X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

COSENZA – Era andato al Pronto soccorso lamentando uno stato anemico. E’ stato quindi sottoposto a una trasfusione di sangue e dopo poche ore è morto. E’ accaduto nei giorni scorsi all’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza. Vittima un settantacinquenne della confinante Rende. I suoi familiari, anche a fronte di una allarmata relazione firmata dal primario del reparto di Medicina presso il quale l’anziano era stato ricoverato, hanno deciso di rivolgersi alla Procura di Cosenza in quanto pare che il sangue trasfuso al loro genitore fosse infetto. Si ipotizza, infatti, la presenza di germi. Da qui l’ipotesi di omicidio colposo e di epidemia. La denuncia è stata depositata venerdì scorso nell’ufficio del procuratore capo Dario Granieri dagli avvocati Massimiliano Coppa, Luigi Forciniti, Paolo Coppa e Chiara Penna, del foro di Cosenza, componenti del pool di legali cui si sono affidati i familiari dell’anziano. I fatti sono dello scorso 4 luglio, quando cioè il settantacinquenne di Rende, da 24 anni affetto da leucemia cronica linfatica, si era presentato al Pronto Soccorso lamentando, appunto, uno stato anemico. L’uomo è stato quindi ricoverato e portato al reparto di “Medicina Valentini”, dove si è proceduto con la trasfusione. Ha iniziato a star subito male. 

Nella loro denuncia i familiari hanno infatti scritto che «nel preciso momento in cui il sangue dalla sacca iniziava a fluire nella vena, nostro padre iniziava improvvisamente a tremare e non riusciva a parlare. E’ stata subito staccata la sacca di sangue e attaccata una flebo di glucosio». Dopo poche ore la morte. «Nei giorni successivi al decesso di nostro padre – hanno aggiunto i familiari dell’anziano – abbiamo saputo che alcune sacche utilizzate per le trasfusioni erano infette e che vi erano stati altri due episodi di contaminazione: uno ha interessato un giovane che è riuscito a superare la crisi e l’altro si è concluso, purtroppo, con un altro decesso». Quindi la relazione del primario, il quale -per come denunciato sempre dai familiari del settantacinquenne – avrebbe scritto che «non solo l’unità di microbiologia ha comunicato la presenza di un batterio gram-negativo nel sangue di nostro padre, in buona salute prima della trasfusione, ma sollevava il sospetto che, ad oggi, vi siano altre sacche di sangue contaminate da germi patogeni in circolazione, visto che fu identificata come causa della morte, nel caso del nostro congiunto, una sepsi batterica analoga e riconducibile al batterio serratia marcescens, come verificatosi in un altro paziente sottoposto ad emotrasfusione». «E’ chiaro – si legge ancora nella denuncia presentata venerdì in Procura – come la condotta negligente di chi ha fornito delle sacche di sangue infetto per le emotrasfusioni abbia non solo cagionato la morte improvvisa di nostro padre, ma ha messo in pericolo un’intera collettività sottoponendola a rischio di epidemie». 
Da qui la richiesta di «urgenti controlli e verifiche sulle procedure di approvvigionamento, confezionamento, trasporto e trasfusione di sangue nel nostro ospedale». Intenzione della Procura è quella di mettersi subito al lavoro per accertare la reale presenza di germi nel sangue destinato alle trasfusioni. I precedenti, per come denunciato dai familiari della vittima, ci sarebbero. Dalla direzione dell’ospedale bruzio almeno fino a ieri nessuna presa di posizione ufficiale sulla vicenda, della quale si sono interessati anche i tg nazionali e le varie agenzie di stampa. E’ allarme sangue infetto?
Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE