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Trecento mezzi e duemila iscritti davanti alla Regione per chiedere «tutela, controlli e sostegno». In piazza anche 56 sindaci, un documento per Pittella

POTENZA – Trecento trattori e duemila iscritti scesi in piazza. Sono i numeri della mobilitazione di Coldiretti (organizzata il giorno dopo lo “sciopero della semina” della Cia) contro il crollo del prezzo del grano, organizzata ieri mattina a Potenza in viale Verrastro, davanti alla sede della Regione Basilicata. I trattori suddivisi in tre cortei, il primo partito dalla zona nord del capoluogo lucano, il secondo da via dell’Edilizia e il terzo dal ponte Centomani, hanno causato dieci chilometri di code sulla superstrada Potenza-Melfi e cinque chilometri sulla fondovalle dell’Agri, oltre a rallentamenti al traffico cittadino. 
«I nostri iscritti sono arrivati da tutta la Basilicata – fa sapere Coldiretti – e perfino dal Metapontino che, seppur non direttamente interessato dalla problematica, ha deciso di partecipare vista l’utilità del grano». Al presidio hanno preso parte anche 56 sindaci, in rappresentanza del 40% dei Comuni lucani. 
«Al governatore Marcello Pittella, che ci ha fatto visita, abbiamo consegnato un documento – ha evidenziato Piergiorgio Quarto, presidente Coldiretti Basilicata – per chiedere una tutela della produzione locale di grano, maggiori controlli sulle importazioni e sostegno alle aziende nazionali del settore. Vogliamo difendere non solo le nostre aziende, ma anche i nostri consumatori, che devono essere informati sui prodotti che comprano». 
In particolare Coldiretti ha chiesto l’etichettatura obbligatoria dei prodotti derivati dal grano, il blocco delle importazioni “a dazio zero” e maggiori controlli nei porti, una moratoria bancaria per i produttori locali, un uso più equo dei fondi europei e l’attivazione di una commissione nazionale per il controllo dei prezzi e del mercato. 
 
LA GIORNATA Un vero e proprio fiume di cappellini gialli, indossati dagli agricoltori iscritti alla Coldiretti, ha presidiato il piazzale del “Palazzo” per chiedere alle istituzioni di tutelare il grano lucano e le produzioni di qualità, contro il crollo dei prezzi e l’invasione dei mercati da parte delle importazioni estere: tutti in «guerra» contro l’attacco delle speculazioni che hanno praticamente dimezzato le quotazioni su valori più bassi di 30 anni fa con la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e il rischio desertificazione per quasi 2 milioni di ettari, il 15% della superficie agricola nazionale, che si trovano peraltro soprattutto nelle aree più difficili del Paese. 
Dinanzi alla sede della Regione gli agricoltori hanno offerto ai cittadini «pasta fatta con grano duro “Senatore Cappelli” prodotta sul territorio e trasformata grazie a due giovani cooperative». Durante il comizio è stata anche allestita una piccola cucina da campo per la preparazione della pasta lucana ad opera di alcuni chef.
 
IN BASILICATA PERDITA DI VALORE DI OLTRE 50 MILIONI «Coldiretti ha calcolato che la perdita di valore nel 2016 per il crollo dei prezzi del grano tenero in Basilicata è stata pari a 531mila euro – ha sottolineato il direttore regionale di Coldiretti, Francesco Manzari – mentre la perdita relativa al grano duro è pari a 50 milioni di euro». Oggi il grano duro, impiegato per la produzione di pasta, viene pagato anche 18 centesimi al chilo mentre quello tenero utilizzato per il pane è sceso addirittura ai 16 centesimi al chilo, su valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro del granaio Italia. 
«Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy mentre – ha denunciato Manzari – dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%. Le stesse analisi ministeriali hanno però anche permesso di smascherare la speculazioni in atto sul prezzo dei grano che colpiscono soprattutto i coltivatori italiani con i prezzi che sono praticamente dimezzati rispetto allo scorso anno per il grano duro». 
In tutta Italia sono trecentomila i posti di lavoro messi a rischio dalle speculazioni sui prezzi dei cereali con le quotazioni del grano crollate sotto il livello dei costi di produzione al punto che le aziende non hanno ormai più convenienza a seminare. «Con questi prezzi gli agricoltori non possono più seminare – ha concluso il presidente provinciale di Potenza, Teodoro Palermo – e c’è il rischio concreto di alimentare un circolo vizioso che, se adesso provoca la delocalizzazione degli acquisti del grano, domani toccherà gli impianti industriali di produzione della pasta con la perdita di un sistema produttivo che genera ricchezza, occupazione e salvaguardia ambientale».
e.furia@luedi.it
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