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POTENZA – C’è anche l’ex direttore del Dipartimento attività produttive della Regione tra i testimoni del secondo filone di “Vento del sud”.

Michele Vita è considerato tra i dirigenti più vicini all’attuale governatore della Regione Marcello Pittella, che all’epoca dei fatti guidava proprio le Attività produttive.

E’ stato sentito assieme a un funzionario del Ministero omonimo per una delle vicende su cui si sono concentrati gli investigatori in cui risultano coinvolti il colonnello Mario Zarrillo e un noto imprenditore di Potenza, Vito Zaccagnino, titolare di una ditta di impiantistica elettrica.

Nel 2003 Zaccagnino aveva avviato la pratica per un contributo da poco meno di 800mila euro ai sensi della vecchia legge 488/92, per lo sviluppo delle aree depresse. Ma quei soldi non gli sarebbero mai arrivati. Anche perché un anno dopo è incappato nel maxi-blitz dell’inchiesta Iena 2, sulle infiltrazioni del clan Martorano nella politica e gli appalti di mezza regione.

Stando ai pm Henry John Woodcock e Vincenzo Montemurro, all’epoca in servizio per la Dda del capoluogo, avrebbe fatto parte integrante del clan assieme ad altri imprenditori. Ma in seguito le accuse nei suoi confronti si sarebbero ridotte a un singolo episodio di estorsione, presunta, ai danni di un rivenditore di automezzi industriali.

Nel 2012, stando a quanto scrive il gip Rosa Larocca che ha respinto la richiesta di misure cautelari nei suoi confronti, Zaccagnino avrebbe passato «formalmente» la gestione della società al figlio «ma restandone socio di maggioranza e amministratore di fatto».

Sarebbe stato sempre lui, per esempio, a chiedere a Zarrillo una mano per sbloccare la pratica di quel contributo. Tant’è che nei nastri degli investigatori si sente il colonnello spiegare alla sua giovane socia-amante, Veronica Vasapollo, di avergli detto chiaro e tondo delle ruote «da ungere» e dei soldi da «sganciare». «Vito, io la pratica al Ministero te la sblocco». Questa la viva voce del colonnello. «Mi ha chiamato l’amico il contatto della Regione. Mi ha detto sì per l’appuntamento con questo. Vito, siccome qua tu vai ad incassare 7/800mila euro… paghi parcelle a tutti. E’ giusto che paghi pure a me».

L’«amico» della Regione è stato identificato dagli investigatori in Michel Vita che avrebbe permesso a Zarrillo di arrivare all’ingengere Gerardo Baione del Ministero dello Sviluppo economico competente sulle pratiche della 488.

Di fronte agli investigatori Vita ha spiegato di conoscere il colonnello «da 6/7 anni» e di essere stato contattato per sapere se aveva rapporti con Baione.

Poi è stato sentato anche lui, per dare spiegazioni su due atti entrambi datati 2013, ma «di segno contenutistico evidentemente diverso se non opposto». Scrive il gip.

Di fatto gli inquirenti si sono accorti che a febbraio del 2013 il ministero aveva avviato la revoca del contributo bloccato, mentre a settembre, quindi dopo l’interessamento di Zarrillo, la pratica era stata ripristinata. Un provvedimento «dal contenuto piuttosto singolare», Secondo Rosa Larocca, dato che alla base venivano assunte alcune «controdeduzioni» di uno studio legale, mentre Zarrillo era già riuscito a «vendere bene la sua assistenza, concordando con Zaccagnino un adeguato compenso».

«Tra interessi e spese ci saranno almeno altri 100/150mila euro in più». Spiegava l’imprenditore al colonnello dopo l’incontro con Baione. «Se ne parliamo di questo con De Martini (altro funzionario del ministero, ndr), gli facciamo capire che… Hai capi’? E ci dice lui stesso come dobbiamo fare».

E Vita? Qualche giorno più tardi Zaccagnigno avrebbe chiesto di nuovo di lui al suo amico finanziere che l’ha rassicurato. «Sì, sì… Già abbiamo fatto un’altra operazione a Lagonegro… Io a lui glielo devo dire». C’è anche questo nei nastri degli investigatori. «Precisando – chiosa il gip sulle parole del colonnello – di puntare ancora su di lui per “stimolare” i funzionari romani».

«Quello che inquieta davvero – scrive ancora Larocca commentando le parole intercettate – è il riferimento al fatto che con costui (Vita, ndr) aveva fatto già in passato “un’altra operazione a Lagonegro” dai contenuti non meglio precisati».

Intanto, una volta scoperta l’esistenza delle indagini dei pm di Potenza, la pratica del finanziamento si è bloccata di nuovo, come ha ammesso in maniera molto candida lo stesso Baione, «in quanto ho ricevuto il biglietto di invito da parte della polizia».

Sul registro degli indagati i nomi iscritti sono due: Mario Zarrillo e Vito Zaccagnino. L’accusa: «Traffico di influenze illecite».

l.amato@luedi.it 

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