X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

POTENZA – Potenziare la capacità di produzione del Centro Oli, passando dai 104.000 a 129.000 barili al giorno. E’ anche su questa ipotesi che si sta discutendo a Roma, al tavolo istituzionale che vede coinvolti Eni, ministero dello Sviluppo economico e Regione. E di cui, fino a ora, non si era saputo niente. Era stato, solo qualche giorno fa, il direttore dell’ufficio energia del Mise, Franco Terlizzese, dalle pagine del Sole 24 Ore a far emergere la notizia di una nuova fase concertativa in atto. Nulla era trapelato, invece, dalla Regione. Tanto che, dopo le dichiarazioni di Terlizzese, che tirava in ballo tutte le parti sociali, era stato il segretario regionale della Cgil, Genovesi a chiedere conto delle trattative romane. Eppure la compagnia del cane a sei zampe non ne fa mistero, e, sul sito istituzionale “Eni in Basilicata”, parla esplicitamente di 129.000 barili al giorno da produrre al Centro Oli di Viggiano. I lavori sulla quinta linea – lascia intendere quanto scritto ufficialmente – sono finalizzati proprio a questo. Non chiamatelo raddoppio del Centro Oli – si legge sulla pagina on line – in realtà si tratta – ci tengono a precisare – del progetto denominato “Sviluppo sostenibile Val d’Agri”. Perché – assicura Eni – “verranno applicate le migliori tecnologie per inserire nel contesto ambientale e territoriale il Centro Olio Val d’Agri consentendo il minore impatto possibile”. Sarà pur vero, ma quel che è certo è che i numeri non tornano. Eni parla non di raddoppio ma di un aumento di un quarto della produzione, fino ad arrivare a 129.000. «Autorizzati nel 1998», scrive pure. Eppure, per quello che ne abbiamo saputo fino a ora le quantità autorizzate dagli accordi di 17 anni fa erano di 104 mila barili al giorno. La compagnia precisa pure che non si tratterebbe di realizzare nuovi pozzi. E che la produzione verrebbe realizzata con tecniche che comporteranno “il sensibile abbattimento delle emissioni in atmosfera”. Il problema sta sempre nei numeri, però. Non bisogna andare troppo lontano nel tempo, per ripescare l’ultimo promemoria che aveva fatto la Regione Basilicata sulle produzioni attuali e quelle massime autorizzate, in occasione dell’approvazione dello Sblocca Italia. “Non si andrà oltre le quantità sancite negli accordi precedenti”. Che in totale dovevano ammontare a 154.000 barili al giorno. E il conto è presto fatto: dagli attuali 80.000 barili, si passerebbe ai 104.000 di Eni in Val d’Agri, a cui si aggiungeranno i 50.000 di Total a Tempa Rossa, nella Valle del Sauro. Questo limite era stato fissato anche in Parlamento, nell’ordine del giorno approvato alla Camera, proprio in occasione dell’approvazione della legge che ha convertito il decreto risoprannominato “Sblocca Trivelle”. Adesso spuntano 25.000 barili in più che Eni considera addirittura facenti parte degli iniziali accordi del ‘98. E quindi la quantità totale prodotta in Basilicata salirebbe a 179.000 mila. A voler essere precisi non è la prima volta che si fa riferimento ai 25.000 barili aggiuntivi. Eni li già aveva inseriti nel report del 2012. Ma alla notizia che il Quotidiano dava più di un anno fa, la Regione smentiva seccamente: l’autorizzazione dei lavori sulla quinta linea – faceva sapere viale Verrastro – non è in nessun modo correlata a questo aumento produttivo. Eppure, il sito Eni parla chiaro. E i contenuti risalgono ormai a luglio 2014. Senza che nessuno li abbia mai smentiti. Insomma, la compagnia non cambia idea, e, soprattutto, non lo fa il Governo. Al centro della nuova trattativa romana, di cui si è avuta notizia nei giorni passati, ci sarebbero anche questi nuovi 25.000 barili. E le parole del direttore Terlizzese sono state abbastanza chiare ed esaustive: «I prossimi mesi – dice il dirigente dalle colonne del Sole 24 Ore – saranno fondamentali per le scelte di sviluppo industriale e occupazionali della Basilicata e per le relative ricadute che si avranno sul territorio». Il pressing da parte del Governo va proprio in questa direzione. E, stando così le cose, sarebbero facilmente intuibili i motivi del riserbo da parte delle istituzioni locali: la Basilicata, protagonista nei mesi passati di una vera e propria rivolta contro le attività estrattive, non digerirebbe facilmente la sorpresa.

m.labanca@luedi.it

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE