivare a casa, la madre aveva preparato due fette di pane con delle olive e ritorna alla stazione. Era pronto per prendere servizio, ma già erano partiti gli aerei “alleati” per bombardare la città. Cercò riparo dietro una pila di tavoloni che erano su un vagone merci, ma finito il bombardamento il piede destro gli penzolava: era stato colpito da una scheggia. Per la cancrena gli fu amputata tutta la gamba. Iniziava per lui una vita difficile per la grave mutilazione che si accompagnava alle difficoltà del tempo di guerra. Che pena ! E lui, silenzioso nel patimento, ha continuato a darmi l’amore di padre con infinita dolcezza. Maledetta sia la guerra!».

«Quel giorno morì la mia nonnina, Maria D’Elia Brogno  – ha raccontato invece  Annamaria Brogno – che gestiva il negozio d’alimentari e che ha lasciato un segno indelebile nei suoi cari».

«Cosenza bombardata dagli americani. Ricordo mio nonno che raccontava, che lui e altri contadini, avevano scavato una specie di bunker in un terreno vicino casa dove le famiglie potevano trovare rifugio. Altre volte si rifugiavano verso le colline di Zumpano attraversando il fiume o in alcune grotte che venivano anche queste usate come riparo dalle bombe», è il ricordo di Ernesto Orrico. Una brutta pagina di storia, da non dimenticare.

 

 

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