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POTENZA – Deve essere un attimo. Un attimo che sembra non terminare mai. Un attimo in cui tutto si spegne e a te sembra di non avere più nulla. Di non poter salvare più nulla.

Michele Zarriello era la sua azienda. L’aveva ereditata dal padre e, insieme ai due fratelli (uno dei quali morto poco tempo fa), l’aveva costruita negli anni con duro lavoro. E’ quello che non ti raccontano mai dei piccoli imprenditori: i giorni interi passati a lavorare, le notti di veglia quando sai che c’è una scadenza e non potrai pagare. E di quelle notti, negli ultimi tempi, devono essercene state tante. Perchè i problemi crescevano ogni giorno di più. Arrivavano le cartelle da pagare, ma di soldi nell’azienda di famiglia ne entravano sempre meno. E quando si parla di crisi non si parla di una cosa generica. Dietro la parola crisi ci sono persone che si sentono sempre più strangolate: non riescono a pagare bollette, le spese crescenti, gli stipendi o il mutuo. Mai come stavolta il piccolo imprenditore è come il suo operaio, con la stessa ansia, con la stessa paura per il futuro.

E quell’ansia alla fine ha avuto il sopravvento. Così, venerdì, mandati a casa i suoi ultimi collaboratori per l’ora di pranzo, Michele Zarriello è rimasto solo. Si deve essere guardato attorno, magari ha sistemato qui e là qualcosa lasciata non in perfetto ordine. Poi quel dolore ha preso il sopravvento e, nel suo ufficio, si è tolto la vita. Nel luogo che amava, nell’azienda di contrada Santa Loja a Tito scalo, che per anni aveva dato ai fratelli Zarriello grandi soddisfazioni. E a trovarlo, purtroppo già morto, è stato il fratello, che insieme a lui divideva il dolore e i problemi. Zarriello aveva 54 anni. E va ora ad allungare il triste elenco dei tanti imprenditori che in questi anni si sono tolti la vita.

«I mandanti – dicono alcuni suoi colleghi – sono Equitalia e l’Agenzia delle Entrate. Sono loro che ci stanno strozzando, continuano a chiedere soldi e ancora soldi per tasse che nessuno di noi riesce più a pagare. Lo sanno loro che ci sono giorni in cui non riusciamo a fare neanche uno scontrino? E non perchè siamo evasori, come dicono sempre, ma perchè nei magazzini non entra più nessuno. Chi ci deve entrare, il cassintegrato? O il disoccupato che non sa neppure come mangiare, figuriamoci se pensa a cambiarsi una porta o comprare la maniglia nuova».

Il gruppo Zarriello aveva provato ad affrontare la crisi continuando a investire. Aveva rilevato uno stabilimento di porte e infissi, la Sil Tre, a Rionero in Vulture. E poi i fratelli avevano deciso di creare una enorme area dedicata al “fai da te” proprio nel grande stabilimento di Tito scalo. Ma gli investimenti non sono serviti evidentemente a restituire vigore all’azienda. Così piano piano si sono ridotti i dipendenti e anche gli investimenti. E con il settore edilizio praticamente fermo, ogni speranza di ripresa deve essere andata a infrangersi contro l’ennesima cartella esattoriale. A Michele familiari e amici diranno addio oggi alle 15.30 nella chiesa di Santa Maria del capoluogo.

Un dramma che si ripete nella città di Potenza. Nel novembre scorso, angosciato dagli stessi problemi, si è tolto la vita Vito Di Canio, uno dei due gestori del cinema “Due Torri”. Anche lui ha scelto simbolicamente di morire nel suo cinema. Come se si volesse lanciare così un urlo, un messaggio disperato.

E’ come se si volesse gridare al mondo che quella morte è causata dalla disperazione per non essere riusciti a difendere il lavoro di una vita. E noi ci ritroviamo oggi a registrare l’ennesimo grido. Mentre chi dovrebbe ragionare e programmare il futuro gioca a fare i congressi.

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