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REGGIO CALABRIA – Il trasferimento cautelare del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia, Alberto Cisterna, finisce davanti alla Corte Costituzionale. Il Tar del Lazio, a cui il magistrato si era rivolto, ottenendo la sospensione del suo trasferimento a Tivoli, con funzioni di giudice, deciso dalla sezione disciplinare del Csm, ha disposto la trasmissione degli atti alla Consulta. I giudici delle leggi dovranno vagliare la legittimità costituzionale della norma, contenuta nella riforma varata nel 2006, inerente l’individuazione della nuova sede per il magistrato che viene trasferito da parte della disciplinare di Palazzo dei Marescialli, con la possibilità di presentare eventuali ricorsi alle sezioni unite della Cassazione. 

Cisterna era stato trasferito nello scorso maggio a seguito di una richiesta del pg di Cassazione, titolare, assieme al Guardasigilli, dell’azione disciplinare. Al centro della vicenda, i contatti che il vice di Pietro Grasso avrebbe avuto con Luciano Lo Giudice, appartenente a una famiglia di spicco nella criminalità organizzata di Reggio Calabria. Proprio a Reggio, Cisterna era stato indagato per questi fatti per corruzione in atti giudiziari. La sezione disciplinare del Csm aveva accolto le istanze di trasferimento cautelare del magistrato avanzate dalla Procura della Cassazione, ma il Tar del Lazio aveva sospeso il trasferimento con un decreto d’urgenza. Poi era tornato sui suoi passi revocando lo stop del trasferimento di Cisterna, ma con l’ordinanza n.5521 del 15 giugno scorso emessa dalla prima sezione, ha deciso di congelare il procedimento e di inviare il fascicolo a Palazzo della Consulta. Il Tar, infatti, si dice convinto che «il potere disciplinare non trovi espressione anche nell’adozione del provvedimento di individuazione della sede di servizio presso la quale destinare il magistrato» trasferito.

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