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ROSSANO (Cosenza) – «I nostri treni non sono a vapore, sono a nafta: ma siamo lì, ci vogliono tempi lunghissimi per percorrere brevi tratti». Lo denuncia il vescovo di Rossano Calabro, monsignor Santo Marcianò, intervistato dalla Radio Vaticana sul recente incidente che ha coinvolto un gruppo di braccianti romeni, «una tragedia che – per monsognor Marcianò – avrebbe potuto benissimo essere evitata».
«Ritengo – afferma il presule – che questo ritardo nell’ammodernamento e adeguamento tecnologico delle linee non sia una cosa onesta. L’unità del Paese – spiega – non è e non deve essere solo politica, ma dev’essere anche geografica, nel senso che gli interventi non si possono pensare e programmare solo per una parte dell’Italia». Secondo il presule, nel settore del trasporto ferroviario in Calabria «c’è un’insicurezza reale che riguarda non solo i passaggi a livello, o comunque le vie di accesso spesso non custodite, ma in generale riguarda tutti». «Ricordiamoci – esorta infine il vescovo – che le persone che sono morte sono stranieri, appunto sono romeni: stiamo pensando di celebrare le esequie ovviamente secondo il rito greco-bizantino, e lì mi riprometto di lanciare un grido che vuole essere soprattutto un appello alle coscienze di tutti. Ci ricordiamo di queste persone solo per i fatti negativi di cronaca, oppure quando rimangono vittime di tragedie gente – conclude monsignor Marcianò – che viene spinta fuori dalla propria terra per cercare un’oasi di tranquillità, di pace dove poter vivere da persone civili».

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