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CROTONE – Il terremoto di magnitudo 5.0 registrato sabato alle 12,24 e localizzato nel mar Ionio, circa 18 chilometri a sud ovest di Capo Rizzuto, ad una profondità di 66 km (LEGGI LA NOTIZIA), ha provocato molta paura ma nessun danno con segnalazioni da tutto il Sud (GUARDA LA MAPPA). Ieri, sono seguite altre due scosse, ed in particolare, la prima di magnitudo 2.4, è stata registrata alle 7.19 nel golfo di Sant’Eufemia, al largo delle coste tirreniche, ad una profondità di oltre 169 chilometri. In precedenza, alle 2.15 l’Ingv ha registrato al largo della costa calabra occidentale una scossa di magnitudo 2.7 (LEGGI LA NOTIZIA). Tra i comuni compresi nel raggio tra 10 e 20 chilometri dall’epicentro, Drapia, Joppolo, Tropea. 

Ma tornando al terremoto di sabato, l’Ingv sul suo sito scrive che «analizzando il catalogo strumentale degli ultimi 30 anni è possibile rilevare in quest’area un certo numero di eventi a profondità subcrostale. Questa sismicità profonda è attribuibile al fenomeno di subduzione di litosfera ionica che in quest’area inizia a piegarsi al di sotto dell’Arco Calabro». 
Sempre l’Ingv sottolinea che «secondo la mappa di pericolosità del territorio nazionale espressa in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, la fascia costiera crotonese è classificata con valori di 0.225-0.250 g.». 
L’approfondimento dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia avvalora la preoccupazione dei cittadini crotonesi, che è legata ai timori reconditi che ogni terremoto suscita e che rimanda al mai cessato timore che questo tipo di fenomeno possa derivare dalle attività estrattive di idrocarburi in corso nel mare antistante la città. Un’ulteriore preoccupazione, poi, emerge dal fatto che la scossa è stata registrata proprio nell’area in cui i ricercatori del Cnr hanno individuato una mega frana marina (LEGGI LA NOTIZIA) che sta interessando, da millenni, il promontorio Lacinio. Per tacere, poi, dei fenomeni di subsidenza che interessano da anni il territorio crotonese. Come se le preoccupazioni non bastassero, arriva anche l’allarme lanciato dall’Organizzazione lucana ambientalista. 
La Ola, infatti, rende noto che «Enel Longanesi ha ripresentato il 24 febbraio scorso l’istanza per il permesso di ricerca denominato ”d 92 F.R-.EN” situato nel Golfo di Taranto e prospiciente le coste calabro-lucane del Mar Jonio. L’istanza è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale idrocarburi e geotermia del mese di marzo 2014». 
Una richiesta che la società aveva avanzato già nel settembre scorso, che aveva avuto l’opposizione e le osservazioni dei comuni interessati e della stessa Ola. Per l’Organizzazione la riproposizione della nuova istanza altro non è che «l’effetto del decreto di riperimetrazione delle aree offshore attuato dall’ex ministro dello Sviluppo economico Flavio  Zanonato». Le continue richieste di estrazione, in realtà, sono anche la conseguenza di quanto si è prefissato come obiettivo la Sen (Strategia energetica nazionale) pubblicata dal ministero dello Sviluppo economico l’8 marzo 2013: il raddoppio nel giro di pochi anni della produzione di idrocarburi nazionali: per soddisfare il 20% dei consumi italiani contro l’attuale 10%. La preoccupazione per questa nuova richiesta di trivellazione nasce dal fatto che «le ricerche della Enel Longanesi prevedono prospezioni sismiche con la tecnica dell’Airgun, nonchè la possibile perforazione di pozzi di idrocarburi a 12 miglia nautiche dalla costa Jonica – continua la Ola – questi pozzi potrebbero deturpare una delle zone più caratteristiche del Mar Jonio per almeno 20 o 30 anni con gravi implicazioni per la flora e la fauna marina». 
Le preoccupazione dei cittadini crotonesi e di quelli che si affacciano sullo Ionio, sono più che giustificate considerato che «il progetto dell’Enel Longanesi Developments Srl, non è una semplice  prospezione geologica, ma è un punto di partenza per una vera proposta  di perforazione del Mar Jonio – Golfo di Taranto». Infine, l’Ola sottolinea come “la costa jonica  ultimamente è interessata da una serie di istanze che rischiano di  distruggere le vocazioni turistiche, ambientali, paesaggistiche e  della pesca” e invita il ministero a bocciare le istanze presentate. Oltre all’istanza di Enel Longanesi Developments Srl, sono presenti altri operatori intenzionati a trivellare il  mar Jonio: Shell, Eni, Transunion Petroleum Italia, Nautical  Petroleum, Northern Petroleum Ltd, Appenine Energy Srl (con due istanze sulla battigia della costa Jonica). Il tutto, in aggiunta alle tre  concessioni presenti di Eni e Jonica Gas. Ola annuncia la propria opposizione ed invita i sindaci delllo Jonio a fare altrettanto.
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